10:15 – 23/07/10 – Report Audizione Parlamentare Commissione Cultura del 15/07/10.

REPORT AUDIZIONE PARLAMENTARE COMMISSIONE CULTURA

L'incontro con il presidente della Commissione Cultura on. Valentina Aprea tenutosi il 15 luglio 2010 ha visto una delegazione mista con 3 docenti precari del Coordinamento precari scuola, 1 lavoratrice del personale ATA, 1 studente e un genitore, che è anche insegnante di ruolo.

Oggetto dell'audizione sono stati da un lato le condizioni generali della scuola all'indomani della prima trance di tagli al personale e alle risorse introdotti dalla 133 e dai provvedimenti che hanno investito i fondi d'istituto e dall'altro il tema del reclutamento del personale della scuola.

Come delegazione abbiamo affrontato le varie sfaccettature delle conseguenze dei tagli:

  • sovraffollamento delle classi con conseguenti difficoltà didattiche;
  • mancanza di sicurezza nelle aule e nelle strutture;
  • problemi nell'integrazione della diversabilità e distruzione del modello italiano di integrazione, unico in Europa
  • mancata soddisfazione delle richieste di tempo pieno avanzate dalle famiglie e fallimento del modello di scuola primaria a 24 ore promosso dal Ministero;
  • caos e disorganizzazione rispetto ai percorsi della secondaria, con specifico riferimento al taglio di ore e laboratori e alle recenti sentenze del TAR;
  • insufficienza di personale ATA e difficoltà nella gestione delle strutture.

Sul fronte specifico del precariato abbiamo per altro denunciato il totale fallimento del salva precari, sottolineando che:

  • chi ne ha usufruito l'anno scorso, quest'anno sarà disoccupato;
  • lo stato non ha messo una lira in quanto i costi sono ricaduti sull'inps o sulle regioni, anche attraverso un distorto utilizzo del Fondo Sociale Europeo;
  • ha rappresentato e rappresenta una deroga a diritti fondamentali sanciti dal CCNL: maternità, malattia, orario settimanale di lavoro, etc.;
  • totale mancanza di trasparenza delle graduatorie prioritarie che non sono mai state pubblicate;

Altro aspetto è stato quello del reclutamento:

  • abbiamo sottolineato la nostra contrarietà agli albi regionali e ei concorsi banditi per singole scuole o reti di scuole;
  • denunciato il rischio del clientelismo;
  • l'incostituzionalità dei limiti posti alla mobilità sul territorio nazionale;
  • sottolineato che se si tiene alla continuità didattica bisogna procedere alle immissioni in ruolo dalla graduatoria permanente.

La Aprea ha risposto che:

  • i tagli sono necessari nel quadro della crisi;
  • La scuola necessita di essere riformata e bisogna operare sugli sprechi accumulati negli anni;
  • Le graduatorie sono la causa della precarietà (non le mancate immissioni in ruolo, come le abbiamo fatto notare noi) e quindi, anche se il disegno Goisis non passasse è chiaro che si procederà in quella direzione per il futuro;
  • La prospettiva per lei è di reclutare il personale al 50% dalle graduatorie, al 50% dal nuovo sistema.

Nonostante un atteggiamento meno aggressivo e determinato rispetto all'anno scorso, frutto evidentemente degli effetti palesi e innegabili dei tagli sulla scuola, le posizioni sono e restano assai distanti, senza possibilità di mediazione alcuna rispetto agli scenari prossimi. Abbiamo quindi ribadito la nostra ferma determinazione a proseguire la lotta e anzi a svilupparla da settembre in avanti.

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Resoconto incontro al MIUR – 15 luglio 2010

Il giorno 15 luglio alle ore 17 circa al MIUR, una delegazione del CPS ha incontrato il capo della segreteria tecnica del ministro Gelmini, dott. Gianni Bocchieri.

Da subito Bocchieri ha informato la delegazione dell'intenzione di incontrare le OOSS per discutere con loro la situazione del precariato scolastico.

