16:51 – 08/08/11 – Storia di un'Insegnante di Italiano in Germania…

Sabrina Ceraso è dovuta partire dalla Calabria per mancanza di lavoro ed ha avuto l'opportunità di insegnare italiano in Germania dove ha anche imparato molto sugli emigranti di prima, seconda e terza generazione.

Ecco la sua storia.

Il telefono squillò a lungo, ero in un'altra stanza avevo appena finito di chiacchierare con mia sorella, nella mia testa pensai probabilmente Alessandra si è dimenticata di dirmi qualcosa, invece fu una telefonata di quelle che ti cambiano la vita.

L'emozione mi lasciò senza parole. Con voce chiara si presentò il Dirigente del Consolato di Friburgo, alle dipendenze del Ministero degli Affari Esteri, mi contattava per una cattedra di italiano nella scuola primaria di Konstanz, città a sud della Germania al confine con la Svizzera. Un solo giorno per decidere, un'infinità di dubbi, un'occasione da prendere al volo.

La decisione all'apparenza poteva sembrare una forma di evasione dal sistema scolastico italiano, una scelta scaturita da aspettative deluse per via di manovre politiche per certi versi inaccettabili.

A causa dei bruschi tagli economici, non ero riuscita ad ottenere neanche uno stralcio di supplenza. Nonostante gli anni di servizio ero rimasta senza lavoro, una realtà tipicamente italiana che rende tutti noi, giovani insegnanti, precari nel mondo della scuola, ancora di più oggi senza abilitazione bisogna arrangiarsi!.

Eppure il motivo di questa scelta va al di là del legittimo desiderio di dare una svolta al mio lavoro; per me quest'esperienza ha rappresentato qualcosa di molto più profondo, un'opportunità come poche di mettersi in gioco unendo tutte le energie per sfidare se stessi.

Si trattava di avere la fortuna di poter rappresentare la nostra nazione, di far conoscere la nostra cultura, la nostra lingua, di approfondire le mie conoscenze linguistiche, di arricchirmi ogni giorno di esperienze nuove stando a contatto con persone diverse, dalle quali avrei imparato tanto.

In effetti, ho avuto la possibilità di osservare con i miei occhi posti differenti, scontrarmi con mentalità opposte alla mia, toccare con mano una realtà così lontana dall'Italia e dalla Calabria.

Sono giunta alla consapevolezza dell'immenso valore dell'emigrazione italiana in Germania, apprezzo gli enormi sacrifici di tutti coloro che con tanta amarezza hanno lasciato il loro paese adattandosi alla durezza e alla rigidità teutonica.

Ho capito inoltre, quanto l'Italia sia unica nel mondo nonostante i suoi difetti e l'idea di paese ricco e felice che ne hanno all'estero.

Intraprendere questo viaggio per me è stato come seguire una legge interiore, un qualcosa che ti infonde gioia per quello che fai, che ti rende felice ad ogni sguardo di un papà fiero delle parole d'italiano che il figlio pronuncia. Ti senti artefice di un piccolo miracolo della memoria.

Per non parlare poi, del sorriso di ogni bambino che ti racconta dell'Italia, delle vacanze al mare, delle storie narrate dai nonni, del desiderio di una vera pizza italiana.

Durante le lezioni gli sguardi assorti dei miei alunni erano rivolti con curiosità alle immagini delle nostre più belle città italiane: Roma, Firenze, Venezia, Palermo. Leggevo nei loro occhi il desiderio di conoscerne la storia, esprimevano chiaramente la voglia di entrare in contatto con l'arte, la musica, la letteratura italiana.

Conservo molti ricordi che rivedo davanti i miei occhi, sul fermo immagine riesco a scorgere profondi momenti di solitudine, la lontananza dagli affetti e dal proprio paese. Un enorme vuoto interiore che condividi e colmi attraverso le persone che incontri, attraverso le loro esperienze che diventano le tue.

Il giorno della partenza lo ricordo ancora, mi trovavo a Roma in aeroporto, quando incontrai il primo angelo che mi aiutò in questa mia avventura.

Il signor Lettera, ricordo il suo nome anche se non l'ho più rivisto. Mi fece compagnia per tutto il viaggio, mi raccontò della prima volta in cui da ragazzo per lavoro aveva scelto di lasciare il suo paesino in Abruzzo per raggiungere la Svizzera. Una storia di emigrazione come tante, ma che in periodo di crisi era divenuta ancora più triste.

