18:56 – 21/12/09 – Tagli sulla Scuola Pubblica: Il Dossier 2009.

Tagli sulla Scuola Pubblica 2009
Tagli sulla Scuola Pubblica 2009

[Sintesi elettronica di TerritorioScuola Server] – Il piano programmatico di attuazione dei tagli nella scuola pubblica previsto dalla L.133/08 ha mantenuto la sua promessa.

Una dieta imposta alla scuola pubblica che sembra non avere un disegno che ridefinisca un percorso di qualità, ma proceda esclusivamente secondo la logica del fare cassa. Ma la scuola italiana non è un ramo secco da tagliare, è una istituzione in crisi che può anche avere la necessità di ridurre gli sprechi e gestire le risorse in maniera più razionale, come il ridimensionamento del proliferare dei corsi di studio della scuola superiore, ma che ha anche bisogno d’investimenti perché continui a rappresentare un diritto ed una opportunità per tutti.

Invece, le decisioni assunte finora hanno definito un quadro che sembra avere come obiettivo primario quello di fare cassa: la riduzione del tempo scuola, il maestro unico, la riduzione delle ore di seconda lingua comunitaria. Anche il riordino della scuola superiore sembra andare in questo senso: se è vero che ridurrà la babele di indirizzi proliferati in questi anni con la miriade si sperimentazione, è anche vero che avremo un diffuso impoverimento orario e disciplinare.

…Eppure gli anni passati qualche cosa ce lo hanno insegnato: i tagli fatti in maniera così netta ed indiscriminata, non hanno mai portato ad un innalzamento della qualità, come vorrebbe che accadesse il ministro Gelmini.

In controtendenza alle politiche governative, un recente studio della Banca d’Italia offre invece un ulteriore supporto a chi sostiene da tempo che, se è necessaria una razionalizzazione e riqualificazione della spesa pubblica, vanno parallelamente rilanciate, proprio in questa fase di crisi economica internazionale, politiche di significativi investimenti nel campo dell’istruzione e della formazione, come è avvenuto nella maggior parte dei Paesi avanzati.

Lo studio “I rendimenti dell’istruzione” del settembre 2009, infatti, evidenzia tutti i vantaggi economici di finanziare un aumento del grado di istruzione dei cittadini italiani, senza contare i sicuri benefici di tipo sociale e culturale. Se lo Stato decidesse di investire nella scuola e nell’istruzione una cifra netta, tra i 2.900 e i 3.700 euro pro capite, avrebbe un rendimento pari al 7% circa dell’investimento iniziale (8% nel Sud), ed un vantaggio fiscale per le casse pubbliche compreso tra il 3,9% e il 4,8%, derivante dal miglioramento delle posizioni lavorative, per l’aumento dei tassi di istruzione della popolazione, e dalla diminuzione dei costi legati all’assistenza sociale dei disoccupati.

Attraverso il presente dossier si può leggere uno storico dall’anno scolastico 2002/2003 all’anno 2009/2010, documentato con cifre e commenti, su quali tagli sono avvenuti negli anni ai danni della scuola pubblica, determinati dagli interventi dei governi sia attraverso le finanziarie sia attraverso l’articolazione delle voci di spesa.

…Nell’anno scolastico scorso i docenti precari sono stati 130.835, il 15,66% del corpo docente.

…La politica scolastica è chiara: un docente precario costa molto meno, lo si assume per il tempo strettamente necessario.

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