Il CPS ha espresso la necessità di essere presente a quegli incontri, in quanto diretti interessati, non sentendosi rappresentati in pieno da tutte le OOSS.

L'incontro si è svolto non senza attimi di tensione,soprattutto quando il CPS ha ribadito la sua ferma contrarietà all'applicazione dei tagli alla scuola e all'università e il suo rifiutare categoricamente la soluzione del salva precari.

il MIUR nella persona del Dott Bocchieri ha ribadito la ferma intenzione del ministero a non modificare in nessun modo la riforma della scuola mentre ha mostrato un timido spiraglio per quanto riguarda il salva precari dicendosi pronto a ricevere eventuali proposte di miglioramento.

Il CPS ha ribadito la sua assoluta contrarietà al salva precari chiedendone la cancellazione, si è cmq dimostrato disponibile a ricevere dal Ministero la bozza di miglioramento per analizzarla a fondo.

Per questo si è concordato alla fine di predisporre un ulteriore incontro dopo invio da parte del MIUR della bozza di modifica del salva precari.

18:27 – 24/03/10 – Le Magie del Ministero: far sparire il precariato nella scuola…

facendo sparire i precari!

di Cosimo Scarinzi – Coordinatore Nazionale CUB Scuola.

Non bastava la Proposta di Legge Aprea, che propone l'aberrante soluzione dell'assunzione diretta da parte dei Dirigenti Scolastici degli insegnanti, sottoposti a valutazioni “anatomiche” del loro essere docenti e sottoposti a trattamenti economici subordinati a competenze stabilite sempre dai Dirigenti Scolastici, il Ministero ci stupisce con la nuova discriminazione sociale: la nuova formazione dei docenti targata Israel.

A 43mila docenti precari in Italia privi di abilitazione, insegnanti a tutti gli effetti, con servizi ormai decennali presso lo Stato italiano, il Ministero proporrà un esame sbarramento per poter accedere all'abilitazione.

I docenti non abilitati avranno solo due chance per potersi abilitare, due esami, dopodiché verranno esclusi definitivamente dal mondo dell'insegnamento, vedendo i propri titoli di studio non validi per la docenza dal 2013!

Il Consiglio di Stato che ha approvato i regolamenti formativi nel giorno di martedì 22 marzo e nei confronti di questa epurazione immotivata di docenti, ha espresso perplessità relativamente alla considerazione del servizio dei docenti non abilitati, che dovrebbe costituire criterio prioritario per l'inserimento nelle Graduatorie ad Esaurimento.

Il Ministero ha risposto cianciando di: “disciplina meno rigorosa”, “disparità di trattamento con chi ha conseguito in questi anni l'abilitazione attraverso il percorso delle SSIS”,“ricondurre a limiti fisiologici il costante aumento del numero dei precari iscritti nelle graduatorie”,“aumento dei potenziali abilitati, di gran lunga superiore rispetto al numero dei posti vacanti e disponibili”,“limite delle risorse attualmente disponibili”,“sussistenza delle necessarie conoscenze disciplinari in capo ai tirocinanti”

Traduciamo in italiano:

Per anni vi abbiamo spremuto come limoni perché servivate come lavoratori sottocosto, assumibili e licenziabili a piacimento, ora non ci sono soldi o, per l’esattezza, il governo non vuole investirli, quindi non abbiamo posto per voi!

A questo punto, la lotta dei precari deve ribadire che non siamo capi di bestiame, ma docenti preparati e fino ad ora in grado di insegnare, programmare, gestire classi e che non può essere accettata la tesi che se finiscono le risorse sei finito tu.

Se credete che spariremo come vi fa comodo vi illudete. Riprenderemo l’iniziativa sino al blocco degli scrutini ad oltranza!