Il signor Lettera padre di famiglia, con grande dignità mi confessò, di essere stato mandato in mobilità dall'azienda per la quale aveva lavorato per più di venti anni. Approfittando della scomoda situazione aveva deciso di scendere per qualche giorno in Italia per far visita ai suoi genitori.

Molto gentilmente si offrì di accompagnarmi alla stazione tedesca di Basilea, perché in territorio Svizzero sono presenti due linee ferroviarie rispettivamente quella tedesca la Badischer Bahnhof e quella svizzera Bahnhof SBB.

Io avrei dovuto prendere il treno nella stazione tedesca, in questo modo sarei arrivata direttamente nella città di Konstanz. Venne a prenderci la moglie, una distinta signora svizzera, mi guardò all'inizio con diffidenza, poi chiacchierando si dimostrò gentile e disponibile. Aspettarono con me fino all'arrivo del treno, ci scambiammo i numeri di telefono, promisi di avvisarli del mio arrivo a Konstanz. Dopo quella telefonata non ho più avuto loro notizie.

Sul treno si sedette accanto a me un ragazzo che dall'aspetto sembrava italiano, mi disse di parlare solo spagnolo, io purtroppo conosco soltanto poche parole, così cercai di fargli capire quella che era la mia richiesta e lui promise di aiutarmi dicendomi, che alla stazione di Konstanz sarebbe venuta a prenderlo la sua fidanzata e lei mi avrebbe indicato la fermata dell'autobus per raggiungere l'ostello in cui avrei alloggiato fino a quando non avrei trovato una stanza per la mia permanenza.

Riuscii a prendere l'autobus, quando scesi alla fermata pioveva a dirotto. Un signore mi mostrò l'ostello sulla riva del lago. Era un vecchio faro tutto illuminato con all'interno una gran confusione: scolaresche, giovani provenienti da svariate regioni della Germania, studenti universitari, uomini d'affari, donne anziane che avevano deciso di girare il lago in bicicletta.

Ero divertita da quell' atmosfera, ero l'unica italiana, dividevo la stanza con altre tre ragazze tedesche, osservavo i loro modi strani di mangiare, i loro sguardi inespressivi, facevo finta di leggere un libro, ma in realtà ero curiosa di ascoltare i loro discorsi.

La mattina seguente mi recai in centro città, in un negozio di telefonia. Con una Sim card tedesca telefonai al Consolato per informare del mio arrivo.

Parlai con il Dirigente, che con tono deciso mi disse: Bene Frau Ceraso, oggi alle due si terrà il primo collegio docenti, chiami la sua collega e si organizzi per venire a Friburgo. Mi dettò il numero della Sign.ra RosaMarina un nome un po' buffo dalle nostre parti, fortunatamente riuscii a contattarla.

Con un marcato accento veneto, mi diede un appuntamento e intorno alle undici partimmo in macchina, in compagnia di un'altra collega di nome Eva.

Attraversammo tutta la foresta nera, per interi chilometri vidi solo alberi, un paesaggio surreale. Iniziai ad immaginare i boschi di Hänsel e Gretel che avevo fantasticato da bambina, quei luoghi così verdi, ma allo stesso tempo così solitari, mi avevano trasmesso un senso di malinconia. Per fortuna arrivammo abbastanza puntuali in città, il tempo di un caffé e raggiungemmo la sede del Consolato.

Fu un'emozione indescrivibile, il momento in cui per la prima volta varcai la soglia di quell'enorme portone blindato, in alto si leggeva la scritta Consolato d'Italia, ricordo un'accoglienza squisita da farmi sentire come a casa (intendo in Italia ovviamente), i colleghi erano un po' sorpresi di vedere una ragazza forse dall'aspetto troppo giovane per il carico di lavoro che si prospettava. Mi raccomandarono di tenere duro, mi garantirono il loro sostegno in caso di necessità.

Alla fine del collegio, il Dirigente mi strinse la mano augurandomi un grande in bocca al lupo. Avevo firmato un contratto per il MAE, confessai a me stessa e al Dirigente a bassa voce, che in quell'istante si era appena realizzato un sogno.

Il giorno seguente impegnai tutto il mio tempo alla ricerca di un alloggio temporaneo. Non potendo restare all'ostello mi recai all'università. Strappai dalla bacheca alcuni bigliettini con i numeri di telefono di studenti che offrivano un alloggio, ne contattai qualcuno, ma per ottenere un appuntamento bisognava aspettare un'intera settimana.
A quel punto andai in centro per comprare il giornale e dare uno sguardo agli annunci. Non trovai niente di interessante, il tempo stringeva e l'indomani avrei dovuto lasciare l'ostello.

