Apertura delle funzioni di acquisizione delle domande.
Il MIUR – con la nota prot. n. 15699 del 16.10.2009 – comunica che dalla medesima data sono state messe a disposizione delle istituzioni scolastiche le funzioni di acquisizione delle domande degli aspiranti docenti relative alla priorità nell’assegnazione delle supplenze ex D.M. 82/09.
Le relative stampe sono disponibili dal 19 ottobre.E’ consultabile e scaricabile, altresì, il “manuale SIDI” per la gestione delle domande. Con successiva comunicazione saranno date le specifiche istruzioni per l’acquisizione delle domande concernenti il personale ATA.
Con preoccupazione ed allarme noi docenti intendiamo denunciare il pesante attacco in corso contro l'istruzione pubblica che avrà come inevitabile risultato quello di compromettere ancor di più il futuro delle nuove generazioni e dell'intera società italiana.
Preoccupazione ed allarme perché la Scuola Pubblica viene soffocata economicamente da anni di tagli ai finanziamenti, da parte di uno Stato che riduce le risorse alle scuole per il normale funzionamento e rifiuta di rimborsare i miliardi di euro di crediti maturati dalle scuole italiane negli anni scorsi.
Preoccupazione ed allarme perché la Scuola Pubblica viene smantellata con i tagli all'organico. Ridurre il numero dei docenti e delle docenti vuol dire produrre il sovraffollamento nelle classi, dequalificare la didattica, aumentando invece la condizione di precarietà lavorativa che incide negativamente sulla continuità e progettualità didattica.
Preoccupazione ed allarme, perché si fa sempre più concreto un progetto di incentivi e finanziamenti alla scuola privata, sottratti ad una scuola pubblica sempre più abbandonata a se stessa. Respingiamo la persistente campagna denigratoria contro il corpo docente e contro la scuola pubblica. Al contrario è evidente che essa, ormai da anni, resta ancora in piedi solo grazie all'impegno volontario di molti/e insegnanti e famiglie.
Accusiamo questa classe dirigente di scaricare sulla scuola pubblica la situazione di declino economico, sociale e culturale della società nella quale loro per primi ci hanno condotto; non è certo colpa delle/dei docenti e se questa società non riesce a garantire lavoro, mobilità sociale, utilizzo adeguato delle forze produttive, e se i lavori intellettualmente più qualificati sono resi precari o sottopagati obbligando migliaia di eccellenze ogni anno ad emigrare all'estero.
Accusiamo questa classe dirigente della responsabilità e degli effetti di trent'anni di videocrazia e di sospetta strategia di distrazione di massa, che si è tradotta per la cittadinanza in un allontanamento crescente dalle tematiche sociali, in disinformazione diffusa, in cancellazione della memoria recente, in superficialità delle conoscenze, in proposizione di modelli privi di qualsiasi spessore culturale. È chi lavora nella scuola che ha subito e subisce gli effetti di questo degrado e che continua ad essere lasciato sola/o nella difesa di una dimensione culturale della persona e della vita. Ci accusano di non insegnare ai/alle giovani la Storia moderna, ma chi l'ha pervicacemente ridimensionata o addirittura eliminata dai curricoli? Chi l'ha eliminata dai programmi della Scuola Primaria insieme alla Geografia europea e mondiale, e allo studio di Darwin in Scienze? Chi vuole introdurre il dialetto a scuola mentre toglie le/i docenti specialisti di inglese nella primaria e taglia i fondi per l'insegnamento di altre lingue straniere?
Accusiamo questa classe dirigente di disinformare la popolazione riguardo la scuola pubblica con continue bugie che vengono insistentemente sostenute dai Ministri: in particolare ricordiamo che la spesa statale per l'istruzione pubblica in Italia è tra le più basse dell'OCSE, che la scuola pubblica italiana gode del maggior consenso delle famiglie in Europa, che a fronte della scuola privata italiana, classificata tra le peggiori al mondo, i risultati in diversi ordini della Scuola Pubblica sono stati tra i migliori al mondo, nonostante questa classe dirigente abbia fatto del suo peggio per indebolirla. Non è vero nemmeno che le bocciature sono aumentate, anzi sono invece diminuite: i docenti si sono rifiutati di essere esecutori acritici degli orientamenti ministeriali.
