21:02 – 03/12/10 – Precario e Laureato? Ma Vai all'Estero!

Sei precario e laureato? Diventerai emigrante! Cùntent?

Ieri ho assistito a una strepitosa puntata di Exit. La Ministr..za Meloni, alla domanda su come avesse votato sulla proposta di togliere 20 milioni ai rimborsi elettorali, che ammontano a circa 1 miliardo, per sovvenzionare borse di studio, ha risposto che ha votato NO perché era tutta demagogia e i soldi ai partiti servono per riavvicinare i giovani alla politica.

Quando è stato mostrato che i rimborsi sono 5 volte le spese sostenute dai partiti e che, grazie a una legge del 2006, i partiti prendono i rimborsi per tutti e 5 gli anni anche se la legislatura finisce prima, non ha più saputo cosa ribattere e dove guardare.

Davanti agli studenti ha dovuto ammettere di non essere laureata, e alla battuta di uno studente che in un cartello scriveva che per fare i ministri non è necessaria la laurea, ma per fare il precario sì, ha provato a impietosire la platea dicendo di avere smesso di studiare per lavorare, per scoprire che diversi tra i presenti erano studenti lavoratori.

Ci si è messo anche il buon Sallusti che non solo ha negato le difficoltà nel trovare lavoro in Italia, ma nella sua idiozia ha detto che se un 37 enne sta ancora a casa è perché ci sta bene perché una famiglia con due precari arriverebbe a prendere 2.600 euro al mese, pertanto potrebbe, se ne avesse voglia, comprare casa.

A questo punto bisognerebbe informarsi su che cosa consuma per avere visioni di questo tipo.

Ma il clou della puntata è stato un filmato di Berlusconi a un convegno dei giovani del Pdl dove, a parte le solite pagliacciate, a domanda seria di una ragazza che chiedeva come avrebbe risolto il problema della disoccupazione, ha risposto che praticamente dovevano iniziare a cavarsela da soli, e il grande suggerimento è stato quello di andare a lavorare all’estero.

Il grande statista, il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni vuole risolvere il problema della disoccupazione in italia facendo emigrare tutti i disoccupati. Applausi a scena aperta.

Monica Murgia.

Fonte: Beppe Grillo Blog.

00:42 – 13/10/10 – INPS: Pensioni a Sorpresa?

Sei un lavoratore parasubordinato? Vuoi sapere se andrai in pensione? Chiedilo al presidente dell'INPS Antonio Mastrapasqua che ha detto: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parsubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.

Da qualche giorno circola sul web questa notizia (riportata da varie testate minori: AGORA VOX, INTRAGE,…) secondo la quale il presidente dell'INPS Antonio Mastrapasqua ha dichiarato ad una intervista al Corriere, che i lavoratori parasubordinati non avranno la pensione pur versando i contributi. La questione sembra essere passata in sordina sui principali media.

Il mio auspicio è che una voce autorevole come la vostra, dopo aver accertato la credibilità delle fonti, sia in grado di divulgare la notizia al resto del Paese che non si informa attraverso il web.

Se quanto sostenuto dall'articolo fosse vero, i cittadini hanno il diritto di sapere. Con quale fiducia un giovane lavoratore dovrebbe continuare a versare i contributi all'INPS ?!? Nicholas B.

20:44 – 08/10/10 – Supplente della Scuola Statale Costretto a Dormire in Tenda…

Vita da precari...
Vita da precari...

(La Scuola ai tempi della Gelmini)

Non è un Reality ma la dura Realtà, di un Precario.

Euristeo proviene da un paese della Calabria (Rossano Calabro) e da circa 10 anni lavora nella scuola come precario tra Forlì e Cesena. Fino allo scorso anno è sempre stato nominato con incarico annuale e quindi riusciva ad organizzarsi di conseguenza. Quest’anno Grazie ai disastrosi tagli Gelmini ha ottenuto solo 26 giorni di supplenza e questo gli ha comportato un disagio enorme.

Con 26 giorni di supplenza pagati a 40 euro al giorno netti è impensabile andare in albergo (il più economico è almeno di 30 euro al giorno) ma del resto nessuno affitta una camera per un periodo di tempo così breve. Quindi l'unica sistemazione che gli è rimasta è stata quella di accamparsi in una tenda, con il freddo e tutti i disagi che comporta un alloggio di fortuna come quello che ha trovato.

