12:59 – 05/01/10 – Appello di una studentessa 21enne sieropositiva…

HIV Virus
HIV Virus

Milano, 5 gen. (Apcom) – “Vorrei, forse utopicamente, che lo Stato, le Regioni, le Province e i Comuni prendessero seriamente la lotta contro l’Aids” . E’ quanto scrive una studentessa 21enne dell’università Bocconi di Milano in una lettera-appello pubblicata oggi dal Corriere della Sera nelle pagine locali. “Si dovrebbe – continua la donna i cui genitori ignorano il contagio – parlare molto più spesso di questa malattia, forse non tanto agli studenti, che sono informati per le sessioni di educazione sessuale fatte a scuola, bensì ai genitori, agli adulti, agli over 30″.

“Due milanesi al giorno – ricorda – si infettano, e questi non sono ragazzini di 16 anni, ma sono padri di famiglia, che tradiscono le proprie mogli e che le infettano, e che rovinano la vita dei loro familiari. Non credo di essere esagerata nel definire questa malattia una pandemia, io davvero non mi capacito del perché non venga fatta una diffusione a livello nazionale di tali informazioni. Ogni malato come me, viene a costare al servizio sanitario 1.500 euro al mese solo per i medicinali, senza contare le visite mensili ed i vari controlli”.

“A 21 anni è difficile dire – prosegue – ad un proprio coetaneo che si è malati. Si teme l’ignoranza, l’allontanamento… Insomma ho 21 anni e sono malata, vorrei tanto che la gente acquisisse consapevolezza e che comprendesse che l’Aids non è poi tanto lontano da ognuno di noi. Vorrei che nessuno dovesse passare ciò che passo io tutti i giorni. Vorrei che qualcuno finalmente trovasse una cura, e se non è possibile, vorrei almeno che la gente non mi guardasse male per la mia malattia, perché io non sono una drogata, una dai facili costumi, o una persona sessualmente ambigua, io sono una ragazza normale che è stata per quattro anni con lo stesso ragazzo, che non lo ha mai tradito, al suo contrario”.

00:13 – 23/12/09 – Assenze per Malattia: Orari di reperibilità e Deroghe.

Assenze per malattia e fasce orarie di reperibilità. Cambiano di nuovo ma per la prima volta sono previste deroghe.

Come preannunciato e sulla base di improbabili calcoli sull’assenteismo dei dipendenti pubblici che giustificherebbero il ripensamento, il ministro della Funzione Pubblica conferma la volontà di allungare nuovamente le fasce di reperibilità dei dipendenti pubblici che, ingrati, hanno approfittato di quanto stabilito dai contratti prima dell’entrata in vigore della Legge 133/09.

Come si ricorderà la Legge 133/09 aveva portato le fasce di reperibilità dei pubblici dipendenti ad 11 ore giornaliere, in netto contrasto con le 4 ore stabilite dai CCNL e in linea con quanto avviene negli altri settori, poi riportate di nuovo a 4 ore nell’estate di questo anno con il decreto anticrisi (DL. 78/09).

Accecato dal sacro furore ideologico e avendo verificato gli effetti deleteri, a suo dire, dell’ultima concessione, il ministro torna ora sui suoi passi e in applicazione del DLgs 150/09 (art. 55 septies) reintroduce per decreto una differenziazione nelle fasce di reperibilità dei dipendenti pubblici, rispetto a quelli privati.

L’allungamento delle fasce di reperibilità porta così a sette ore complessive giornaliere il tempo in cui può essere effettuata la vista a domicilio in casa in caso di assenza per malattia: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Per l’occasione, finalmente, si introduce il principio dell’esclusione dall’obbligo di reperibilità nei casi in cui l’assenza per malattia sia dovuta a:

  • patologie gravi che richiedono terapie salvavita;
  • infortuni sul lavoro;
  • patologie per riconosciuta causa di servizio;
  • stati patologici sottesi o connessi alla situazione di invalidità riconosciuta.

Si considerano inoltre esonerati dall’obbligo di reperibilità i dipendenti pubblici nei confronti dei quali sia già stata effettuata la visita fiscale, per il periodo indicato nella prognosi.

Fonte: FLC CGIL Scuola