20:01 – 12/09/09 – Scuola, il Futuro Rubato…

Di Marina Boscaino

Non Rubateci il Futuro
Non Rubateci il Futuro

Non rubateci il futuro è il nome del coordinamento degli istituti che lo scorso anno ha animato nella capitale la protesta contro la scuola del trio Tremonti-Brunetta-Gelmini. A quell’epoca sarebbe ancora stato possibile interpretare quella frase come una sollecita esortazione a ritornare sui propri passi rispetto ad una serie di (allora) progetti di affossamento della scuola pubblica italiana. Oggi possiamo ben dire che il futuro ce lo hanno rubato.

Si tratta di una affermazione che non ammette replica. Ce lo hanno rubato nella maniera più brutale e volgare, non solo perché quei progetti sono diventati quasi tutti realtà: con le (contro)riforme di tutti i segmenti dell’istruzione; con il taglio di risorse economiche e culturali, conseguenze di una Finanziaria che già dall’ estate 2008 si annunciava come una scure ai danni dell’istruzione; con la privatizzazione della scuola, prevista nel progetto di legge Aprea; con i provvedimenti dell’acchiappafannulloni Brunetta. Ce lo hanno rubato perché il tutto è avvenuto in un clima di indifferenza generale, in cui – se non fosse per le sacrosante proteste dei precari, che ancora vengono seguite da TV e giornali, fino a che i riflettori dei media decideranno che il fenomeno è decantato e non fa più audience e si appassioneranno ad altre vicende – non un editorialista, non un politico ha ritenuto di dover dedicare un momento di riflessione, ad esempio, al fatto che i regolamenti delle scuole superiori prevedono il taglio del 10% dell’orario. Avete capito bene: il 10%. E’ un’enormità. Si tratta di un colpo alla cultura, alla democrazia, alla emancipazione – che si concretizzerà a partire dal prossimo anno scolastico – e che non significa solo taglio di cattedre (e, di conseguenza, allontanamento dal lavoro di donne e uomini, i famosi precari, appunto, che hanno contribuito in maniera significativa a far crescere la scuola italiana); ma anche taglio di sapere, di conoscenza, di esperienza culturalmente determinata e determinante per i nostri ragazzi. Significa andare a condizionare pesantemente la possibilità che gli studenti italiani alimentino le proprie capacità critico-analitiche. Significa – tra le tante altre cose – concretizzare un’idea di scuola e di cittadinanza che non prevede – che non deve prevedere – l’affinamento e il potenziamento di quelle capacità.

Un evento simile in un Paese realmente democratico e che avesse davvero le parole della nostra Costituzione impresse in modo indelebile nel proprio Dna avrebbe scatenato le reazioni più vibranti. Invece silenzio. Silenzio anche di una buona parte della società e della scuola stessa, che in molti provvedimenti del suddetto trio hanno trovato pane per la propria necessità di certezze, in un periodo di drammatica incertezza: maestro unico, voto numerico, 5 in condotta. Per poter credere che quelli sono i problemi, che quella è la realtà. È rassicurante, perché qualcuno sta lavorando, ha lavorato per risolverli. Creando però intanto una scuola incapace di licenziare cittadini che rivendichino l’esigibilità dei propri diritti e che bevano acriticamente ciò che viene (ironicamente?) chiamata “l’informazione”.

Gli altri, quelli che non ci stanno, quelli che non ci starebbero, sono soli. Orfani di qualsiasi rappresentanza politica, considerando il fatto che la scuola pubblica non costituisce più una priorità nell’agenda di nessuno. Privi di riferimenti, pieni di rabbia, di indignazione, si agitano come vespe sotto un bicchiere, confinati lì in parte dalla schiacciante maggioranza che chi ci governa ha in Parlamento; in parte dal balbettio isolato e imbarazzato di pochi rappresentanti dell’ “opposizione”, impacciati portavoce di una compagine che non ha da tempo un programma convincente sulla scuola pubblica. E che anzi da alcune parti plaude compostamente a certi provvedimenti governativi.

