Il Corriere della Sera pubblica un articolo di Alessandra Mangiarotti sui giovani inattivi, circa settecentomila su uno studio che riguarda i giovani dal 15 ai 35 anni.
Giovani nè-nè vengono definiti perchè non credono che lo studio possa servire e non credono di riuscire a trovare un lavoro.
Non ci sono grandi novità da rilevare perchè è un atteggiamento riconducibile a quello che Padoa Schioppa definì inopportunamente “bamboccioni”, ricevendo notevoli e meritate critiche.
Ma il problema rimane la nostra è una gioventù iperprotetta ma anche con delle considerazioni che se non giustificano offrono un facile cuscino dove piangere invece che muoversi per trovare quello che non c’è.
Ne abbiamo parlato spesso di come il nostro sia un paese non per giovani, dove vige una scarsa mobilità sociale, dove avere il papi conta e molto, dove non conta invece la meritocrazia.
Può bastare per non impegnarsi nel trovare un lavoro, per smettere di studiare al primo scoglio, per non partecipare, pur con mille difficoltà di accesso, alla vita della comunità?
Viene da riflettere anche sui dati dei bocciati nella scuola, la Gelmini dice che questa dimostra una inversione di condotta nella scuola, dove si vede chi studia e chi non studia.
Io sono seriamente preoccupato dall’abbandono scolastico, dalle bocciature che lo provocano senza costituire un incentivo al riconoscimento del merito.
Dovrebbe essere preoccupato anche il nostro governo da queste statistiche che escono perchè se questo è il nostro futuro forse questa è davvero una emergenza.
Date però una occhiata dove si spende nel welfare in generale , tra politiche del lavoro e politiche di prevenzione sociale, per la promozione di opportunità per i giovani e capirete come davvero questo non sia un paese per giovani .