Le prime ombre del buio si addensavano sulla città, dai finestrini dell'autobus il mio sguardo fu attratto per un istante da un enorme insegna rossa, Pizzeria romana.

L'autobus si fermò un po' più avanti della pizzeria, scesi e percorsi la strada tornando indietro.

Mi fermai davanti la porta del ristorante, feci un gran respiro e con una buona dose di coraggio entrai. Silenzio, la pizzeria era vuota, mi salutò una cameriera alla quale chiesi se era possibile poter parlare con il proprietario.
Molto gentilmente andò a chiamarlo, uscì un ragazzo dalla porta della cucina, mi presentai con voce tremante e lui rispose: Fontana!.

Gli domandai se parlava italiano, rispose: No! mi dispiace, ma capisco italiano, mia moglie è italiana.

Scoprii in seguito che la moglie aveva origini Calabresi, sua mamma era nata a Catanzaro, una città che paradossalmente oggi vive l'esperienza speculare dell'immigrazione.

Nel frattempo cercavo di osservarlo per capire se potevo fidarmi e a quel punto chiesi: Ha per caso una stanza per me?
Sto cercando un alloggio
.
Lui mi guardò dalla testa ai piedi mi fece alcune domande e poi disse: Si! è al piano di sopra, se vuole gliela faccio vedere.

Salimmo dal retro del locale era un piccolo appartamento che avrei dovuto dividere con due ragazzi Kurdi. Decisi di accettare, la stanza era vuota ma pulita, a volte quando rivedo quell'immagine nella mia mente, non posso che pensare a quanto sia stato faticoso, soprattutto per i primi emigranti arrangiarsi in alloggi di fortuna è così difficile cominciare, ma Cesare Pavese ci insegna che è bello vivere perché vivere è cominciare, sempre in ogni istante.

In realtà, forse è da quello spazio vuoto che decisi di riempire, che ha avuto inizio la mia esperienza in Germania.
Serwar, il ragazzo Kurdo che si era affacciato dalla sua stanza, incuriosito della presenza di una giovane italiana, si offrì di cedermi il suo materasso, lui avrebbe dormito sul tappeto, mi spiegò che in Kurdistan rientra nella loro cultura. Quel gesto non lo dimenticherò mai, un giovane ragazzo della mia età appena conosciuto, proveniente dal lontano Oriente, un paese sicuramente non fortunato come il mio nella difficoltà mi aveva offerto tutto quello che poteva offrirmi in quel momento.

Ringraziai della disponibilità, risposi di non preoccuparsi, perchè sarei ritornata non appena il Signor Fontana avrebbe trovato un letto anche per me. Tornai in ostello per l'ultima notte e il mattino seguente traslocai in quella che fu la mia casa in Germania, mi piace definirla con questa espressione, perché mi sono sentita veramente accolta fin dal primo giorno.

Mi mancano tanto i miei amici Jusef e Serwar, mi aspettavano impazienti la sera dalla finestra, la cena pronta sul tavolo, il posto apparecchiato anche per me, contenti di farmi assaggiare i loro tipici piatti Kurdi, provavo grande tenerezza nei loro confronti, quella tristezza che spesso leggevo nei loro occhi, mi lasciava senza parole era come se la povertà del loro paese di origine continuasse a vivere dentro di loro.

Dentro di me, seppur consapevole che avrei potuto trovare una casa più comoda, non ho mai avuto il coraggio di abbandonare quella che è stata la mia seconda famiglia, era bello sentire il calore del focolare domestico in quella fredda atmosfera tedesca.

Quando i miei due amici invitavano anche i loro amici di altre nazionalità, mi sentivo avvolta in un universo senza confini, un magico incontro di culture, persone e mondi, così distanti ma così vicini.

Non dimenticherò mai il giorno della mia partenza, sentivo Serwer scappare continuamente in bagno. La sera prima era uscito con due suoi amici tedeschi e avevano bevuto, quando mi recai in cucina per salutalo era seduto su una sedia con la testa poggiata sul tavolo, lo guardai e gli dissi che lui non poteva imitare i ragazzi tedeschi, perché lui apparteneva ad un altro mondo.