NOI DOCENTI DA PARTE NOSTRA:
Ribadiamo con ancora più forza il nostro impegno a sviluppare nei/nelle giovani le capacità logiche, di ragionamento e approfondimento e a favorire un pensiero critico e scientifico, la creatività e l'immaginazione contro ogni omologazione, conformismo, pregiudizio, luogo comune, rifiutando di ridurre l'intelligenza ad un dato banale misurabile con test o quiz.
Ribadiamo la volontà di continuare la tradizione egualitaria della scuola pubblica italiana, favorendo lo spirito di cooperazione e di solidarietà e, come prescritto nella Costituzione, prestando particolare attenzione verso chi incontra più difficoltà, contro ogni apparente meritocrazia basata in realtà sulle crescenti disuguaglianze sociali.
Ribadiamo l'importanza della relazione professionale ed umana tra docenti e studenti, l'importanza di rafforzare le motivazioni allo studio ed alle conoscenze e di stimolare la curiosità culturale.
Ribadiamo l'importanza di contrastare la grave dispersione scolastica italiana e di dare a ciascun allievo/a la possibilità di sviluppare le proprie capacità, valutandone i progressi rispetto le condizioni di partenza.
Ci rifiutiamo infine di ridurre il ruolo docente a quello di semplice funzionario-controllore dei comportamenti giovanili e del consenso sociale, in un contesto che genera sempre più emarginazione e che non è più in grado di garantire un futuro professionale nemmeno ai/alle più meritevoli. Meglio invece sarebbe se cominciassero a pagare gli ingenti debiti contratti con le scuole, stabilizzassero gli organici, destinassero più fondi alla Scuola Pubblica e più risorse per eliminare la dispersione scolastica, invece che dirottarli a Banchieri ed Industriali, a guerre ed armamenti.
Uno Sguardo sull'Educazione 2009 Come accade ogni anno, la pubblicazione del rapporto dell’OCSE “Uno Sguardo sull'Educazione 2009” desta attenzione soprattutto per i dati statistici ivi contenuti e l’inevitabile graduatoria dei paesi virtuosi e di quelli da mettere dietro la lavagna. Ben più raramente l’attenzione si sofferma sulle indicazioni e i suggerimenti che l’OCSE offre sulla base dell’analisi dei dati raccolti. Vale, invece, la pena di soffermarsi su questi aspetti per la loro, non sempre positiva, influenza sulle politiche educative di vari paesi.
Livelli educativi e benefici economici
Innanzitutto anche l’edizione del 2009 conferma il legame virtuoso tra alti livelli d’istruzione e benefici individuali, soprattutto in termini salariali e della maggiore richiesta del mercato del lavoro. Un’affermazione, la cui validità andrebbe, però, attualmente verificata, perché i dati si fermano al 2007, quindi al periodo precedente il tracollo della finanziaria mondiale e la crisi economica. Inoltre, come d’abitudine, l’OCSE evidenzia una visione ristretta del valore dell’educazione, limitata ai benefici per i singoli (di genere maschile) e non per la società nel suo complesso. Un aspetto, quello dei benefici educazione/livelli salariali, di cui, però, non sembrano beneficiare granché gli insegnanti. Secondo i dati elaborati poco tempo fa dall’Internazionale dell’Educazione, in numerosi paesi – soprattutto nell’Europa Centrale e dell’Est- sono stati operati tagli ai salari dei docenti, con situazioni drammatiche come quelle della Lettonia dove i docenti hanno subito una decurtazione dei salari fino al 50%.