Oggi questa è la situazione della maggior parte dei lavoratori precari della scuola che a vario titolo non sono stati messi in condizione di poter lavorare in modo tranquillo e sereno.

Euristeo Ceraolo tiene a precisare che verso i suoi confronti è scattata una corsa di solidarietà tra i suoi colleghi offrendogli riparo per la notte (..e qui coglie l'occasione di ringraziarli pubblicamente: Edmondo, Monia, Giulia e Vicenzina). Ora si trova nella Sede Caritas di Forlì, che ha risposto prontamente alla sua richiesta di aiuto e che ringrazia. Il suo contratto presso l' I.T. per Geometri di Cesena scadrà il 16 ottobre e poi il problema è sempre lì alla prossima chiamata sperando che sia più lunga di un mese.

13:03 – 30/08/10 – Uomini e Topi (Appello ai Colleghi Tutti).

di Marcella Raiola

Diceva Gorgia che le cose non esistono, che se esistessero non sarebbero conoscibili e che se fossero conoscibili non sarebbero comunicabili, perché la parola è un'altra “cosa”, cioè una duplicazione dell'oggetto che essa millanta di definire, afferrare e racchiudere nelle sue sillabe incantatrici e provocatorie.

Nel famoso film di Martone Morte di un matematico napoletano, ispirato alla vita di Renato Caccioppoli, il professore napoletano considerato un genio, c'è una scena in cui l'attore che lo impersona, facendo ruotare disperatamente una mano attorno al suo polso, paragona la mano alla parola e il polso cui è attaccata, invece, alla “cosa”, all'Essere. La mano tenta disperatamente di afferrare il polso, ma non può. Non riesce.

Mi sono venute in mente tutte queste strane reminiscenze, ieri, mentre, sotto un padiglione improvvisato a Viale Trastevere, a Roma, in uno spiazzo di terra invaso da immondizie e percorso estemporaneamente da topi di campagna di considerevolissima dimensione, che si trova a poca distanza dal Ministero della Pubblica Istruzione, sedevo su una sedia da giardino, assieme ad una ventina di docenti precari convenuti da varie regioni d'Italia, poco distante dai due colleghi di Palermo che hanno intrapreso (uno da 11, l'altra da 2 giorni) lo sciopero della fame.

Pensavo alla discrepanza tra parole e cose perché, anche se ragionarci sopra è praticamente il mio mestiere, càpita raramente di trovarsi in una situazione in cui si può concretamente verificare lo scollamento tra la rappresentazione di un fatto, sempre cristallizzante, parziale, rimodellata o interessatamente retorizzata, e la sua natura sfuggente e polivalente.

In una Roma deserta e afosa, riuniti in un'assemblea che somigliava molto ad un bivacco rom e molto poco ad un raduno di insegnanti, ma che aveva assai più dignità di qualunque rissosa seduta dell'attuale Parlamento, insozzato dalla rozzezza squadrista di leghisti e pidiellini e devoluto alla ratifica delle sconce proposte berlusconiane o alla svendita di sé in cambio di prebende o “massaggiatrici di qualità”, abbiamo parlato ancora e ancora di scuola, di istruzione, di lotta, e lo abbiamo fatto guardando negli occhi Giacomo, deperito ma sereno e lucido, e Caterina, vitalissima e prorompente, confrontandoci con la loro volontaria scelta, senza lesinare critiche, rimbrotti e perplessità.

La realtà è complessa, molto complessa. Uno sciopero della fame è una cosa che può apparire eroica o disperata, narcisistica o provocatoria, dolorosa o esaltante e, ancora una volta, sta alla parola, ai comunicati, alle interviste, alla nostra “amministrazione” (tutta squisitamente “politica”) della situazione, rimandare alla gente da coinvolgere quel significato e quelle sensazioni che di volta in volta siano ritenute più opportune e “produttive”. E' un processo che potrebbe essere non sempre eticamente connotato nel senso della limpidezza.

E' un processo che comporta scelte gravose, rinfacci, duro scontro. Giacomo e Caterina lo sanno; lo sapevano fin da quando hanno iniziato. Non sono degli ingenui; non sono dei sempliciotti; non sono dei semplicisti.

