Servizio di TRC (TV Carpi di Modena) sulla sanzione disciplinare che è stata irrogata al Prof. Francesco Mele per aver difeso il diritto del Collegio dei Docenti dell’ ITC di Carpi (MO) ad esprimere il proprio pensiero in merito alla Riforma Gelmini.
19:02 – 27/06/10 – I Veri Problemi della Scuola Italiana.
Di Lucio Garofalo
Negli ultimi 16 anni i ministri che si sono avvicendati alla guida del dicastero della Pubblica Istruzione, hanno provveduto solo a varare la propria riforma per lasciare un segno, inevitabilmente infausto, nella storia. L'istruzione è ormai una cavia istituzionale, esposta agli azzardati e scellerati esperimenti riformistici che si sono rivelati semplicemente devastanti. Questi esponenti di governo hanno scambiato lo Stato per un'impresa privata e l'hanno ridotto a brandelli. Su tutti il ministro Mariastella Gelmini, un vero e proprio flagello della cultura che ha oltraggiato profondamente la scuola. Un'istituzione che era il vanto della nazione, con una scuola materna e una scuola elementare giudicate tra le migliori realtà pedagogiche del mondo. E' evidente che gli ideologi del centro-destra sanno bene che il ruolo della scuola è di natura formativa ed eversiva, in quanto ha il compito di forgiare personalità libere e critiche.
I ministri maggiormente affiatati all'interno del governo sono Mariastella Gelmini e Renato Brunetta. Entrambi sono accomunati da due carriere politiche parallele e persino due vite parallele. Entrambi stanno portando avanti due controriforme invise al mondo della cultura e a settori della società civile. Ambedue affrontano il loro incarico come una dura battaglia contro le resistenze opposte da un sistema che non accetta di essere trasformato. Inoltre, entrambi hanno vissuto esperienze personali e professionali spiacevoli e mortificanti, prima di intraprendere l'attività politica e diventare ministri.
Prendiamo in considerazione Brunetta, che si erge a paladino di una “crociata antifannulloni”. Costui appartiene all'aristocrazia dei professori, all'elite dei docenti che guadagnano troppo e, almeno in molti casi, lavorano poco, se non nulla. Lo stesso Brunetta venne a suo tempo censurato per assenteismo dal Rettore dell'Università dove (non) lavorava. Inoltre, Brunetta era un primatista dell'assenteismo anche nel Parlamento Europeo. Insomma, il classico ministro che predica male e razzola peggio.
Per quanto concerne il “Decreto Gelmini”, questo ha imposto una controriforma con decisione unilaterale, senza confronto con i sindacati e le varie componenti del mondo della scuola, senza consultare nemmeno il Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, senza alcuna riflessione di natura giuridica e tantomeno pedagogica. Sul piano occupazionale le conseguenze sono state subito devastanti e si prospetta nei prossimi anni una vera macelleria sociale. Nel complesso si calcola che il taglio di insegnanti solo nella scuola elementare, per effetto della restaurazione a pieno regime del maestro unico, ammonterebbe ad oltre 80mila posti e saranno i precari ad essere massacrati.
Pertanto, il governo Berlusconi persegue un ritorno al passato che gli permetta di fare cassa, riscuotendo nuovi introiti a scapito della malconcia scuola pubblica, mentre le risorse finanziarie sono dirottate altrove. Scimmiottando con 30 anni di ritardo il modello anglo-americano, cioè la politica neoliberista che ha ispirato le amministrazioni ultraconservatrici della Thatcher in Gran Bretagna e Reagan negli USA, il piano del governo è di subordinare la scuola al servizio del capitale e del mercato del lavoro. La conseguenza finale sarà lo smantellamento della scuola pubblica, per concedere una formazione d'eccellenza ad una platea elitaria e procurare una manodopera crescente a basso costo proveniente dalle scuole pubbliche, riservate alle masse operaie e popolari.
E' questo il modello, miserabile e classista, che ispira la politica, non solo scolastica, del governo Berlusconi, che offende l'istruzione nel nostro paese. Una scuola-parcheggio per bulli e piccoli gangster, dove i docenti sono, nella migliore delle ipotesi, addestratori degli studenti per aiutarli a superare i quiz a risposta multipla (si pensi, ad esempio, alle cosiddette prove Invalsi), soggetti alle valutazioni internazionali. Una scuola sempre più omologante e passivizzante, simile ad una sorta di supermercato dell'offerta educativa, sempre meno comunità educante e democratica. Una scuola che è la negazione della cultura e che, in pratica, produce solo saperi-merci usa e getta.