La ricerca conferma anche le maggiori difficoltà ad entrare nel mercato del lavoro per le persone scarsamente qualificate: il 42% delle persone dei paesi membri dell’OCSE con un livello educativo inferiore alla scuola secondaria superiore sono disoccupati e quelli che perdono il lavoro hanno una probabilità molto più alta di rimanere disoccupati per lungo tempo. Di conseguenza il rapporto sollecita un’ulteriore espansione dell’accesso all’istruzione superiore e un incremento a livello globale dei laureati. Ancora una volta, però, l’OCSE compila una mera classifica dei paesi, presentandoli nelle loro posizione relative, senza considerare che cosa c’è alle spalle di tali esiti: per esempio, la scelta d’investire risorse per garantire l’accesso all’istruzione superiore per tutti, a prescindere dal background socio economico. Infine, il rapporto invita a equilibrare maggiormente il rapporto fondi pubblici e privati nel settore educativo, con grave rischio, nei casi in cui si chiede di ridurre i fondi pubblici a favore di quelli privati, di aumentare gli aspetti di commercializzazione e di privatizzazione dell’università e della ricerca.
La mancanza di uguaglianza delle opportunità nell’educazione e formazione continua
Il rapporto conferma – ancora una volta – che i programmi di educazione e formazione continua difficilmente raggiungono le persone con qualifiche e livelli di studio bassi, mentre continuano ad aumentare le opportunità formative per chi ha fatto studi medio-alti. Inoltre, i dati di partecipazione sono ancora bassi: meno del 6% della popolazione tra 30-39 anni dei paesi OCSE. Dati ancora inferiori per quanto riguarda la popolazione quarantenne. “Uno sguardo sull’educazione” assegna una particolare attenzione alla formazione sul lavoro, invitando i paesi membri a migliorare i sistemi di apprendimento permanente, rendendoli più adeguati ai bisogni dei lavoratori adulti con basse qualifiche.
L’influenza dei fattori socio-economico sul successo scolastico
Nell’analizzare i fattori che stanno alla base del successo tra i paesi con i migliori esiti nell’indagine Pisa 2006, l’OCSE ammette che il background socio-economico è un fattore cruciale In tutti i paesi i cui dati sono confrontabili, gli studenti che hanno gli esiti più alti vengono da famiglie con un buon retroterra socio-economico. Il peso della situazione socio economico sul successo scolastico varia, inoltre, da paese a paese. Il rapporto afferma che esistono delle lezioni da apprendere dai paesi che riescono a coniugare qualità ed equità (Austria, Finlandia, Giappone, Hong Kong), senza però dare ulteriori informazioni.
La partecipazione all’educazione della prima infanzia
Il rapporto sottolinea l’espansione significativa dell’educazione della prima infanzia: dal 41% di bambini di 3/ 4 anni iscritti in istituti educativi nel 1996 si è passati al 71% del 2007… Si tratta, a parere dell’OCSE, di un elemento importante per garantire il successo scolastico, che però richiede, educatori ben formati in grado di rispondere all’aumento delle iscrizioni, ma anche alla qualità del servizio prestato.
I livelli educativi favoriscono la salute ed altri elementi sociali
Per la prima volta “Uno sguardo sull’educazione 2009” indaga sull’impatto dei livelli educativi su fattori quali la salute, l’interesse verso la politica e la fiducia tra le persone., dimostrando una stretta relazione tra elevati livelli d’istruzione e la salute, nonché maggior fiducia in se stessi e nell’ambiente in cui si vive. In pratica, l’educazione, come già dimostrato da altre ricerche a livello internazionale, si rivela un fattore dirimente per più vasti benefici non solo a livello individuale, ma anche sociale ed economico.