Voglio solo accennare ad alcuni dei problemi che sorgono quando la lotta arriva ad un certo stadio, per far comprendere quale logorio mentale, coscienziale e morale comporti la partecipazione a tutto ciò e quanto le cose spesso semplificate e banalizzate risultino, invece, intricate e, nello stesso tempo, paradigmatiche, capaci di illustrare, cioè, a livello funzionale, ogni meccanismo e dibattito democratico.

Primo problema: due che fanno lo sciopero della fame ad oltranza davanti a Montecitorio, quali che siano le loro ragioni, quando un governo traballa, diventano ambìte “prede” di varie forze politiche, strafottenti e latitanti fino a che non gli è convenuto strumentalizzare la cosa e tutt'a un tratto indignatissime di fronte all'estremo gesto degli “onesti lavoratori”. Dov'è il problema? Nel decidere, da protagonisti della lotta, se a questa gente si debba sputare in faccia o se, considerando che le leggi nascono e muoiono in Parlamento e non per strada, sia comunque utile strumentalizzarla a nostra volta per ottenere qualche concreto risultato.

Secondo problema: due che fanno lo sciopero della fame non possono farlo fino a morirne, perché metterebbero tutti gli altri precari in condizione di sentirsi in colpa atrocemente tutta la vita, per non parlare dell'abbandono dei cari, del lutto irreparabile… Ma come si fa a “ripiegare” onorevolmente, in un'ottica politica, quando si è arrivati allo stremo, senza dare l'impressione che si alzi bandiera bianca?? Paradossalmente, un'azione del genere può essere efficace, mediaticamente e politicamente (forse!) solo se lo scioperante ci lascia le penne!! Tutto questo abbiamo detto davanti a chi si stava astenendo da giorni dal cibo. Di tutto questo loro si rendono conto. Hanno risposto che l'azzardo è proprio quello di produrre una reazione prima che le loro condizioni degenerino. Del resto, l'attenzione mediatica è stata ottenuta grazie al loro gesto, e questo è indubitabile!

Terzo problema: Bisogna stabilire se un presidio permanente in una piazza “nodale” come Piazza Montecitorio “distolga” o meno l'attenzione dalle altre iniziative non meno “forti” attuate in altre parti d'Italia (a Pisa hanno bloccato le nomine; si preparano volantinaggi nei singoli provveditorati, tre prèsidi di Bologna hanno dichiarato che si rifiutano di aprire i loro istituti perché i tagli non consentono manco l'ordinaria gestione della vita scolastica etc. etc.)… Altra discussione, altro giro di opinioni, altro confronto su ciò di cui non si deve né si può evitare di parlare, come molti precari, che badano solo a verificare lo stato dell'alternativa “posto sì/posto no”, ancora non arrivano a capire.

Siamo pervenuti ad una mediazione: il presidio va tenuto, stanti le attestazioni di solidarietà politica che stanno arrivando, ma occorre considerarlo come l'ideale fulcro cui riferire tutte le altre azioni. Nel concreto, ciò vuol dire che chi non piglia incarichi e capisce, finalmente, che gli hanno tagliato le gambe, dovrebbe partire e piazzarsi a Roma a braccia incrociate accanto a Caterina e Giacomo, per un'ora, per due ore, per un minuto, per condividere simbolicamente la loro sorte e farsi “rappresentare” dal loro stato organico di progressivo deperimento da ingiustizia sociale, da “fame” di cultura.

Alla fine dell'assemblea, abbiamo taciuto e siamo giunti alla stessa convinzione: ABBIAMO TUTTI RAGIONE. Abbiamo ragione quando facciamo lo sciopero della fame e abbiamo ragione quando ne evidenziamo i pericoli e i limiti; abbiamo ragione quando diciamo che i politici dovrebbero avere la decenza di non accostarsi e quando diciamo che invece è bene che, sia pure in questa estrema fase della lotta e tardivamente, ci siano vicini e facciano gli interessi della scuola pubblica per una volta nella loro vita; abbiamo ragione quando diciamo che non possiamo e abbiamo ragione quando diciamo che dobbiamo a tutti i costi; abbiamo ragione quando diciamo che siamo esausti e abbiamo ragione quando diciamo che resisteremo un minuto più di chi ci vuole affossare…

Nel generale sgomento per la violenza che il nostro senso comune e la nostra normalità stanno subendo, non ha senso parlare di rassegnati e non rassegnati, realisti e idealisti, barricaderi e lassisti: abbiamo tutti ragione.

