La conoscenza dell’inglese è fondamentale per un’emigrazione di successo soprattutto nei paesi anglosassoni, ovviamente, ma anche in tanti altri paesi dove la lingua inglese è parlata correntemente, tipo paesi scandinavi.
Purtroppo la conoscenza della lingua inglese da parte dell’italiano medio è scarsa soprattutto se confrontata con la conoscenza media degli stranieri e degli scandinavi in particolare. Questo è uno svantaggio notevole quando ci si pone in concorrenza per trovare un posto di lavoro nella nazione scelta come destinazione per l’emigrazione.
La soluzione è semplice: imparare l’inglese benissimo anche prima di emigrare. Per fortuna il raggiungimento di un livello di conoscenza dell’inglese discreto è relativamente facile. Basta solo impegnarsi. Se fate dell’apprendimento dell’inglese una delle vostre priorità principali nel contesto dell’emigrazione riuscirete a migliorare il vostro inglese anche studiandolo in Italia.
Secondo me i titoli di studio sono molto importanti per essere bene accetti nel mondo del lavoro in un paese straniero. Altrettanto importante però è la capacità di saper dialogare con i “nativi”: non importa quanto siate intelligenti, quanta cultura abbiate, se vi siete laureati con il massimo dei voti…… se non riuscite a farvi capire, tutto ciò non vale nulla.
Ovviamente potete spendere molti soldi per imparare l’inglese. Potete andare a lezioni private con insegnanti di madrelingua e questo è senz’altro il modo migliore, più efficace di utilizzare il tempo dedicato all’apprendimento della lingua.
Per fortuna esistono molti altri metodi meno costosi che possono fare il caso vostro.
Innanzitutto potete frequentare un corso di inglese di gruppo. Magari non ideale come una lezione privata individuale però vi consente di ottenere un’istruzione con un dispendio relativamente limitato. Ricordate inoltre di considerare i soldi spesi verso l’apprendimento dell’inglese come un’investimento.
In secondo luogo utilizzate Internet il più possibile.
Esiste una miriade di risorse spesso volentieri o gratuite o basso costo.
Livemocha ad esempio fornisce una piattaforma con la quale incontrarsi e socializzare con amici da tutto il mondo ed imparare la lingua che vi interessa.
Youtube offre migliaia di video attraverso i quali potete imparare o migliorare il vostro inglese.
MrDuncan, ad esempio, è un insegnante di lingua inglese britannico che, dopo aver passato alcuni anni in Cina ad insegnare inglese, ha pensato di pubblicare su video le sue lezioni per principianti. Io consiglio vivamente a chi non sa parlare inglese di iniziare a guardarsi i video di MrDuncan. Sono semplici ma utilissimi per chi non ha le conoscenze di base dell’inglese.
Mylanguageexchange è un sito che mette in contatto studenti di lingue di tutto il mondo. Grazie all’utilizzo di Skype potete parlare con stranieri che vogliono imparare l’italiano. Allo stesso tempo poter imparare la lingua del vostro interlocutore. Se quindi selezionate qualcuno che parla inglese come madrelingua potete imparare l’inglese parlando con qualcuno e capendo allo stesso tempo il loro accento.
Per ultimo, un consiglio spassionato da chi ha vissuto 20 anni all’estero. Per imparare bene la lingua della vostra patria d’adozione, limitate il vostro contratto con gli italiani quando all’estero. All’inizio sarà molto difficile ma a lungo andare vi aiuterà a parlare la lingua del luogo molto meglio.
Leggete giornali, guardate film, socializzate prima che ve ne accorgiate parlerete l’inglese in modo perfetto!
Alunni stranieri In merito alla recente Circolare emanata l' 8 gennaio dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, “Indicazioni e raccomandazioni per l'integrazione di alunni con cittadinanza non italiana“, riteniamo vada apprezzato lo sforzo di fornire delle indicazioni di carattere nazionale, dotate di una loro coerenza ed organicità ma non possiamo non evidenziare limiti, dubbi ed interrogativi che non trovano risposta pure ad una attenta lettura dell'intero testo e conducono inevitabilmente a considerazioni e questioni di carattere più generale.
Un rischio evidente La Circolare prevede che le iscrizioni dei minori non italiani per classe dal prossimo anno scolastico non dovranno superare il 30% degli iscritti. Come verrà concretamente applicata questa nuova norma? Chi vigilerà sulla sua applicazione? Diciamo questo perché forse pochi sanno che un tetto al numero di alunni stranieri nelle scuole italiane c'era già, fin dal 1999, previsto dal dpr 394/1999, tuttora vigente, che prevede all'art. 45 un tetto massimo del 50% per evitare “la costituzione di classi in cui risulti predominante la presenza di alunni stranieri”. Sorge allora spontaneo chiedersi come mai non si sia mantenuto quel limite e se, come sembra, sia stato spesso superato nella realtà (490 istituzioni scolastiche sono già molto al di sopra della percentuale prevista), come mai non sia stata fatta rispettare questa norma e perché ora dovrebbero cambiare le cose tanto più in presenza di una norma maggiormente restrittiva.