Occorre controllare la spesa pubblica e delle famiglie per l’educazione
Malgrado i benefici a tutti i livelli di una buona educazione, l’OCSE manifesta, ancora una volta, tutte le sue preoccupazioni per l’eccessiva spesa pubblica destinata all’educazione. I paesi dell’OCSE spendono in media il 6,1% del PIL in educazione, il 13.3% della spesa pubblica totale. Il rapporto evidenzia che la spesa per studente della scuola primaria e secondaria è cresciuta del 35% dal 1995 al 2006 (un periodo di relativa stabilità del numero degli studenti), mentre nell’istruzione superiore l’aumento dal 2000 al 2006 è stato di soli 11 punti in percentuale e in un terzo dei paesi dell’OECD è addirittura diminuita, malgrado l’aumento delle iscrizioni. A parere dei ricercatori, i maggiori costi dovuti all’aumento delle iscrizioni nella scuola della prima infanzia e a livello dell’istruzione terziaria devono spingere i governi a cercare nuove alleanze per acquisire risorse aggiuntive e cercare di più l’intervento dei finanziamenti privati. Attualmente tali settori ricevono – media OCSE – rispettivamente il 19% e il 27% dei finanziamenti da fonti private, soprattutto dalle famiglie. Ovviamente l’OCSE promuove la presenza delle tasse universitarie, accompagnate, però, da misure di equità. Vale la pena di segnalare che tra i 7 paesi con il più alto tasso di iscrizioni agli istituti superiori ci sono Finlandia, Norvegia e Svezia dove anche l’istruzione terziaria è gratuita e in cui la spesa pubblica viene compensata dai benefici a livello sociale economico e culturale.
L’educazione una soluzione alla crisi?
L’OCSE argomenta che in tempo di crisi l’educazione deve dimostrare di essere un valore per la produzione di ricchezza (intesa esclusivamente in senso monetario) al fine di giustificare le spese sempre crescenti. I parametri scelti per la solita graduatoria tra paesi sono le risorse alla scuola primaria e secondaria, come le ore trascorse in classe dagli studenti, il numero delle ore d’insegnamento, la dimensione delle classi, il costo salariale dei docenti per studente e la percentuale del loro tempo di lavoro dedicata all’insegnamento. In pratica, però, i livelli di spesa dei singoli paesi mascherano politiche e scelte assai differenti, su cui il rapporto dell’OCSE non interviene, lasciando l’impressione che tutte le combinazioni possano andare bene, purché si tengano i costi sotto controllo.
Contratti di disponibilità Scadenza domande il 9 ottobre 2009
E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Ministeriale 82 del 29 settembre 2009 con il quale il Ministro Gelmini istituisce le cosiddette “graduatorie prioritarie” per i lavoratori precari licenziati a seguito dei tagli.
Come avevamo denunciato il provvedimento risulta parziale, iniquo e non aggiunge alcuna risorsa né posti: definisce semplicemente una priorità nel conferimento delle supplenze temporanee ai precari licenziati.
I requisiti richiesti per poter presentare la domanda per tali graduatorie sono di due tipi:
1) Occorre essere inclusi a pieno titolo
per il personale docente: nelle graduatorie ad esaurimento
per il personale ATA: nelle graduatorie permanenti (24 mesi) o nelle graduatorie/elenchi ad esaurimento (DM 75/01 o DM 35/04).
2) Aver ottenuto nel 2008/09 un incarico annuale o fino al termine delle attività didattiche (31/08 o 30/06) (per un insegnamento tipo di posto/profilo) per il quale si è inclusi a pieno titolo nelle graduatorie di cui al punto 1) e non averlo ottenuto quest’anno.
* Rientrano tra i destinatari anche coloro che hanno accettato un posto ad orario ridotto, ai fini del completamento (naturalmente la domanda andrà presentata nella stessa provincia).
* Sono esclusi dalla procedura coloro che abbiano rinunciato ad un posto intero (annuale o fino al termine delle attività didattiche), nella provincia di effettiva inclusione o dalle graduatorie d’istituto.
* Non è motivo di esclusione aver rinunciato ad uno spezzone orario in assenza di posti interi o aver rinunciato, anche ad un posto intero, in una delle province aggiuntive.
Scadenza delle domande
Le domande vanno indirizzate all’ufficio scolastico provinciale prescelto, per il tramite della scuola di servizio del 2008/2009 (che certificherà la sussistenza della nomina lo scorso anno). La domanda deve essere presentata entro il 9 ottobre 2009, a mano o con raccomandata A/R: fa fede il timbro postale.