Si ciancia tanto dei problemi della scuola italiana, ma chi è deputato a risolverli non si adopera affatto in tal senso. In politica ogni soluzione non può essere efficace se non è anche giusta e tempestiva. Il decisionismo e l'efficientismo devono essere calibrati mediante criteri di equità sociale, altrimenti rischiano di essere deleteri. Dunque, vediamo quali sono alcuni dei problemi concreti, ancora irrisolti, della scuola italiana.
Il principale problema della scuola odierna è costituito dalla svalutazione della professionalità degli insegnanti, dallo stato di avvilimento e frustrazione che li attanaglia. Occorre rilanciare in modo concreto la professionalità didattica, rivalutando anzitutto la posizione economica degli insegnanti italiani, che risultano i più sottopagati d'Europa. Per innescare un meccanismo virtuoso occorre rendere appetibile la professione educativa e docente, così da creare le condizioni per indurre le persone più valide e preparate ad aspirare ad un lavoro ben remunerato e molto più apprezzato rispetto al presente. Il recupero del potere d'acquisto condurrà ad un incremento proporzionale del prestigio sociale e favorirà un crescente rendimento qualitativo dei docenti. A beneficiarne saranno anzitutto gli studenti. Questo, in sintesi, è il circolo virtuoso che occorre innescare prima di ogni altra cosa per resuscitare la scuola italiana.
Un altro problema serio è quello delle attività aggiuntive non obbligatorie, vale a dire i progetti extra-curricolari. Nel campo della didattica i criteri di quantità e qualità sono sovente incompatibili tra loro in quanto si escludono a vicenda. In genere la quantità “industriale” rischia di inficiare la qualità di un progetto, a maggior ragione laddove i progetti sono prodotti in serie. In tal modo le singole istituzioni scolastiche rischiano di diventare vere e proprie fabbriche di progetti, cioè progettifici scolastici.
Personalmente non sono contro i progettifici per rivendicazioni astratte e ideologiche, ma per ragioni legate alla mia esperienza concreta. Nulla mi impedirebbe di essere a favore dei progetti di qualità, purché siano attuati seriamente, ma nel contempo sono cosciente che i casi virtuosi sono eccezioni assai rare. Di norma i “progettifici scolastici” si caratterizzano in modo gretto e negativo per una scarsa creatività e trasparenza, per l'inadeguatezza degli interventi, per una debole rispondenza ai reali bisogni formativi, culturali e sociali degli allievi, mentre obbediscono solo ad una logica affaristica e aziendalistica. Per non parlare dei continui strappi alle regole, delle reiterate violazioni di norme e diritti sanciti dalla legge, delle frequenti scorrettezze e furbizie commesse all'interno delle singole scuole, derivanti da invidie, ambizioni e rivalità individualistiche, contenute in un contesto di direzione autoritaria e verticistica o, in alcuni casi, di leadership pateticamente e falsamente illuminata e paternalistica.
Veniamo, inoltre, alla questione della trasparenza e al tema della democrazia collegiale che ormai versa in uno stato decadente. Dal varo dei Decreti Delegati che nel 1974 istituirono forme e strumenti di democrazia diretta nella scuola, la partecipazione agli organi collegiali si è progressivamente deteriorata. Oggi il potere all'interno degli organi collegiali esclude la massa delle famiglie, degli studenti, del personale docente e non. In pratica l'esercizio del potere decisionale nelle singole scuole è riservato ad una cerchia oligarchica formata dal Dirigente scolastico e dai suoi più stretti collaboratori.
Esaminiamo il caso emblematico di un organo come il Collegio dei docenti. Un tempo questo era la sede deputata a discutere gli argomenti più nobili ed elevati, tematiche psico-pedagogiche e culturali, per cui gli insegnanti, specie i più aperti, coscienti e motivati, avevano modo di confrontarsi e maturare sotto il profilo intellettuale e professionale. Oggi i Collegi dei docenti sono ridotti a centri di mera ratifica formale delle decisioni assunte dai dirigenti. Tale avallo avviene generalmente tramite procedure esautoranti, che umiliano la dignità e la sovranità dei Collegi stessi. Questi sono diventati il luogo più alienante e passivizzante in cui si dibatte di questioni esclusivamente finanziarie, senza la dovuta trasparenza, senza fornire le informazioni concernenti il budget effettivo di spesa. Insomma, i Collegi dei docenti approvano senza neanche conoscere fino in fondo l'oggetto reale previsto all'ordine del giorno, cioè i finanziamenti, talvolta cospicui, che vanno a beneficio di una minoranza di colleghi, coincidente con la cerchia ristretta formata dal cosiddetto “staff dirigenziale”.