Serwer mi abbracciò forte e guardandomi con occhi gonfi di lacrime, rispose queste parole: Beata te, tu sei Italiana, tu puoi tornare in Italia, io non potrò mai tornare al mio paese.

Alcune frasi le capisci solo con il tempo, quando ripensando ai tuoi vissuti, comprendi che la nostalgia, che si vive durante lunghi periodi di permanenza lontano dalla tua terra, non è solo dell'emigrante che ha costruito una rete di relazioni e di identità nel nuovo mondo, la nostalgia riguarda luoghi mai visti e radici negate.

L'esperienza d'insegnamento nella scuola tedesca non è stata facile, il sistema scolastico in Germania è molto selettivo per non definirlo classista, questo aspetto, infatti, rende estremamente difficile la promozione sociale di chi parte da condizioni culturali svantaggiate, e in molti casi a scuola i figli delle famiglie italiane hanno molte difficoltà.
Spesso, perché non parlano o non capiscono il tedesco, o perché parlano un tedesco dialettale e sgrammaticato, così finiscono per essere confinati nelle scuole che non danno accesso all'università.

Dalla mia esperienza ho percepito la sensazione di precarietà degli alunni italiani dovuta ad un'integrazione forse non avvenuta completamente pur essendo molti degli alunni cittadini tedeschi a pieno titolo. In diverse classi, ho avuto la sensazione che per alcuni, l'insegnamento della lingua italiana è percepito in maniera sbagliata, come se rappresenti solo un obbligo imposto dai genitori.

Mi è capitato di assistere a dialoghi in classe tra fratello e sorella che si esprimevano in tedesco, come se, oltre alla mancanza d'interesse esistesse un muro, un rifiuto che forse nasce da un bisogno di farsi accettare dagli altri ragazzi tedeschi.

Per questi ragazzi, figli di italiani, sentirsi integrati a tutti gli effetti all'interno della scuola tedesca spesso, vuol dire annullare la propria identità, vuol dire recidere i legami con le loro origini.

Un problema serio, che ho cercato di risolvere coinvolgendo i genitori, affinché con il loro aiuto in qualche modo, riuscissi ad aprire un dialogo tra padri e figli, alla luce di un rapporto più adulto ed evoluto.

Ho cercato di insegnare ai bambini, di smettere di pensare in categorie rigide ed impermeabili, di non curarsi dei pregiudizi, ma di sentirsi persone come gli altri, alle quali anzi è stato affidato un compito importante conservare il patrimonio culturale e linguistico del loro paese di origine.

Con questa visione ho spiegato come la lingua madre meglio consente di apprendere la lingua straniera, perchè costituisce la pietra miliare della propria identità etnica, e soprattutto oggi nello scenario attuale nell'ambito dell'Unione Europea, sarà per loro utile in futuro.

Ognuno di noi è una somma di identità, non ci esauriamo in una sola appartenenza: siamo spugne, pronte ad acquisire radici nuove che si intrecciano alle radici vecchie.

Tutti, consapevoli o meno, ci costruiamo nell'arco della vita un'identità. Essa, trae origine dal luogo o dai luoghi in cui si è vissuti, dalla fanciullezza, dalla famiglia, dall'educazione, dai maestri, dai compagni, dagli amici, dalle consuetudini, dalla lingua che si parla, dall'ambiente della scuola, del lavoro e dello svago, dai rapporti sociali, dal grado di integrazione con gli altri.

L'identità, si costruisce giorno per giorno e crea in ciascuno una mappa di persone e di luoghi, di rapporti con l'ambiente esterno, che indirizzano la propria vita e ne condizionano i comportamenti. L'identità è un'ancora, una boa, un riferimento indispensabile per non sentirsi perduti, estranei, alieni. La crisi identitaria, vissuta dagli emigranti in terra straniera è percettibile nella lenta, inesorabile deprivazione verbale che si instaura in chi è sempre sul confine tra lingua madre, lingua nazionale e lingua della comunicazione socializzata.

Gli italiani residenti all'Estero devono sentirsi più ricchi culturalmente, in quanto portatori di un patrimonio di conoscenze originario, e ripensando alla propria identità anche attraverso la memoria, dovrebbero riuscire a ricomporre pian piano i pezzi della propria famiglia, che si ricollegherà naturalmente al paese e all'intera comunità d'origine.

In questo modo, in ciascun emigrante, avrà origine una sorta di antropologia soggettiva, che non è consapevolezza dello sradicamento, ma è capacità critica dell'importanza della memoria delle origini, della centralità della cultura e del riscatto come bisogno concreto della comunità migrante.