La provincia alla quale indirizzare la domanda può essere:
* Per il personale ATA quella di attuale inclusione nelle graduatorie permanenti (24 mesi) o nelle graduatorie/elenchi ad esaurimento (DM 75/01 o DM 35/04).
* Per il personale docente si può scegliere tra la provincia di inclusione effettiva nelle graduatorie ad esaurimento e quella in cui si è inclusi nelle graduatorie d’istituto. Nel caso che si sia accettato uno spezzone in una delle province aggiuntive si deve presentare la domanda nella stessa ai fini del completamento (che può avvenire solo nella provincia di servizio).
Nella nota di accompagnamento al Decreto viene definitivamente chiarito che fino alla pubblicazione di queste graduatorie prioritarie, per le supplenze brevi si utilizzano regolarmente le graduatorie d’istituto (con contratti fino a scadenza) e che le stesse vanno utilizzate anche per tutte le nomine su posti vacanti e/o disponibili per i quali non vi siano più aspiranti nelle graduatorie provinciali (il decreto prevede la priorità solo sulle supplenze per sostituzione di colleghi assenti).
Imparare Sicuri - Rapporto 2009Scuola: alle aule la palma della insicurezza. E da oggi il rischio è il sovraffollamento. Presentato il VII° Rapporto di Cittadinanzattiva su sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici.
Aule invivibili, bagni sporchi, palestre inagibili, cortili immondezzai. E poi crolli di intonaco, sedie e banchi rotti, barriere architettoniche, cavi volanti, pavimenti sconnessi. Un campionario di insicurezza diffuso nelle nostre scuole da Nord a Sud, con alcune situazioni paradossali: ad esempio l’aula con luci talmente soffuse da sembrare un night club, la scuola con 12 alunni disabili ma senza bagni adeguati, e quella senza riscaldamento anche se inaugurata solo tre anni fa.
Dal VII° Rapporto Impararesicuri di Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma, emerge l’immagine di una scuola un pò cadente su sicurezza, qualità e comfort. Da ormai sette anni Cittadinanzattiva indaga sulla sicurezza delle nostre scuole e quest’anno giunge a quota 1447 edifici monitorati da un totale di 1527 cittadini adeguatamente formati.
Il Rapporto 2009 fa riferimento a 106 scuole di 11 regioni, per un totale di 33.606 studenti, di cui 610 disabili, e 3.726 insegnanti.
Già il contesto è a rischio
Gli edifici monitorati si trovano in un contesto ambientale caratterizzato da rischio sismico (54% delle scuole), rischio idrogeologico (26%), rischio industriale (7%), ed in zone ad elevato inquinamento acustico (8%) o elettromagnetico (4%). Le stesse scuole hanno registrato episodi di criminalità nei pressi o all’interno dell’edificio (14%), oltre che episodi di bullismo (11%) e vandalismo (34%). Per gli incidenti, ricordiamo i dati Inail appena pubblicati: nel 2008 ci sono stati 92.060 infortuni accorsi a studenti (+1.6% rispetto al 2007) e 13.879 ad insegnanti (+1,8%).
Certificazioni: sempre assenti
Resta grave l’assenza delle certificazioni. Risulta provvista del certificato di agibilità statica solo una scuola su tre (32%), ed una su quattro ha i certificati di agibilità igienico-sanitaria (26%) e di prevenzione incendi (27%).
Dato molto positivo è quello relativo alle prove di evacuazione, realizzate da tutte le scuole monitorate, almeno una volta l’anno. C’è però ancora la metà degli studenti che riceve solo sporadicamente, o non riceve affatto, attività formative sui comportamenti per la sicurezza. A questo proposito Cittadinanzattiva annuncia che anche quest’anno, il 25 novembre, si celebrerà la VII Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole: saranno coinvolte le scuole di tutta Italia, con un evento centrale in Abruzzo in collaborazione con il Dipartimento nazionale della Protezione civile.