Questo processo di logoramento della democrazia partecipativa, della trasparenza e dell'agibilità democratica e sindacale, degli spazi di libertà e legalità nella scuola, è in atto da oltre 15 anni. Tale involuzione in senso autoritario è dovuta ai colpi letali inferti dai governi di centro-sinistra e di centro-destra. Nella fattispecie particolare, le principali responsabilità politiche di tale declino sono da rinvenire in un momento storico-legislativo assai importante: l'istituzione della legge sull'autonomia scolastica.
La mera formulazione giuridica dell'autonomia non ha stimolato le scuole ad esercitare un ruolo di traino e promozione culturale rispetto al contesto di appartenenza. In molti casi, le istituzioni scolastiche hanno assunto una posizione subalterna ai centri di potere vigenti nelle realtà locali. A ciò si aggiunga un crescente imbarbarimento dei rapporti tra i lavoratori della scuola, in quanto questa è divenuta il teatrino di laceranti conflittualità, sorte in molti casi in un clima di debole e sciocco paternalismo. Questi fenomeni alienanti e disgreganti sono un corollario dell'autonomia, nella misura in cui tale normativa non ha favorito un assetto equo ed efficiente, generando soprattutto confusione, contrasti, assenza di certezze, violazione di regole e diritti, incentivando comportamenti furbeschi, spregiudicati ed arroganti, esasperando uno spirito di cinismo, arrivismo e un'accesa competizione per scopi prettamente venali e carrieristici.
13:33 – 17/03/10 – Mozione del Cd dell'ITIS Severi di Padova sul riordino della scuola superiore…
Mozione del Collegio Docenti dell’I.T.I.S. F. Severi di Padova sul riordino della scuola superiore
di Carlo Salmaso
Il Collegio dei Docenti dell’I.T.I.S. F. Severi di Padova riunitosi il 9 marzo 2010-03-09
considerato che:
· le bozze dei Regolamenti dei Licei e degli Istituti Tecnici sono state pubblicate il 23 febbraio 2010, solo tre giorni prima della data di inizio delle iscrizioni;
· ciò impedisce al Collegio dei Docenti e al Consiglio di Istituto di elaborare e approvare un nuovo Piano dell’Offerta Formativa credibile, con le procedure e i tempi previsti dagli articoli 3 e 8 del DPR sull’Autonomia, n. 275 del 1999, fonte normativa citata dagli stessi schemi di regolamento, che nessuna scuola può permettersi di eludere o violare;
· conseguentemente, agli studenti e ai loro genitori, all’atto delle iscrizioni, mancano le informazioni essenziali e complete che permettono di adottare scelte consapevoli, come previsto dall’articolo 13, comma 11, e dall’articolo 8, comma 3, delle stesse bozze dei regolamenti dei Licei e degli Istituti Tecnici;
· la riduzione a 32 ore e il taglio delle discipline che ne deriva, a partire dall’anno scolastico 2010/11, per le seconde, terze e quarte classi degli Istituti Tecnici, i cui studenti verranno iscritti d’ufficio, comporta la palese violazione non solo della scelta del POF già adottata al momento dell’iscrizione in prima, ma anche dell’articolo 8 del DPR sull’Autonomia, n. 275 del 1999;
· dei futuri percorsi degli Istituti Tecnici e dei Licei non sono ancora conosciuti gli obiettivi e i contenuti delle diverse discipline, ma sono stati pubblicati solo i semplici quadri orari, che non sono sufficienti;
· i nuovi indirizzi sono stati assegnati dal Ministero alle scuole in modo “automatico” e pubblicati solo l’1 marzo 2010, la Regione Veneto li ha a sua volta modificati in modo “automatico” il giorno 2 marzo 2010 senza dare ai singoli Istituti l’opportunità di presentare le proprie proposte motivate;
· i Regolamenti non sono ancora definitivi, sono privi del visto della Corte dei Conti e non sono stati firmati dal Presidente della Repubblica; essi non sono ancora ufficialmente in vigore, perché non ancora pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, cosa che avverrà probabilmente tra un mese, paradossalmente in prossimità o addirittura dopo la scadenza delle iscrizioni, prevista per il 26 marzo e già rinviata due volte: pertanto qualsiasi decisione adottata prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale è prematura e illegittima;