Il futuro ce lo hanno rubato, dunque. Lo hanno rubato al Paese. Lo hanno rubato ai bambini e ai ragazzi che si trovano in una scuola povera, demotivata, sempre più inadeguata a fornire risposte alla complessità e alla diversità del fuori; lo hanno rubato a coloro che oggi nelle piazze rivendicano – purtroppo inutilmente – la propria dimensione professionale e i diritti ad essa conseguenti; lo hanno rubato alle donne e agli uomini di “buona volontà”, che in un questo tempo ingrato e privo di passioni che non siano pulsioni effimere trovano ancora la forza e la voglia di esigere il bene della collettività. Le responsabilità è da ricercare in un generale disinvestimento – prima che economico, culturale – sulla scuola pubblica, anche quello davvero bipartsan. Che ciascuno ha gestito alla sua maniera, partendo dalla propria storia e dalle proprie convinzioni. Ma che è confluito ovunque in un neoliberismo sfrenato, che immobilizzerà in maniera definitiva le differenze di classe. A pagare, come sempre, saranno i “meno”: i meno vecchi; i meno fortunati. Ma, prima di tutto, i meno abbienti: coloro che paradossalmente più degli altri vedevano in una scuola pubblica laica, pluralista, di qualità, la propria principale speranza per il futuro. A loro il futuro è stato scippato violentemente.

Fonte: Antefatto

Approfondimenti video: Non Rubateci il Futuro

12:44 – 21/08/09 – INVALSI, Aprea e Gelmini all'attacco degli Insegnanti..

La Scuola Impiccata
La Scuola Impiccata
Il 5 luglio 2009 scrivevamo un post, in cui si denunciava il vero scopo dell’INVALSI, tenuto ben nascosto dietro la scusa della valutazione nazionale dello Studente. Avevamo ragione: la valutazione dello studente era una bufala, una scusa, praticamente un cavallo di troia; all’interno del cavallo si sono tenute nascoste le vere armi per distruggere la scuola pubblica e ora, una volta fatto entrare l’equino in tutte le scuole, la pancia dello stesso sta pericolosamente aprendosi. Vediamo quali armi ci sono al suo interno per distruggere la figura del docente della scuola pubblica italiana.

Il piano scriteriato della Gelmini va considerato nell’àmbito di una strettissima relazione tra la proposta di legge Aprea e il vero ruolo dell’INVALSI. Queste tre entità non vanno mai disgiunte, poiché ognuna di esse potenzia le finalità distruttive delle altre.

Diciamo subito che alcuni punti del testo della legge Aprea, discussa il 16 luglio scorso, sono stati cambiati rispetto alla prima stesura, ma i cambiamenti avvenuti sono tutti di facciata e NON modificano l’intenzione criminale iniziale.

Professore, addio!

Se la ‘riforma’ Gelmini è stata pensata sostanzialmente per eliminare moltissimi posti di lavoro, quindi per ridurre le spese destinate alla scuola pubblica, adesso l’INVALSI e l’Aprea pongono l’obiettivo di rendere la scuola pubblica un luogo in cui non sarà più la conoscenza degli studenti ad essere valutata, bensì la produttività gli insegnanti, ponendoli in una condizione in cui la sacrosanta libertà all’insegnamento verrà meno, insieme a tutte le altre prerogative proprie dell’insegnante e che hanno reso la nostra scuola una delle migliori al mondo (fino ad almeno dieci anni fa).

Ogni docente sarà ricattabile e licenziabile, poiché verrà posto sotto il giogo di decisioni arbitrarie piovute dall’alto e persino dall’esterno, classificato in fasce di merito (leggasi di demerito) e verrà valutato non in base a un merito proprio e oggettivo (titoli di studio, cultura personale…), ma, come dicevamo, secondo la sua produttività. Questo vuol dire che un docente, per dimostrare la propria produttività e non finire in mezzo a una strada, dovrà necessariamente assegnare voti alti anche agli studenti che non li meritano (gli studenti che non hanno voglia di studiare, possono dormire tranquilli). Ricordiamo che anche gli istituti scolastici verranno classificati in fasce di merito (in base al computo dei voti degli alunni tradotti in media) e saranno inseriti in graduatorie (ranking). La posizione in graduatoria stabilirà la bontà di una scuola e del suo insegnamento. Ciò fa chiaramente presupporre e intuire le posizioni che ogni preside dovrà assumere nei confronti del docente che, legittimamente, valuterà non proprio bene il lavoro di qualche suo alunno (ogni docente sarà monitorato accuratamente, così come ogni singolo voto dato ad ogni singolo alunno, in ogni singola prova).