Io voglio, allora, visto che le speranze di recuperare la nostra dignità e il nostro ruolo di docenti sono appese a un filo, quale che sia la nostra sorte quest'anno, invitare TUTTI I COLLEGHI E GLI STUDENTI, vittime anche loro di questa dissennata distruzione della scuola pubblica, a ESSERCI, CON LA PROPRIA RAGIONE SINGOLA E SINGOLARE, a PASSARE PER MONTECITORIO, A LANCIARE IL PROPRIO URLO CONTRO CHI FA LA FAME o a PORTARE LORO IL PROPRIO ABBRACCIO.

Proprio perché non abbiamo nulla da perdere, proprio perché siamo stati già sconfitti dalla necessità stessa di arrivare a questo punto, a questo ricatto, a questa forma di follia, possiamo potenziare al massimo, ora che è inutile, la nostra reazione, la nostra reattività. Passiamo tutti per Piazza Montecitorio, dunque: ognuno di noi sarà come uno degli orchestrali del Titanic, che ribadirono la loro suprema superiorità di esseri umani sopra un destino ottuso, suonando imperturbabilmente melodie briose, mentre il nero li inghiottiva.

16:41 – 02/05/10 – Sciopero degli Scrutini Contro lo Sciopero delle Istituzioni…

COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA NAZIONALE scrive:

La controriforma della scuola secondaria di secondo grado rappresenta l’ultimo tassello del grande progetto berlusconiano di dequalificazione e impoverimento dell’istruzione pubblica italiana. Tutto l’impianto delle leggi in tema di istruzione, all’interno del quale si collocano la legge 133/08, l’art. 4 della legge 169/08 e il PdL Aprea, mirano ad estendere anche al sistema scuola una logica competitiva e aziendale, non solo introducendo i privati nei comitati tecnico-scientifici degli istituti tecnici, ma anche svilendo tutte le conquiste ottenute nel campo della ricerca pedagogica e didattica, ed annullando quella tradizione egualitaria su cui si è fondato il processo di rinnovamento democratico della scuola pubblica italiana.

Le misure adottate dal governo rispondono ad una concezione astrattamente selettiva e meritocratica della scuola, licei sempre più licei disegnati per le elite della borghesia cittadina dove la classe dirigente del domani potrà formarsi e accedere all’università; tecnici e professionali sempre trasformati in scuole di avviamento al lavoro in cui si formeranno già a quattordici anni gli operai e gli artigiani del domani.

La scuola berlusconiana non tiene conto delle diverse esigenze, dei bisogni, degli stili di apprendimento delle nuove generazioni, non dà valore al confronto tra esperienze e culture diverse, reintroducendo profondi elementi di conflittualità interetnica e sperequazione sociale, mentre aumenta significativamente i finanziamenti alle scuole-diplomifici private. Denunciamo non solo gli effetti devastanti della controriforma Gelmini nel mondo della scuola, ma anche le drammatiche ripercussioni del più grande licenziamento di massa dell’Italia repubblicana sul tessuto sociale del nostro paese. La nostra è una battaglia per il diritto al lavoro e per la difesa della scuola pubblica intesa come strumento di promozione culturale e sociale, nonchè luogo di diffusione dei principi fondamentali della nostra Costituzione e di lotta ad ogni forma di illegalità.

Denunciamo altresì il peggioramento delle condizioni lavorative dei docenti precari e di ruolo, costretti ad insegnare in classi sovraffollate e smembrate, nonchè il disconoscimento della professionalità docente, con provvedimenti quali l’accorpamento di classi di concorso, i contratti di disponibilità e gli accordi stato-regioni. Denunciamo infine la generale riduzione dei diritti dei lavoratori della scuola, ad esempio con la normativa vessatoria in tema di malattia, lariduzione della contrattazione collettiva e del potere d’acquisto dei salari prevista dalla riforma del modello contrattuale, l’accesso disuguale al salario accessorio e gli inasprimenti disciplinari previsti dalla legge Brunetta.