Ho insegnato la lingua e la cultura italiana fin dal primo giorno con l'entusiasmo di chi crede nel profondo valore dello scambio culturale, nelle mie intenzioni c'è sempre stata la voglia di tornare in Italia con un bagaglio più ricco di conoscenze, così ho cercato di mettere ogni giorno, tutto l'impegno e l'amore che ho per il mio lavoro.

In alcuni momenti, non è stato semplice, potrei definirla veramente un'importante palestra di vita, e se l'imprevedibilità e il peso della precarietà che viviamo nell'attuale mondo della scuola, mi ha portato via dall'Italia, offrendomi questa opportunità, mi reputo fortunata per essermi sentita a volte, come un punto di riferimento per una ristretta comunità d'italiani che vive in un piccolo angolo di mondo.

Oggi ancora più di prima, ho imparato che bisogna stare al passo con i tempi, a tal punto che nell'era dell'insegnamento nel mondo globale, alla professione dell'insegnante sono richieste: maggiori competenze in tutti i campi del sapere è necessaria una forte dedizione allo scambio e al confronto oltre ad una grande capacità di riuscire con determinazione a vincere le nuove sfide.

Fonte: ItaliansInFuga (Intervista di Aldo Mencaraglia).

15:56 – 14/09/10 – La Nostra Opposizione…

Intervento del Coordinamento Buona Scuola di Carpi alla tavola rotonda dell'11 settembre a Bologna, nell'ambito della FESTA NAZIONALE DEL PD SULLA SCUOLA

Di Libero Tassella

Sono un docente ma parlo a nome dei genitori, studenti e docenti che sono il movimento resistente di Carpi, non una città grande, ma un contesto in cui grande è sempre stata l'attenzione alla difesa dei diritti costituzionali e, nello specifico, della Scuola della Repubblica.

Sono anche presidente di un'associazione – ScuolaFutura – che da ormai 8 anni, pazientemente e con abnegazione, conduce la sua battaglia di opposizione al disegno disgregatore della Scuola Statale, sempre rinnovandosi e coinvolgendo risorse ed energie nuove.

Per la nostra opposizione siamo sempre comunque partiti da campagne d'informazione nei confronti delle famiglie, degli studenti, dei docenti, della cittadinanza in generale, che con grande impiego di energie e intelligenze, siamo riusciti e riusciamo a coinvolgere anche in modo significativo. Sentiamo però, con la nostra azione dal basso, di colmare la carenza di azione politica che dovrebbe essere propria di partiti e sindacati, che hanno macchine organizzative che noi neanche ci sogniamo e invece ci vediamo sempre costretti a questuare un locale per riunirci, un ciclostile e della carta per stampare volantini, una sala per tenere le nostre, quasi sempre affollate, assemblee pubbliche. Non sempre è possibile ottenere gratuitamente tutto questo e spesso allora dobbiamo autotassarci per perseguire gli obiettivi di difesa del bene comune che ci prefiggiamo. Una presenza di partiti e sindacati non al traino ma propulsiva è quanto auspichiamo nei territori, nelle grandi città, ma soprattutto alla periferia.

Ma a cosa ci opponiamo?

Ci opponiamo ad una riforma caduta dall'alto, senza dibattito e senza confronto, fatta da persone che non provengono dal mondo della scuola e che hanno mirato all'impoverimento dell'offerta formativa, togliendo risorse fondamentali per un normale funzionamento, disperdendo esperienze e preparazione maturate in decenni di serio lavoro.

Ci opponiamo, quindi, alla concreta impossibilità di contribuire democraticamente alla costruzione di una scuola migliore, che parta dalle migliori sperimentazioni realizzate in questi anni e miri agli esempi che ci offrono altre nazioni, con formazione permanente e obbligatoria, ma soprattutto con investimenti.

Ci opponiamo ad una scuola classista in cui le risorse vengono sottratte, in nome di una selezione meritocratica, alle fasce in situazione di svantaggio e si arricchiscono invece le scuole private, spesso di vocazione confessionale.

Ci opponiamo alle discriminazioni, che portano a contingentare i bambini stranieri per classe, quando invece abbiamo in mano un tesoro che può solo arricchirci. Noi pensiamo invece che sia un'occasione da non sprecare perché l'interazione culturale nasce nella scuola, che è il luogo naturale di convivenza tra bambine e bambini di diverse culture. Non possiamo permettere che si torni indietro di 80 anni. La storia, la memoria, deve servirci a non ripetere errori, e la scuola serve proprio a questo.