Collegio Docenti, addio!

Nelle scuole, oggi, esiste uno strumento decisionale in mano ai docenti che si chiama Collegio dei Docenti, in cui vengono votate e deliberate le decisioni preventivamente discusse in un clima democratico. E’ in questa sede che una decisione del capo d’istituto può essere promossa o bocciata. Ebbene, il Collegio dei Docenti non esisterà più! Al suo posto ci saranno i Consigli di Dipartimento, quindi organi che frantumeranno l’unità collegiale dei docenti, cioè la loro forza.

Scuola pubblica, addio!

Nella Scuola entreranno i privati, in ragione e in misura dei loro finanziamenti. I docenti non avranno più modo di progettare il POF (Piano dell’Offerta Formativa), poiché saranno le aziende a decidere cosa (e come) insegnare. Da qui si vede come il progetto sia incentrato esclusivamente allo smantellamento dell’elemento docente.

A sostituire il tradizionale Consiglio di Istituto ci sarà un vero e proprio Consiglio di Amministrazione (Che è stato cambiato in Consiglio di Indirizzo, per rendere meno indigesto il nome) composto anche da membri esterni alla scuola – che potranno addirittura presiederlo – e che naturalmente avrà potere decisionale e legislativo.

In sostanza, le principali differenze tra prima e seconda stesura della Proposta di Legge Aprea sono tre:

1) Le scuole non si trasformeranno direttamente in fondazioni, ma potranno ‘promuovere o partecipare alla costituzione di fondazioni e consorzi finalizzati al sostegno della loro attività’ (art. 2, c. 1).

2) Questa possibilità non riguarderà più tutti gli ordini di scuola, ma solo ‘Le istituzioni scolastiche d’istruzione secondaria superiore, singolarmente o in rete’ (art. 2, c. 1).

3) Viene abolito il Collegio Docenti e sostituito con i Consigli di Dipartimento (art. 3, c. 1 e art. 7).

Restano sostanzialmente uguali (con leggere modifiche):

1) Il Consiglio di Amministrazione (che cambia nome in Consiglio di Indirizzo) (art. 5).

2) I Nuclei di Valutazione (art. 10)

3) L’espulsione degli ATA dal Consiglio di Indirizzo

4) L’impianto e le finalità generali della legge (tutto il CAPO I).

In tutto questo l’INVALSI gioca un ruolo fondamentale, attraverso un capillare controllo su tutto il territorio nazionale. (Il testo scritto per l’INVALSI dai professori Daniele Checchi, Andrea Ichino e Giorgio Vittadini, illustra chiaramente le modalità di smantellamento della scuola pubblica e lo svilimento del ruolo del docente. Per leggerne alcuni passi andate al nostro post).

Ci chiediamo come mai i docenti, negli anni passati. non si siano mai accorti – o quantomeno insospettiti – del ruolo di questo INVALSI che, candidamente e ipocritamente, prometteva valutazioni degli alunni e statistiche nazionali. Dietro la faccia d’angelo, il mostro!

La PDL N° 953 (Aprea)

Il documento INVALSI (dei professori Daniele Checchi, Andrea Ichino e Giorgio Vittadini)

Il documento riassuntivo dei Cobas (Pdf)

Fonte: Italiani Imbecilli – INVALSI, Aprea e Gelmini all'attacco degli Insegnanti

11:59 – 21/07/09 – Coord. Precari Scuola vs Aprea/PD: Chiediamo un Tavolo Tecnico…

Ecco cosa rispondono Aprea e opposizione (?)…

Report incontro delegazione Coordinamento Precari Scuola con VII Commissione Cultura a Montecitorio in data 15/07/2009.(In corsivo il commento della delegazione C.P.S.)