Dopo mesi di scioperi e manifestazioni di piazza di tutti i tipi, che non hanno minimamente scalfito la determinazione del governo a proseguire nella sua opera di distruzione della scuola statale, siamo oggi più che mai convinti che uno degli strumenti di lotta più significativi, rimasto nelle mani dei lavoratori della scuola siano le azioni di boicottaggio della burocrazia scolastica, come lo sciopero degli scrutini.

Il blocco degli scrutini tradizionale è stato una forma di lotta molto radicale e molto efficace, che in passato ha dato grande forza e visibilità alle rivendicazioni dei lavoratori della scuola. La gravità dell’attacco sferrato oggi dal governo alla scuola statale (l’unica veramente pubblica) renderebbe più che mai necessario il ricorso a forme di protesta radicali come il blocco degli scrutini. Purtroppo, però, questa forma di lotta è ormai vietata dalla legge 146 del 1990, che ha sensibilmente ridimensionato la forza d’urto dello sciopero soprattutto nei settori pubblici.

Tuttavia è ancora possibile mettere in pratica azioni che vadano al cuore della burocrazia scolastica, inceppandone momentaneamente gli ingranaggi. La soluzione è lo sciopero degli scrutini, cioè uno sciopero tradizionale e assolutamente legale indetto per due giorni – nel rispetto della vigente normativa sindacale – in concomitanza con lo svolgimento degli scrutini in modo da farne slittare lo svolgimento, che sfata il falso mito dell’intoccabilità degli scrutini.

Lo sciopero è oggi l’ultima arma rimasta in mano ai lavoratori e lo sciopero degli scrutini è la forma di sciopero più radicale che si possa praticare in ambito scolastico. Esistono dei precedenti incoraggianti: il 3 e 4 febbraio scorsi a Genova i lavoratori della scuola hanno fatto slittare di due giorni lo svolgimento degli scrutini aderendo ad uno sciopero provinciale indetto dai COBAS; in molte città d’Italia il 12 marzo scorso i lavoratori della scuola che hanno aderito allo sciopero, là dove era previsto che si svolgessero gli scrutini, ne hanno determinato lo slittamento. Secondo la legge, nessun lavoratore che sciopera può essere sostituito, nessun lavoratore che sciopera può essere perseguito in alcun modo. Inoltre, si dice spesso con uno slogan molto eloquente senza bidelli non si aprono i cancelli; appare evidente a tutti quanto sia importante in questo senso il ruolo dei colleghi del personale ATA in questa lotta.

Un’iniziativa come questa va preparata con grande cura; non è possibile aspettare passivamente lo sciopero degli scrutini, ma questo deve essere lo sbocco di un periodo lungo di lotte. E’ indispensabile arrivare alla fine dell’anno scolastico con un livello altissimo di mobilitazione nelle scuole. Crediamo che si debba da subito intraprendere tutte le iniziative a nostra disposizione, assemblee, picchetti davanti alle scuole, volantinaggi, mozioni dei collegi dei docenti, che contribuiscano a surriscaldare il clima nelle scuole.

Perciò chiediamo ai sindacati e alle RSU di mettere in pratica tutte le azioni necessarie a creare uno stato di agitazione permanente nelle scuole e soprattutto chiediamo loro che vigilino sul rispetto della legalità scolastica onde evitare azioni, come ad esempio l’anticipo degli scrutini a prima della fine delle attività didattiche, volte a neutralizzare un eventuale sciopero degli scrutini.

Chiediamo, infine, a tutti i colleghi di partecipare assieme a noi alla costruzione dello sciopero degli scrutini e, a tal proposito, accogliamo con soddisfazione la decisione dei Cobas Scuola di indire nel mese di giugno uno sciopero di due giorni in coincidenza con la settimana degli scrutini, nella piena legalità, come stabilito dalla legge 146/90. Una decisione, quella dei Cobas scuola, che dà seguito all’appello lanciato a tutte le organizzazioni sindacali dal movimento dei precari, nel corso dell’assemblea nazionale dei precari della scuola del 31 gennaio scorso a Napoli.

COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA NAZIONALE

FORUM COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA
http://docentiprecari.forumattivo.com
BLOG COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA
http://retedocentiprecari.blogspot.com/
GRUPPO FACEBOOK COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA
http://www.facebook.com/group.php?gid=35733685501
MAIL COORDINAMENTO PRECARI SCUOLA
precariscuola@gmail.com

18:27 – 24/03/10 – Le Magie del Ministero: far sparire il precariato nella scuola…

facendo sparire i precari!

di Cosimo Scarinzi – Coordinatore Nazionale CUB Scuola.