Un limite di fondo Questa circolare sottolinea diversi aspetti legati al fatto di favorire il più possibile non solo l'inclusione degli alunni non italiani ma anche la loro scolarizzazione (almeno dell'obbligo) anche per prevenire una serie di criticità, quali ad esempio la dispersione, l'abbandono o l'insuccesso scolastico ma non ne cita uno, a nostro parere essenziale: il diritto di cittadinanza. Purtroppo è questo il suo principale limite: non affronta il tema delle lungaggini e difficoltà per l'acquisizione del diritto della cittadinanza italiana e non individua delle vie preferenziali, per ottenerla, come potrebbe essere quello di aver completato il ciclo di scuola dell'obbligo. Ci chiediamo: a cosa serve regolamentare e garantire il diritto allo studio degli studenti stranieri o favorire l'acquisizione di un titolo di studio o il completamento di un percorso di formazione professionale, se poi tutto ciò non conta nulla sui criteri o sui tempi di acquisizione della cittadinanza italiana e conseguentemente, sull'avvio di una professione regolare? Una proposta di legge bipartisan sull'argomento prevede espressamente di tenerne in giusto conto (proposta di legge n. 2670 Sarubbi e Granata).
Gradualità sì, sperimentazione no: perché? La decisione del Ministro Gelmini di applicare questo limite del 30% in modo graduale, a partire dalle prime classi dei diversi ordini scolastici è sicuramente una modalità prudenziale ma, a nostro avviso, non sufficiente. Sarebbe stato, infatti, preferibile prevedere una introduzione sperimentale di questa norma per la durata di un anno scolastico (così come è stato saggiamente fatto per l'insegnamento Cittadinanza e Costituzione) per verificarne gli effettivi risvolti, i risultati operativi, le buone pratiche (che effettivamente ci sono) ed eventualmente apportare i conseguenti correttivi.
Ampliamento delle condizioni per il superamento del limite del 30% La Circolare prevede già alcune condizioni, come quella di lasciare fuori dalla percentuale di alunni stranieri per classe quella riguardante gli alunni stranieri nati in Italia aventi “una adeguata competenza della lingua italiana”. In parole povere: il computo degli studenti stranieri nati in Italia (cioè quelli di seconda generazione) non dovrebbe rientrare nella percentuale del 30%. Però ci chiediamo: come mai non possono rientrare nella stessa “categoria” i bambini non nati in Italia ma arrivati in Italia da piccolissimi e che per questo, nella gran parte dei casi, conoscono e parlano la lingua italiana perfettamente e sono anche pienamente integrati? Apprezzabili, invece, altre situazioni previste dalla Circolare, perché tengono conto sia delle peculiarità territoriali che dell'autonomia didattico -organizzativa delle istituzioni scolastiche, che delle buone pratiche già realizzate da molte scuole.
Con quante risorse finanziarie si pensa di sostenere l'applicazione di questa circolare? Ai finanziamenti necessari per l'avvio di corsi pomeridiani, di classi “temporanee o di attività di sostegno linguistico si accenna solamente e in modo molto sfumato mentre ci sembra che questo aspetto rivesta un'importanza strategica e chiediamo al Ministro di far conoscere l'entità delle risorse e i criteri di distribuzione. Ci sembra essenziale che il Governo provveda anche ad individuare altre modalità di sostegno alle famiglie degli alunni non italiani come: – agevolazioni economiche per il servizio mensa, il tempo pieno e altri servizi offerti dalle scuole in fascia pomeridiana per favorire un inserimento precoce e intensivo, attraverso un'immersione linguistica ma anche culturale di ogni alunno non italiano, ricca di occasioni di scambio e interazione informali e collettive; – “un'informazione puntuale e mirata alle famiglie degli alunni stranieri” (come prevede la Circolare) non solo nella fase iniziale, quella che precede l'offerta scolastica e l' inserimento dell'alunno nel sistema scolastico italiano, ma anche periodicamente, in tutte le fasi del percorso didattico, allo scopo anche di creare un canale di comunicazione stabile che, attraverso figure specifiche (es. mediatori culturali ma non solo) possano coinvolgere l'intera famiglia nel processo di integrazione; – programmi ed interventi personalizzati nei confronti degli alunni stranieri come il testo prevede, che, a nostro parere sarebbero i più efficaci ed adatti rispetto a corsi o attività collettive anche se in piccoli gruppi. Ma come garantirli in una fase in cui l'organico della scuola italiana, soprattutto quello della scuola primaria e dell'infanzia, risulta fortemente ridotto e impossibilitato a garantire i servizi ordinari?
Ma il sostegno e la formazione ai docenti chi la garantisce? Un elemento di debolezza ci sembra quello di non aver previsto neanche l'avvio di un programma formativo e di sostegno rivolto ai docenti e alla produzione di sussidi specifici, soprattutto delle scuole dell'infanzia e primaria, sui quali ricade quotidianamente la gestione didattica, linguistica, culturale ed umana degli alunni italiani e non. Per questo crediamo che utilizzare le buone pratiche già realizzate in altri paesi europei potrebbe rappresentare un buon punto di partenza.
Adriana Bizzarri Coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva