19:52 – 01/10/10 – Perché la Scuola Sciopererà l'8 Ottobre.

Di Stefano d’Errico – Segretario Nazionale dell’Unicobas.

Con la cosiddetta “riforma epocale” della scuola superiore, da questo settembre hanno tagliato altri 41.200 posti (25.600 docenti e 15.600 amministrativi), dopo i 57 mila eliminati lo scorso anno. Vogliono distruggere la scuola pubblica distruggendo le risorse umane e negando normali apporti finanziari. Licenziano decine di migliaia di precari, dequalificano l’istruzione “flessibilizzando” i docenti perdenti posto, “riciclati” senza rispetto per le loro abilitazioni e per la qualità della didattica e negano il tempo pieno alle famiglie (cresciuto, ma in modo inadeguato alle richieste e stravolto nell’organizzazione didattica interna). In più, anche con la complicità di Cisl, Uil, Snals e Gilda, Berlusconi & C. hanno bloccato il contratto ed eliminato gli scatti d’anzianità, rateizzato il Tfr e avviato un nuovo stop ai pensionamenti. In tutta Europa, nonostante le note difficoltà finanziarie, nessun governo tocca la scuola, che anzi ottiene finanziamenti ulteriori.

In Italia, il paese che (come dimostrano i recentissimi dati Ocse) spendeva già la percentuale più bassa del prodotto interno lordo per istruzione, università e ricerca, vengono sottratti alla scuola 8,5 miliardi di euro. Il saldo è peraltro negativo anche sotto il profilo della qualità. Per la prima volta abbiamo un liceo scientifico privo del latino, una drastica riduzione dei programmi di storia nella Primaria, l’impoverimento generalizzato delle ore di italiano, il taglio delle ore di laboratorio persino negli istituti tecnici e nei professionali. Il “governo delle tre i” ha addirittura ridotto l’informatica e fatto sparire il bilinguismo nella media di primo grado. Questa è una scuola minimalista: una vera condanna per un paese ove il 47 per cento della popolazione in età lavorativa ha al massimo la terza media (dati Istat).

Per quanto riguarda la crisi, la paghi chi l’ha creata! Né può accettarsi il massacro del futuro del paese dopo i regali fatti agli evasori con il condono dello scudo fiscale o l’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35, 100 elicotteri NH90 e altri 121 caccia Eurofighter, che costano da soli 29 miliardi di euro (4 in più dell’intera manovra di Tremonti).

Domenica 26 settembre, a Roma, nei locali del teatro Volturno si sono incontrati i comitati dei precari in lotta e le realtà dei genitori sorte in difesa della scuola pubblica, nonché i rappresentanti di pressoché tutte le realtà studentesche, provenienti dalle principali città italiane. L’invito all’assemblea era esteso anche ai rappresentanti dei sindacati di base della scuola pubblica e alla Flc-Cgil. La maggior parte degli interventi ha indicato nell’8 ottobre la data sulla quale far convergere sia le manifestazioni studentesche (già previste) sia la giornata di sciopero del settore.

Noi manifesteremo con loro. Per le vie della capitale l’Unicobas, i Coordinamenti precari, l’Unione sindacale italiana (Usi) e l’Unione degli studenti promuovono la manifestazione più importante che, con concentramento alle ore 9.00 dal Piazzale dei Partigiani (Piramide) svilupperà un corteo che arriverà ad assediare il Ministero occupato da Mariastella Gelmini in viale Trastevere. Qui terremo dalle 12.00 una grande assemblea pubblica. Nella stessa data la Cgil ha indetto uno sciopero orario. Invitiamo la Confederazione a trasformarlo in uno sciopero unitario proclamandolo come noi per l’intera giornata e a scendere in piazza insieme. Sarà una grande giornata di lotta.

16:28 – 02/03/10 – Il Coro Bipartisan della Svendita dell'Istruzione…

di Adele Dentice

Lo snaturamento del carattere pubblico della scuola e dell’Università non passa solo attraverso l’assunzione di modelli organizzativi e dal coinvolgimento dei privati nelle scelte strategiche; la logica della privatizzazione attraversa tutto ciò che riguarda il “diritto allo studio” (sostegno dei meritevoli privi di mezzi art.34 della Costituzione).

