La preside e quattro insegnanti del Liceo scientifico Copernico sono accusati di aver ordito una specie di complotto ai danni di una loro collega per farla trasferire: per questo ieri sono stati tutti rinviati a giudizio. Dovranno rispondere a vario titolo di falso materiale e ideologico, omissione e abuso d’ufficio.
PRATO. La preside e quattro insegnanti del Liceo scientifico Copernico sono accusati di aver ordito una specie di complotto ai danni di una loro collega per farla trasferire: per questo ieri sono stati tutti rinviati a giudizio. Dovranno rispondere a vario titolo di falso materiale e ideologico, omissione e abuso d’ufficio.
Una vicenda quantomeno sorprendente, che arriva davanti al giudice cinque anni dopo i fatti e quattro dopo la prima denuncia, e sulla quale sarà chiamato a pronunciarsi il Tribunale nel processo fissato per l’11 dicembre.
Le indagini della polizia hanno dato sostanza all’esposto presentato nel luglio 2005 dagli avvocati Costanza Malerba e Federico Febbo per conto della professoressa Rossana Cavaliere, insegnante di lettere al Copernico. La docente lamentava di essere stata oggetto di una forma di mobbing da parte della preside Lucia Napolitano, spalleggiata da un gruppetto di insegnanti (Patrizia Russi, Giacomo Bini, Saura Lascialfari e Alina Carbone, ora difesi dagli avvocati Roberto Montini, Gianfranco Nesi, Massimo Pagnini e Paolo Cappelli). Sembrava una storia come tante, che si possono comporre bonariamente. Invece gli accertamenti della polizia avrebbero trovato qualche riscontro che ha convinto il gup Anna Liguori a disporre il giudizio.
La professoressa Cavaliere, che dal prossimo anno scolastico insegnerà al Keynes, non piaceva ad alcuni suoi studenti, uno in particolare che non brillava nella sua materia. I genitori se n’erano lamentati con la preside e questo (ma probabilmente c’è dell’altro) avrebbe innescato una serie di azioni che poi si sono tradotte in quello che gli inquirenti hanno definito un «complotto». Tra le contestazioni agli imputati c’è di aver falsificato il verbale del consiglio di classe della III Hs tenuto il 7 maggio del 2004. L’ordine del giorno era «Valutazione», in pratica fu un processo alla professoressa Cavaliere. Il verbale (la cui minuta, sequestrata, non corrisponde alla versione finale) fu poi trasmesso al Provveditorato e innescò un’ispezione disciplinare ai danni della docente che si è conclusa senza alcun addebito. La preside Napolitano è accusata anche di omissione d’atti d’ufficio perché si sarebbe rifiutata di far vedere il verbale alla insegnante fino al 19 luglio.
Ma c’è di più. La polizia ha ascoltato una ventina di testimoni, compresi alcuni studenti, e sono emersi episodi poco chiari. Un paio di studentesse, rappresentanti di classe, sarebbero state convocate dalla preside che avrebbe tentato di convincerle a parlare male della professoressa Cavaliere (una delle due si oppose fermamente). Per questo la preside e uno degli insegnanti erano anche accusati di violenza privata, ma sono stati prosciolti perchè il reato nel frattempo si è prescritto (l’insegnante avrebbe ordinato alle due ragazze di dire che erano andate in segreteria anziché dalla preside).
Un testimone racconta che il ragazzo che più degli altri era entrato in conflitto con la professoressa Cavaliere, dopo aver ricevuto un richiamo, andò dalla preside accompagnato da uno degli imputati e tornò dai compagni ridendo e assicurando che la prof sarebbe stata trasferita in altre classi. Cosa che poi accadde davvero l’anno successivo. Un altro testimone riferisce di un’interrogazione alla quale il ragazzo non seppe rispondere e dette sulla voce all’insegnante.
Sembra che i colleghi della professoressa Cavaliere le dicessero che l’esuberanza degli studenti è un segno di malessere che va capito, mentre lei rispondeva che a tutto c’è un limite. Ma, ammesso e non concesso che l’accusa mossa ai cinque sia fondata, basta questo e le lamentele di un paio di genitori per innescare un complotto?