18:02 – 24/12/09 – Lombardia, i buoni scuola vanno ai privati.

La giunta Formigoni sceglie da che parte stare: agli istituti pubblici restano le briciole.

di Chiara Paolin

Le scuole private lombarde possono stare tranquille fino al 2015. Regnante Formigoni, non avranno problemi di bilancio: il giochino del “buono scuola” è promosso a pieni voti. La Costituzione vieta di finanziare direttamente gli istituti privati, ma a Milano e dintorni si possono distribuire a piene mani i preziosi ticket che consentono di mandare i ragazzi dalle elementari al liceo sui banchi privati coi soldi pubblici.

Per la precisione, nell’anno 2008/2009, il 9% degli scolari ha consumato l’80% delle risorse assegnate allo studio, ovvero 47 milioni di euro finiti a pagare le rette di collegi e pie istituzioni per 98.392 ragazzi a fronte dei 12 milioni destinati al restante milione di studenti lombardi.

Un meccanismo spiegato dal Rapporto 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia elaborato dal Gruppo regionale di Rifondazione Comunista sulla base di un’analisi rigorosa del database dell’Assessorato all’Istruzione. Indagine annuale che stavolta ha richiesto particolare impegno visto che i dati sensibili sono stati affidati alla società di servizi Accor, quella dei ticket restaurant, scelta per rendere ancor più fluida l’attribuzione. Infatti il sistema funziona benissimo, specie grazie a qualche regoletta da dieci e lode. Lo status patrimoniale del richiedente, ad esempio.

Mentre i genitori degli studenti della scuola pubblica devono esibire il certificato Isee per accedere a un piccolo contributo, i richiedenti la “dote per la libertà di scelta” questo il romantico nome scelto per il bonus godono di uno scivolo speciale, ovvero l’indicatore reddituale, dove i limiti sono molto più tolleranti e, soprattutto, non si deve dichiarare la propria situazione patrimoniale, sia mobiliare sia immobiliare.

Così succede che oltre 4 mila beneficiari del ticket dichiarino al fisco un reddito tra i 100 mila e 200 mila euro annui: non proprio dei bisognosi. Altri risultano residenti nelle zone più prestigiose di Milano, come la Galleria Vittorio Emanuele o via Manzoni, roba da 20 mila euro al metro quadro. Restando sui grandi numeri, soltanto il 25% dei beneficiari dichiara un reddito inferiore a 30 mila euro, mentre tutti gli altri, cioè il 75%, sta tra i 30 mila e i 198 mila euro.

Non è un aiuto per poveri, insomma. Scrive Enrico De Alessandri, dirigente regionale, nel suo libro “Comunione e liberazione, assalto al potere in Lombardia”: “Cl è, notoriamente, l’unico movimento fondamentalista in Europa che ha costituito una situazione di potere monopolistico nell’ambito di una importante istituzione pubblica come la Regione Lombardia, attraverso un’occupazione militare dei suoi esponenti in tutti i posti chiave”. Con relativi budget di spesa. Parole che sono costate al dipendente regionale un mese di sospensione dal ruolo con l’accusa di aver tradito “il rapporto di fiducia col proprio datore di lavoro”. La Regione Lombardia. O Cl?

“De Alessandri racconta la verità, finanziare la scuola cattolica è un punto d’onore per Cl – spiega il consigliere regionale Carlo Monguzzi, dei Verdi – Il meccanismo ormai è rodato. E il consenso popolare non manca. Una grossa parte dell’elettorato vive una situazione di stabilità ma teme qualsiasi cambiamento, quindi vota chi porta avanti lo status quo. Poi ci sono disoccupati, precari, sfiduciati dalla politica, quelli che non vanno neanche più al seggio. Oppure si rivolgono alla Lega, sperando di esprimere un dissenso forte. Inrealtà l’effetto è opposto: tutto quello che accade sotto il cielo di Lombardia è condiviso a pieno da Lega e Pdl. O da Lega e Cl, per meglio dire”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 22 dicembre
Scarica Rapporto 2009 sul finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia

09:19 – 21/09/09 – Convocazioni docenti disertate: Formigoni vuole l’albo lombardo

Prof di sostegno – Quattromila convocazioni per gli insegnanti di sostegno in Lombardia. Rispondono in un centinaio soltanto.Il segretario Cisl Scuola Bergamo D’Acunzo spiega perché.

Quattromila convocazioni per gli insegnanti di sostegno in Lombardia. Rispondono in un centinaio soltanto. E al governatore Roberto Formigoni questa situazione non piace per nulla, così chiede formalmente al ministro Maria Stella Gelmini il via libera per sperimentare già dal prossimo anno l’albo regionale dei prof che consentirebbe di “scavalcare” le graduatorie romane: una sorta di federalismo della scuola.

Ma cosa è successo solo sabato scorso quando il provveditorato lombardo ha convocato ben quattromila persone per assegnare le cattedre del sostetgno e si sono presentati in cento?

Lo spiega Vincenzo d’Acunzo, segretario bergamasco della Cisl Scuola: “Il fatto è che agli insegnanti del Sud non conviene oggi come oggi accettare questo tipo di cattedre al Nord, visto che possono contare su una quota di stipendio assegnata dallo Stato per la disoccupazione e su un’altra quota assegnata dalla Regione, per un totale che arriva fino al 90 per cento, senza muoversi da casa”.

Quindi i prof non si spostano: questo comporterà problemi alle scuole lombarde e a quelle bergamasche? “Nei prossimi giorni saranno i presidi a nominare i prof di sostegno, scegliendoli dai precari della terza fascia, che hanno le competenze ma non sono abilitati. Quindi per la scuola non ci saranno problemi, per questi insegnanti invece sì perché la politica (e con politica intendo i governi, non solo l’ultimo, anche quelli precedenti) non ha saputo e non sa come muoversi per dare loro l’abilitazione, non ha costruito un percorso per questi insegnanti che in Bergamasca sono almeno duemila”.

Fonte: Bergamo News.