Distacchi e crolli di intonaco: si salvi chi può
Basterebbe riepilogare gli episodi di cronaca che, solo nel corso del 2008-2009, hanno raccontato di cadute di finestre, solai, tetti e controsoffitti per rendersi conto che è un problema da non sottovalutare. Da Naro (AG) a Biella, da Poggioreale a Messina, da Bolzano a Agrigento, da Novoli (LE) a Belluno ed ancora a Carbonia, solo per citarne alcuni come esempio. I distacchi di intonaco interessano, in misura diversa, tutti i locali scolastici: sono segnalati nel 17% delle aule, nel 16% dei laboratori scientifici, 14% delle palestra, 13% delle mense, 11% dei bagni e aule computer.
Aule, che disastro!
Le aule in cui studenti ed insegnanti trascorrono dalle cinque alle otto ore al giorno, sono un vero disastro dal punto di vista del comfort e della sicurezza. Come se non bastasse, da questo nuovo anno scolastico, saranno anche a rischio sovraffollamento, a causa del nuovo decreto attuativo del Ministro Gelmini (legge 133/2008, art.64) che innalza il numero minimo e massimo di alunni per classe. Per questo Cittadinanzattiva lancia da oggi una “Misuriamoci con classe”, campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini per invitarli a segnalare aule sovraffollate. Basterà compilare l'apposita scheda.
Aule con...Ecco alcuni dati:
Fonte: Cittadinanzattiva, VII Rapporto Impararesicuri 2009
Le palestre: così poche, così malmesse
Il 34% delle scuole monitorate non dispone di una palestra al suo interno. Per il resto conquistano la palma dell’ambiente più sporco della scuola e ben poco adeguato ai disabili (ben il 22% presenta barriere architettoniche).
Ecco la classifica degli ambienti più sporchi: palestre (17% delle scuole), bagni e corridoi (12%), aule studenti (11%), mensa (9%), sala docenti (6%), aula computer (5%), segreteria e laboratori scientifici (4%), biblioteca (3%).
Altro che mascherina, qui serve il sapone
Mentre si parla di influenza suina e di strategie per la prevenzione nelle scuole, Cittadinanzattiva registra ormai da anni bagni senza sapone. Quest’anno sono il 61% del totale.
Cosa manca...
Fonte: Cittadinanzattiva, VII Rapporto Impararesicuri 2009
Cosa chiediamo
Dati certi da quali partire. “Il ministro Gelmini, spiega Bizzarri, ha annunciato che a dicembre si sarà l’Anagrafe dell’edilizia scolastica. Noi aspettiamo che i risultati siano resi pubblici e soprattutto che servano da base per disporre gli interventi necessari e non più prorogabili”.
Nessuna proroga. Sempre a dicembre 2009 è il termine ultimo perchè enti locali e regioni adeguino le scuole alla legge sulla sicurezza (decreto 81/08). Non accetteremo proroghe.
Non interrompere i finanziamenti per almeno un quinquennio. E’ indispensabile proseguire nel reperimento dei fondi, pubblici e privati, dando la priorità, per la messa in sicurezza degli edifici, a quelli in peggiori condizioni e a quelli situati nelle zone ad alta e altissima sismicità.
Idoneità sismica. Nelle zone ad elevato rischio sismico, la certificazione non è tutto. Per le scuole situate in queste zone va prevista anche l’idoneità sismica perchè è l’unica che attesta che la scuola è in grado di “reggere” ai terremoti.
Aule sicure e accoglienti. In aula i ragazzi trascorrono il 90% del loro tempo a scuola. Bisogna investire per la loro messa in sicurezza e per renderle accoglienti. “Al Ministero chiediamo di valutare l’impatto del decreto (legge 133/2008, art.64) che innalza il numero minimo e massimo di alunni per classe e, se necessario, che lo ritiri: il rischio del sovraffollamento è reale, e non si può scaricare tutta la responsabilità sui dirigenti. Dal canto nostro vigileremo sulla situazione ed interverremo a sostegno dei cittadini”, conclude Bizzarri.