12:02 – 29/09/10 – L'Ignoranza degli Italiani…

Di Piero Ricca.

E se fosse l’ignoranza il primo problema della democrazia in Italia?

Sono allarmanti, ma non hanno generato un gran dibattito, i risultati di due indagini internazionali sull’istruzione primaria e la cultura diffusa degli italiani pubblicati a cura della ricercatrice Vittoria Gallina nei saggi: “La competenza alfabetica in Italia. Una ricerca sulla cultura della popolazione” (Franco Angeli 2000); “Letteratismo e abilità per la vita. Indagine nazionale sulla popolazione italiana” (Armando editore 2006).

Cosa dicono queste indagini? “Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra: sono analfabeti totali. Trentotto su cento lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta semplice e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione, ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona indecifrabile. Tra questi, il 12 per cento dei laureati. Soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea“.

Sono parole del linguista Tullio De Mauro.
Sono numeri che spiegano molte cose.

Sia chiaro: la tendenza al declino delle competenze e all’analfabetismo di ritorno riguarda tutte le società occidentali. Ma in Italia il fenomeno ha un impatto maggiore. Tant’è vero che siamo in coda all’Europa per lettura di libri e giornali. Secondo l’Istat più della metà degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno, mentre la tv generalista, pur in declino, rimane il mezzo di comunicazione dominante.

Inutile dire che l’homo videns, come l’ha definito Giovanni Sartori in un suo saggio, è assai più suggestionabile dalla propaganda e dalla demagogia rispetto alla minoranza ancora affezionata alla parola scritta. Tra i pochi intellettuali che denunciano il rischio per la tenuta della democrazia della de-alfabetizzazione di massa c’è proprio De Mauro, “La democrazia vive se c’è un buon livello di cultura diffusa”, mi ha detto nell’intervista che allego, “se questo non c’è, le istituzioni democratiche – pur sempre migliori dei totalitarismi e dei fascismi  –  sono forme vuote”. Prima ancora del deficit di informazione, dunque, alla radice del caso Italia c’è un problema di formazione, anzi meglio: di istruzione primaria. “Quanti di noi hanno la possibilità di ragionare sui dati di fatto – prosegue  De Mauro – partecipando alle scelte collettive con la possibilità di documentarsi sul senso di quelle scelte?

Vedi anche:

14:25 – 23/09/10 – Sistemi Educativi a Confronto: Italia vs Cuba…
AnalfabetismoEnhanced Wikipedia Global Search.
Analfabetismo – Documenti in formato pdf da scaricare.
Analfabetismo – Alcune Presentazioni in PowerPoint da scaricare.

19:35 – 25/07/09 – Il Valore dell’Istruzione…

Tutti i Gusti sono Gusti...
Tutti i Gusti sono Gusti...

Editoriale di Davide Suraci.

Non si può non essere d'accordo con quanto scrive Luca Ricolfi su La Stampa. Quella che Ricolfi indica è tuttavia una piccola sfaccettatura di un problema ben più vasto senza la risoluzione del quale non sarà mai possibile cambiare rotta. A poco servirebbe, infatti, “insegnare qualcosa che a poco a poco, diciamo in una ventina d'anni, risollevi i nostri figli dal baratro cognitivo in cui li abbiamo precipitati” se non comprendiamo prima che non solo la scuola, ma anche la società italiana è precipitata in un baratro sociologico

Sarebbe perciò molto interessante capire, dal punto di vista sociologico, quali sono state le cause di tale sprofondamento in cui sono precipitati la scuola e la società italiane. Non siamo sprofondati per caso e improvvisamente ma per gradi. Si è trattato infatti di un fatto evolutivo/involutivo strettamente correlato con i cicli di rinascita/distruzione che caratterizzano tutti i sistemi biologico-sociologici.

Basti pensare alle comunità di insetti che, come la maggioranza dei viventi, tendono a conservare la loro presenza sul territorio costruendo i nidi nei luoghi più sicuri. Già, ma chi dice loro che sono tali? Forse la scuola? Immaginate adesso una qualsiasi “comunità” di italiani alle prese con la gestione del proprio territorio “vitale” e fate il confronto…Domanda: gli italiani hanno veramente bisogno della scuola? A giudicare dai risultati ottenuti, sembrerebbe proprio di no; anzi, più la massa è liberata dalla facoltà del “non pensare” più essa è “funzionale” agli obiettivi del potere…Tanto più l'italico individualismo è riuscito a ritagliarsi la propria fetta di potere, tanto meno spazio è rimasto per la libertà degli altri di crescere e di evolversi…Per chi non l'avesse ancora capito, mi sto riferendo proprio al “pensiero dominante” quale “decisore culturale” prima ancora che politico, religioso od etico…

Purtroppo, il “pensiero dominante” di cui la nostra società è pregna possiede solo degli obiettivi di brevissimo termine e coincide con gli interessi di coloro che del valore dell'istruzione non sanno proprio che farsene.

In questa storia hanno barato tutti, fin dalla nascita di questa Repubblica: non è sufficiente, infatti, avere una buona Costituzione quando mancano i presupposti per metterla in pratica, quando i politicanti di turno si creano dei privilegi ad hoc, quando le istituzioni intendono dare il buon esempio mentre hanno le mani sporche di sangue.

Che cosa è possibile pretendere dai nostri studenti, dai nostri insegnanti, dalla nostra scuola, dalla nostra università, dalla nostra società, quando le nostre “istituzioni” fanno acqua da tutte le parti?

In tutto questo sembra esservi, purtroppo (ed è un fattore aggravante), una connivenza della nostra società con il potere più perverso nel senso che, lasciandolo fare, abbiamo avallato il suo operato e tutte le sue scelte.

Il valore dell'istruzione deve essere dunque posto prima di qualsiasi altro interesse politico-affaristico-religioso: non può essere barattato con nessuna “ragione di Stato” ed è un diritto umano nel suo più profondo significato, anche se la nostra Costituzione non ne fa alcun cenno. I primi segnali di una democrazia vacillante si manifestano quando il peggiore “sentire comune” si identifica nei “non-valori” dell'essere “qualcuno” e dell'avere per apparire…

Le scelte in materia di politica scolastica (come tutte quelle di politica in generale) – prendiamo una data di inizio (immediato dopoguerra ma potrebbe essere una qualsiasi della nostra storia) – sono da sempre (e volutamente) caratterizzate da obiettivi di brevissimo periodo e con finalità strumentali alla gestione del potere. Già, in Italia stiamo ancora subendo le conseguenze dei mancati appuntamenti con la democrazia perchè abbiamo perso (o perchè deve ancora nascere?) la facoltà di decidere individualmente (e collettivamente) dei nostri destini.

Purtroppo è ancora l'italico individualismo che ci ha fregato la democrazia.

Ricordate Padre Padrone? La nostra società, la nostra scuola e le nostre vite rappresentano il “Gavino bambino”, inerte spettatore delle scelte fatte dal padre, con la sola differenza che il “Gavino adulto” riuscirà a dire di no ma sarà poi tentato dal diventare, a sua volta, il “padre-padrone” di turno…


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