· la stessa Circolare Ministeriale sulle iscrizioni è, come minimo, irregolare: è stata pubblicata il 18 febbraio 2010, afferma che le famiglie possono scegliere una delle diverse tipologie di istituto previste dai regolamenti e dalla programmazione regionale dell’offerta formativa, regolamenti pubblicati solo 5 giorni dopo, il 23 febbraio, che non sono né definitivi né in vigore, mentre la programmazione regionale deliberata il 2 marzo 2010 risulta compilata in modo affrettato e, in parte, errato: conseguentemente non è possibile un avvio regolare delle iscrizioni;
· i docenti, mai interpellati sui nuovi percorsi didattici, che sono di loro specifica competenza e richiedono adeguati tempi di elaborazione e proposta, non possono assumersi la responsabilità di eseguire in modo approssimativo provvedimenti decisi solo dal governo, fuori tempo massimo, e ufficialmente ignoti fino al 23 febbraio;
· le bozze dei regolamenti sono figlie della Legge 133/2008 e dei suoi pesanti tagli alle risorse essenziali e agli organici della Scuola Pubblica e quindi sarà impossibile per il nostro istituto ottenere l’assegnazione di docenti per eventuali operazioni che sfruttino la flessibilità didattica citata dai regolamenti stessi
dichiara
che non può e non deve deliberare alcuna applicazione di una riforma dei Licei e degli Istituti Tecnici incompleta, non definitiva e non ancora entrata in vigore;
invita
il Consiglio di Istituto, ai sensi del DPR 275/99, a valutare la possibilità di presentare ricorso contro l’assegnazione degli indirizzi prevista dal Ministero e modificata dalla Provincia e dalla Regione.
Padova, 9 marzo 2010
Approvata all’unanimità, con due astensioni
13:27 – 02/03/10 – Mozione Collegio Docenti ITIS 'G.B. Pininfarina' di Moncalieri (TO)
Altro esempio di boicottaggio: Mozione del Collegio Docenti dell’ITIS G.B. Pininfarina di Moncalieri (TO).
– Al Ministero dell’Istruzione
– All’Ufficio Scolastico Regionale
I docenti dell’ITIS, riuniti in collegio il giorno 3 febbraio 2010, a distanza di un anno tornano in questa sede ad esprimere il profondo allarme e la grave preoccupazione sulla situazione della scuola pubblica e in particolare dell’istruzione tecnica.
Le annunciate riduzioni di risorse economiche e di personale dello scorso anno scolastico si sono trasformate in realtà che stanno portando alla riduzione dell’offerta formativa e alla dequalificazione della scuola pubblica, senza nulla cogliere dalle osservazioni e dalla protesta di chi nella scuola vive e lavora.
Non può sfuggire la contraddizione nelle dichiarazioni propagandistiche ministeriali, che divulgano come miglioramento ed innovazione quelle misure di razionalizzazione contenute nei provvedimenti: la pesante riduzione del personale legata alle leggi 133/08 e 169/08; la riduzione con surrettizie alchimie contabili dei Fondi di Istituto necessari per la qualità dell’offerta formativa; l’azzeramento o quasi dei fondi per le supplenze e la diminuzione ai minimi termini delle risorse per il funzionamento delle scuole delineano in concreto una esclusiva volontà di risparmio.
Anche sulla riforma dell’istituto tecnico il Ministero dimostra di ritenere fondamentale il rispetto delle scadenze e del modello che si è prefissato, piuttosto che di cogliere l’importanza di un processo di confronto con il personale della scuola sui percorsi, sull’importanza delle attività laboratoriali, sui programmi e sugli orari.
Ancora una volta si risponde alla difficoltà di capire la fisionomia di un nuovo percorso di studi, peraltro non ancora ufficiale, con un vuoto slittamento delle iscrizioni oltre ragionevoli termini.
In questo clima di estrema incertezza, in cui si collocano anche i destini nebulosi dei corsi serali, si propone per giunta un disegno di legge nel quale l’attività di apprendistato varrebbe a tutti gli effetti come assolvimento dell’obbligo di istruzione.
L’elevamento dell’obbligo a 16 anni, oggi legge del Paese, è stato il raggiungimento di un obiettivo di grande civiltà, di uguaglianza sociale, ed anche l’innalzamento dei livelli di istruzione in conformità a quanto previsto dai trattati europei.
L’assolvimento dell’obbligo di istruzione al di fuori della scuola vanificherebbe ancora una volta il ruolo fondamentale di questa nella formazione di un cittadino responsabile e consapevole.