La negazione del diritto è inequivocabile nel nuovo assetto dell’Università quando si annuncia che il merito è determinato solo dal sacrificio individuale (DDL 10/ 2009); non si parla più quindi di diritto ma di “promozione dell’eccellenza” che si può realizzare attraverso il “mero” prestito (art 4c.7) amministrato dalla CONSAP (art 4 c.4) ,una SpA controllata dal Ministero dell’economia che si occupa di servizi assicurativi e del fondo Vittime della Strada.

La trasformazione delle Scuole e delle Università in fondazioni di Diritto Privato, favorita dal PD che ha proposto di incentivare i privati nel Governo delle Università e già pensata dagli anni 90 da Berlinguer e successivamente da Bersani, è stata definita dall’associazione dei Rettori CRUI come una occasione unica e irripetibile, così come importate è la presenza nei CdA della presenza di soggetti esterni legati all’Industria (il 40% 19-febbraio 2009); l’unico limite è determinato dalla scarsità dei fondi , ma saranno i privati a compensare il deficit economico e le Università saranno pronte alla loro Svendita, così come le Scuole Secondarie Superiori, ormai già trasformate in comunità aperte in concorrenza tra loro e piegate al mercato

Il processo riformistico, che si è abbattuto sulla scuola e sull’Università, ha travalicato lo stretto contingente politico accomunando governi e partiti di diverso orientamento politico, pensiamo alla madre di tutte le riforme, la legge Bassanini, a quella sull’autonomia, alla legge sulla parità scolastica, alla riforma del Titolo V° della Costituzione. In questo senso la Gelmini oggi non può vantarsi di una riforma epocale della scuola, perché la Storia è cambiata diversi anni fa, nel periodo in cui la rossa Emilia Romagna introdusse per la prima volta i finanziamenti pubblici alle scuole private (con la Legge regionale Rivola, poi riconfermata e peggiorata dalla Legge regionale Bastico ). Esempio subito seguito dalle amministrazioni periferiche comunali e provinciali, che iniziarono ad erogare finanziamenti alle scuole private.

Tutti atti preparatori alla famigerata legge sulla parità scolastica del governo D’Alema che ha liberato finanziamenti dello Stato alle scuole paritarie, dando il via alla destrutturazione della scuola pubblica e trasferendo la responsabilità politica della formazione e dell’istruzione dallo Stato al privato con il colpevole silenzio assenso delle rappresentanze sindacali.

Questo è stato il vero cambiamento epocale!

E oggi quale futuro si prospetta per la scuola e i suoi lavoratori:

i tagli hanno indebolito scuole prestigiose , mentre le scuole di periferia o meno in portanti sono state messe in seria difficoltà, senza soldi non si possono fare più corsi di recupero , né provvedere adeguatamente alla manutenzione e alla pulizia dei locali (tagli del 25% si possono pulire a giorni alterni!),

per gli operatori poi si aprono scenari di precarietà , licenziamenti , nel migliore dei casi mobilità,

e per gli studenti? Per loro rimane la scuola di eccellenza ovviamente privata, inaccessibile alla maggior parte delle famiglie, la fascia intermedia si dirigerà verso i licei mentre le scuole professionali destinate ai proletari e stranieri , impoverite tra l’altro di ore e discipline perchè «Il numero delle ore di lezione si riduce in tutti gli indirizzi per rendere più sostenibile il carico orario delle lezioni per gli studenti” intanto , già dai 16 anni , gli studenti potranno usufruire di contratti di apprendistato nelle aziende, così queste ultime saranno libere di licenziare e attingere manovalanza a costo zero.

Una scuola scadente, sporca e razzista, già perché c’è il capitolo del tetto massimo del 30% di studenti stranieri per lo più con un basso tasso di alfabetizzazione a causa dell’assenza di servizi rivolti a questi ragazzi , quindi con un aumento dell’emarginazione e dell’esclusione sociale; altro che integrazione!