Come stanno giocando il governo e il PD contro il Coordinamento Precari Scuola...
Come stanno giocando il governo e il PD contro il Coordinamento Precari Scuola...
La delegazione del Coordinamento Precari Scuola (C.P.S.) – formata da otto portavoce, scelti su base della provenienza geografica, di tutti i coordinamenti di precari promotori del sit-in davanti Montecitorio del 15 luglio – ha incontrato, mentre l’iniziativa di protesta era i corso, i rappresentanti della VII Commissione Cultura, nelle persone della Presidente On. Valentina Aprea, e di quattro esponenti del PD, Coscia, LaTorre, Ghizzoni, Siragusa.

La delegazione ha portato a conoscenza della Presidente i tre punti programmatici del sit-in di protesta, indetto dal Coordinamento Precari Scuola, organismo nazionale auto-organizzato dei precari della scuola, autonomo da partiti e sindacati:

1. No ai tagli, previsti dalla Legge 133;
2. No al PDL Aprea;
3. Assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari su tutti i posti vacanti e disponibili in organico di diritto e di fatto.

La delegazione ha inoltre richiesto che la Presidente e i rappresentanti dell’opposizione si facciano portavoce presso il Governo della richiesta del Coordinamento Precari Scuola di aprire un Tavolo tecnico al fine di definire insieme ai rappresentanti dei precari un piano che arrivi, nel più breve tempo possibile, a realizzare il terzo punto programmatico.

La prima preoccupazione dell’On. Aprea è stata quella di lamentarsi con la delegazione dei presunti slogan lanciati durante il sit-in, offensivi verso la sua persona. Averle fatto presente che vivere da anni in una condizione di precarietà e rischiare a breve di non lavorare più, può giustificare un certo grado di esasperazione e di rabbia non sembra aver lenito la suscettibilità dell’Onorevole.

A seguire l’Aprea ha annunciato che il progetto di legge che porta il suo nome è in corso di modifica (probabilmente nella parte riguardante la possibilità per le scuole pubbliche di trasformarsi in fondazione) ma ne ha difeso l’impianto complessivo, sostenendo che esso ha lo scopo di trasformare, per ragioni di maggiore efficienza e qualità, il sistema di reclutamento delle future generazioni di insegnanti senza tuttavia toccare i diritti acquisiti dagli insegnanti attuali. Di conseguenza l’On. Aprea ha riferito alla delegazione di “aver proposto la non cancellazione delle attuali graduatorie provinciali” e di volersi impegnare per la “stabilizzazione(ha parlato di stabilizzazione e non di assunzione) dei precari della scuola, sia abilitati, sia i non abilitati con vari anni di servizio. Alla nostra domanda su come questo “impegno” si possa conciliare con il piano di tagli predisposto da Gelmini/Tremonti ha risposto che quella è una questione che riguarda il Governo e non lei che è “solo una parlamentare” e che quindi non ha competenze a decidere. Viene spontaneo supporre che anche la sua proposta di “non cancellazione delle graduatorie”, in quanto proposta da “una semplice parlamentare”, rischia di non essere presa in considerazione dal governo. L’Onorevole, incalzata dalla delegazione, non ha dato per altro risposta su tempi e modi in cui intenderebbe concretizzare il suo “impegno per la stabilizzazione”, né ha dato una disponibilità personale sulla nostra richiesta di Tavolo tecnico. Il tempo concesso dall’Onorevole Valentina Aprea alla delegazione è stato molto breve e dopo pochi minuti si è accomiatata “per altri impegni urgenti”.