Il Collegio Docenti dell’ITIS “G.B. Pininfarina” ritiene che le azioni citate, alcune delle quali già operanti, non rispondano a criteri di miglioramento del sistema scolastico, ma hanno già avuto ed avranno ricadute sempre più negative per gli studenti, le famiglie e la scuola italiana nel suo complesso.
Per questi motivi invita il Ministro della Pubblica istruzione ad un riesame dei provvedimenti che preveda un confronto con i docenti e le organizzazioni rappresentative, sia culturali che sindacali, del mondo della scuola.
Il Collegio chiede, inoltre, che la proposta di riforma sia rielaborata nell’ottica di un reale potenziamento e rilancio dell’istruzione tecnica, che veda i docenti coinvolti da protagonisti e riaffermi il principio che soltanto l’investimento su cultura e formazione possa garantire al Paese un futuro democratico e pacifico. Approvata con voti: favorevoli 137, astenuti 10, contrari 3
Fonte: TerritorioScuola Collegio Docenti.
Vedi anche: Download fac-simile del documento del CdD (Pronto per la compilazione)
Mozione CdC ISI Caduti della Direttissima – Castiglion de’ Pepoli (BO)
13:10 – 02/03/10 – Mozione Collegio Docenti I.S.I. 'Caduti della Direttissima' Castiglion de' Pepoli (BO)
Boicottare le decisioni ministeriali troppo affrettate? Ecco come hanno deciso di fare a Castiglion de’ Pepoli.
Download fac-simile del documento del CdD (Pronto per la compilazione)
Castiglion de’ Pepoli, Bologna, 24/02/10.
Il collegio dei docenti del I.S.I. “Caduti della Direttissima”, ritiene grave che il Ministero intenda dare avvio al riordino della scuola superiore già a settembre 2010, senza che si sia concluso l’iter previsto dalla Legge 133/08 e siano stati pubblicati tutti i regolamenti previsti dalla Legge.
Rileva che allo stato non risultano pubblicati in G.U. i regolamenti di riordino con il visto della Corte dei Conti e la firma del Presidente della Repubblica, che ha il compito di emanare i decreti applicativi.
Rileva inoltre che non è noto neppure il regolamento che definisce gli obiettivi di apprendimento legati ai nuovi indirizzi e quadri orari e quello relativo all’articolazione delle cattedre.
Rileva che la situazione di incertezza sulla distribuzione delle iscrizioni ai nuovi indirizzi e la prevista emanazione del regolamento sulla revisione delle nuove classi di concorso solo a settembre metterà a rischio il posto di lavoro di molti colleghi.
Valuta la CM n. 17 del 18 febbraio 2010 che da avvio alle iscrizioni per l’anno 2010/11 illegittima perché:
è mancante dei necessari presupposti legislativi;
viola l’autonomia delle Istituzioni scolastiche alle quali vengono assegnati i nuovi indirizzi in modo “automatico” dal MIUR, senza che gli organi scolastici abbiano potuto presentare all’USR e alla Regione le loro motivate proposte, così come previsto dall’art. 13 c. 5 dello schema di regolamento di revisione dei licei, approvato dal CdM il 04/02/10, e dagli altri schemi di regolamento;
invade le competenze sulla definizione del piano dell’offerta formativa territoriale che attengono alla provincia e della Regione, mettendo in discussione il necessario legame fra la scuola e l’ambito sociale in cui opera;
costringe il nostro Istituto a dare avvio alle iscrizioni in una situazione di totale incertezza sul suo futuro; costringe i genitori ad una scelta dei nuovi indirizzi totalmente al buio.
Per tali motivi il Collegio delibera:
a) di non compiere alcun atto applicativo di tali provvedimenti se non quelli relativi all’organico aggiuntivo, che consentono di evitare la creazione di soprannumerari;
b) di invitare il Consiglio di Istituto, ai sensi del DPR 275/99, di valutare la possibilità di presentare ricorso contro l’assegnazione degli indirizzi prevista dal Ministero;
c) di invitare il comune di Castiglion de’ Pepoli, la Provincia di Bologna e la Regione Emilia Romagna a presentare ricorso contro l’invasione delle competenze in materia di programmazione territoriale dell’offerta formativa.
d) Ad inviare tale delibera agli altri istituti bolognesi, al Dirigente dell’USR, al Presidente della Provincia e della Regione, nonché agli organi di stampa.
Fonte: TerritorioScuola Collegio Docenti.
Download fac-simile del documento del CdD (Pronto per la compilazione)