Di fronte a questo disastro e vicini ad uno sciopero a ridosso delle elezioni, che non scongiurerà le migliaia di licenziamenti, ci si chiede dov’è andato a finire il popolo della scuola, gli studenti, i genitori e quella volontà di lotta emersa dallo sciopero del 30 ottobre 2008; dove sono andate a finire quelle risposte forti che dovevano far indietreggiare il Governo; tutto si è andato disperdendo nella burocrazia dei sindacati sia di quelli filo-governativi, sia della CGIL che ha alimentato, colpevolmente, le illusioni dei lavoratori dando per certo interventi della magistratura che avrebbero “bloccato le riforme”.

Così il movimento si è lasciato ingoiare da settarismi e dalla resistenza individuale, mentre tutto veniva celermente approvato e messo a regime, approfittando dell’immobilismo della categoria che si è lasciata ingannevolente guidare dall’opposizione di facciata, su cui si è collocato quel mondo politico e sindacale responsabile di gettato acqua sulla protesta raccogliendo poche briciole buone solo a dividere.

21:27 – 10/07/09 – L'ISPRA pubblica bandi di selezione per l'attivazione di nuovi co.co.co.

Basta Precariato
Basta Precariato
Mentre è ancora in corso la drammatica vertenza di queste ultime settimane per chiedere la proroga dei circa 170 contratti di collaborazione in scadenza il 30 giugno u.s. che invece OGGI sono diventati veri licenziamenti, la struttura commissariale dell’ISPRA pubblica alcuni bandi di selezioni per l’attivazione di nuovi Co.Co.Co.

Una decisione che ci preoccupa e che giudichiamo priva di TRASPARENZA, rispetto ai criteri con i quali verranno da oggi in poi attivati i nuovi contratti.

Appena il 7 luglio, infatti, la FLC Cgil, FIR CISL e UILPA UR, hanno scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Ambiente chiedendo, in sede di riconversione del DL anticrisi, l’introduzione della norma ISPRA che consentisse la proroga dei contratti scaduti per non compromettere i risultati di anni di lavoro e non vanificare gli investimenti e i progetti di ricerca in corso in ISPRA.

Questa è la priorità della FLC Cgil: rinnovo per tutti e soluzione complessiva e definitiva per tutto il precariato dell’ISPRA utilizzando tutti gli strumenti normativi e contrattuali a disposizione.

La scelta di bandire queste selezioni ci porta a pensare che ci siano spazi per rinnovare solo una PARTE dei contratti attualmente licenziati e che la struttura commissariale sia intenzionata a rinnovarne alcuni piuttosto che altri.

Questa scelta la giudichiamo impropria e discutibile in quanto si agisce in dispregio dei 200 precari licenziati e senza tenere conto delle richieste sindacali sostenute dalla forte mobilitazione delle ultime settimane. Il rispetto per il dramma vissuto dai precari licenziati e per le giuste rivendicazioni sindacali, avrebbero imposto di prendere ancora del tempo.

E poi, al di là di queste considerazioni generali e di ordine politico, ci si chiede quali criteri ci stanno alla base dei bandi? Siamo forse alla vigilia di operazioni clientelari e consociative dove i più forti e i più spregiudicati faranno valere le proprie ragioni non sempre trasparenti ed eticamente cristalline?

Allo stesso modo giudichiamo incomprensibile l’ostinarsi dell’amministrazione nel negare la proroga di alcuni contratti a termine in attesa di un fantomatico parere del dipartimento della funzione pubblica quando la normativa di legge, ormai chiarissima alla luce del decreto anticrisi, non presenta alcuno ostacolo.

La FLC Cgil ritiene ancora aperta la vertenza finalizzata ad ottenere in sede di conversione del decreto anticrisi una norma che permetta all’Ispra di riattivare tutti i contratti scaduti. Pertanto diffidiamo l’amministrazione dal proseguire nella definizione unilaterale dei contenuti dei nuovi bandi. Chiediamo un percorso CONDIVISO per la definizione di criteri trasparenti per il rinnovo dei contratti affinché tutti possano partecipare con pari opportunità e secondo le reali esigenze dell’ISTITUTO e, in ogni caso, a parità di requisiti professionali richiesti, sia data priorità ai collaboratori che da anni hanno prestato servizio nei 3 enti disciolti ora ISPRA.

Roma, 10 luglio 2009

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