L’incontro è quindi continuato con le sole Onorevoli rappresentanti del PD, senza più la presenza di alcun rappresentante della maggioranza della VII Commissione Cultura. Le rappresentanti dell’opposizione hanno riferito che, in questo stesso giorno, nell’aula dei Deputati era in corso una votazione su alcune mozioni, presentate dal Partito Democratico proprio sul tema scuola e dai contenuti più favorevoli alle rivendicazioni del Coordinamento, mozioni tutte respinte dal governo, in particolare la richiesta di ripristino delle risorse finanziarie tagliate.

Le rappresentanti del PD si sono anch’esse lamentate per la leggera contestazione fatta dai precari in piazza all’ex Ministro dell’Istruzione del governo Prodi, Fioroni; esse hanno difeso l’operato del precedente governo di centro-sinistra sulla scuola e in particolare dell’ex ministro sostenendo che questi aveva in carica predisposto delle assunzioni poi fermate dal successivo governo di centro-destra e liquidando con un perentorio “sono favole” le consuete critiche, molto facili per altro da sostenere con prove documentate, al Fioroni-ministro per il suo piano di tagli al personale (anche se più modesto di quello della Gelmini) e la sua proposta, molto simile a quella avanzata oggi dall’On. Aprea, di permettere alle scuole pubbliche di trasformarsi in fondazioni. Che inconsciamente le Onorevoli del PD rimproverino soprattutto ai precari di avere buona memoria?

Le rappresentanti hanno ribadito la piena adesione del Partito Democratico ai tre punti programmatici del sit-in (a cui il Partito ha per altro aderito) salvo sostenere, in linea con le giustificazioni dello stesso governo, che “non ci sono i soldi per le assunzioni” [On. La Torre (?)]. Hanno denunciato l’assoluta chiusura del governo a qualsiasi trattativa e “apertura” alle proposte dell’opposizione sulla scuola e che nel Parlamento non ci sia più alcuno spazio per la discussione sui provvedimenti licenziati dal governo visto che questi li blinda quasi tutti con l’arma della “fiducia”. Anche sull’ultima uscita del governo sul “contratto di disponibilità” per gli insegnanti “tagliati” non c’è, secondo le rappresentanti, in realtà ancora nessuna proposta ufficiale, nulla di scritto. Hanno lamentato anche la scarsa partecipazione/mobilitazione degli ultimi mesi dei precari della scuola.

Il tono generale dell’intervento delle rappresentanti del PD è stato un po’ quello dello scarica-barile, pur se alcuni punti sono condivisibili: sul governo che non dialoga, sulla stampa controllata e che non dà spazio neanche al principale partito d’opposizione (persino il quotidiano “La Repubblica”, da sempre filo-centrosinistra, si sarebbe rifiutato di pubblicare un loro articolo sulla scuola), sulle altre opposizioni parlamentari dalla doppia faccia che in piazza appoggiano una cosa e in aula votano l’esatto contrario (riferimento a Di Pietro e l’Italia dei Valori, altro partito che ha dato la propria adesione al sit-in), sui sindacati che non fanno il loro dovere (“a chi lo dice!”) e trattano informalmente con il governo sui famigerati contratti di disponibilità; fino al più clamoroso degli scarica-barile: sui precari stessi che non si “mobiliterebbero abbastanza” per convincere/motivare/giustificare il PD verso un’azione più decisa in difesa dei loro interessi. (“voi precari dovete protestare di più, solo in quel caso noi potremo muoverci e fare qualcosa”). Può il principale partito dell’opposizione avere come unica strategia di azione sulla scuola quella di trovarsi degli alibi al proprio immobilismo?

Anche le rappresentanti del PD si sono mantenute fredde sulla nostra richiesta di Tavolo tecnico, adducendo che “non sarebbe possibile per legge”.

L’incontro tra la delegazione del Coordinamento Precari Scuola e i rappresentanti della VII Commissione Cultura si è concluso dopo circa due ore di colloquio.

Il Coordinamento Precari Scuola