Non bastava la Proposta di Legge Aprea, che propone l'aberrante soluzione dell'assunzione diretta da parte dei Dirigenti Scolastici degli insegnanti, sottoposti a valutazioni “anatomiche” del loro essere docenti e sottoposti a trattamenti economici subordinati a competenze stabilite sempre dai Dirigenti Scolastici, il Ministero ci stupisce con la nuova discriminazione sociale: la nuova formazione dei docenti targata Israel.

A 43mila docenti precari in Italia privi di abilitazione, insegnanti a tutti gli effetti, con servizi ormai decennali presso lo Stato italiano, il Ministero proporrà un esame sbarramento per poter accedere all'abilitazione.

I docenti non abilitati avranno solo due chance per potersi abilitare, due esami, dopodiché verranno esclusi definitivamente dal mondo dell'insegnamento, vedendo i propri titoli di studio non validi per la docenza dal 2013!

Il Consiglio di Stato che ha approvato i regolamenti formativi nel giorno di martedì 22 marzo e nei confronti di questa epurazione immotivata di docenti, ha espresso perplessità relativamente alla considerazione del servizio dei docenti non abilitati, che dovrebbe costituire criterio prioritario per l'inserimento nelle Graduatorie ad Esaurimento.

Il Ministero ha risposto cianciando di: “disciplina meno rigorosa”, “disparità di trattamento con chi ha conseguito in questi anni l'abilitazione attraverso il percorso delle SSIS”,“ricondurre a limiti fisiologici il costante aumento del numero dei precari iscritti nelle graduatorie”,“aumento dei potenziali abilitati, di gran lunga superiore rispetto al numero dei posti vacanti e disponibili”,“limite delle risorse attualmente disponibili”,“sussistenza delle necessarie conoscenze disciplinari in capo ai tirocinanti”

Traduciamo in italiano:

Per anni vi abbiamo spremuto come limoni perché servivate come lavoratori sottocosto, assumibili e licenziabili a piacimento, ora non ci sono soldi o, per l’esattezza, il governo non vuole investirli, quindi non abbiamo posto per voi!

A questo punto, la lotta dei precari deve ribadire che non siamo capi di bestiame, ma docenti preparati e fino ad ora in grado di insegnare, programmare, gestire classi e che non può essere accettata la tesi che se finiscono le risorse sei finito tu.

Se credete che spariremo come vi fa comodo vi illudete. Riprenderemo l’iniziativa sino al blocco degli scrutini ad oltranza!

21:07 – 10/01/10 – Viceministro Castelli, si vergogni!

Courtesy TerritorioScuola
Comunicato del Forum Insegnanti

9 gennaio 2010 – Caro viceministro, si vergogni! Lei è lì per rappresentare il popolo italiano e se un cittadino ha qualcosa da dire ha il dovere di ascoltarlo e soprattutto di non deridere e insultare i cittadini che espongono i problemi dovuti alla situazione a cui voi, classe dirigente, avete portato l’Italia.

Vogliamo consigliarle di ripetere bene la storia. Al popolo che protestava perchè non aveva pane, la regina Maria Antonietta rispose sprezzante: “Se non avete pane, mangiate brioche”. Ebbene, poco dopo il popolo fece la rivoluzione e sappiamo tutti bene la fine che ha fatto la regina.

La precaria siciliana (Intervento di Barbara Evola, docente precaria siciliana, ad Anno Zero) le dice che a Palermo non si trova lavoro neanche da shampista e lei, preso dalla sua retorica razzista anti-meridionale, risponde di andare a lavorare… facendo anche vergognose osservazioni sul suo essere “giovane e carina”: per cosa? per andare a prostituirsi forse? Complimenti davvero! Lei sì che capisce il Paese, i suoi problemi, le sue preoccupazioni!

Abbiamo inoltre scoperto che la scuola che il governo e la Lega hanno in mente è quella di metà ‘900, con 44 alunni per classe. Confortante sapere che invece di andare avanti state riportando la scuola indietro al secolo scorso.

Comunicato stampa del Forum Insegnanti