Ci opponiamo ad una scuola essenziale, come la vuole il governo di centrodestra, la scuola dei meno. Vogliamo invece una scuola ricca, di risorse certo, ma anche di esperienze costruite insieme, con tempi rispettosi dei ritmi di apprendimento di ciascuno; una scuola in cui si sperimenta e si fa ricerca, una scuola sempre aperta, che sia centro culturale, non solo per i bambini, ma anche per gli adulti, con offerte, proposte, iniziative.

Abbiamo tante proposte da fare, e la LIP (Legge di Iniziativa Popolare) è lì a dimostrare non solo e non tanto la nostra capacità di elaborazione, ma soprattutto la correttezza del metodo che abbiamo utilizzato per costruire quella proposta, con oltre 100 comitati sparsi per tutto il Paese, isole comprese, che hanno discusso e si sono confrontati in modo democratico e plurale. Eppure non ci hanno ascoltato mai, nessuno lo ha fatto realmente, intendo con la reale volontà di applicare il metodo della partecipazione attiva. Ripeto, Nessuno.

Questa riforma non la vogliamo, non solo per il problema dei posti di lavoro, che creerà una situazione di gravissima emergenza sociale, e da solo sarebbe motivo più che sufficiente per non accettarla, ma perché una scuola così è solo una scuola impoverita in tutti gli aspetti, nella sua offerta formativa, nelle sue strutture edilizie, nella mancanza di laboratori, nella mancanza o diminuzione del materiale didattico. Insomma, una scuola povera per i poveri. Noi vogliamo una scuola pubblica che sia un modello, e per farlo non basta la buona volontà.

Qualcuno dirà che tutto questa è utopia in tempi di crisi economica, noi rispondiamo che senza l'utopia continueremmo a star fermi e ad arretrare sotto il peso di un realismo che spesso ha colpito anche il centro sinistra, che non ha saputo portare a profitto le occasioni che ha avuto a disposizione, arrivando anche ad imboccare strade ambigue e talvolta decisamente pericolose.

Tre esempi per tutti:

  • la famigerata clausola di salvaguardia ancora operante (se non si riducono le spese per la scuola i finanziamenti successivi verranno comunque ridotti per un pari importo) è un'invenzione di Padoa Schioppa;
  • la significativa riduzione dei finanziamenti per le supplenze temporanee a carico delle scuole era nei famosi capitoloni introdotti da Fioroni, la Gelmini ha lasciato invariati i parametri e ha solo inasprito il taglio;
  • i residui attivi di cui tanto si è parlato nell'ultimo anno scolastico, e ancora si parla, hanno continuato ad accumularsi anche durante il governo di centrosinistra.
  • Concludo rubandovi un altro minuto per leggere un appello che l'associazione Professione Insegnante mi ha chiesto di rappresentarvi. Si tratta di una proposta che l'associazione rivolge a PD e IdV. Lo faccio con piacere perché si tratta di posizioni del tutto condivisibili:

C'è necessità che il problema scuola ritorni in Parlamento.

Bisogna che le forze politiche di opposizione procedano ad un'analisi parlamentare impietosa sull'azione fallimentare del Ministro Gelmini e ne chiedano le dimissioni.

Inoltre occorre avanzare la richiesta di una commissione parlamentare che riferisca al Parlamento sullo stato della scuola pubblica statale italiana e ascolti “il grido di dolore” che da tanta parte di Italia si leva, perché si verifichi quanto sia ampio il danno e in quali aree il sistema sia in uno stato comatoso.

In proposito si legga il significativo documento, non nostro, ma del dirigente dell'USP di Firenze affinché vengano rimossi i provvedimenti berlusconiani di razionalizzazione. Mentre l'Italia si taglia il futuro, togliendo risorse ai giovani, in Germania si investe sull'istruzione come negli Stati Uniti di Obama.

Le barzellette sul numero di bidelli e dei carabinieri o sui posti e le ore di insegnamento che vanno soppressi per premiare gli insegnanti meritevoli e trasformare la scuola in una istituzione di qualità, “all'apparir del vero”, inizio anno scolastico 2010/11, si sono trasformate da battute in tragedia.

Di questa tragedia il parlamento deve essere consapevole.

Aggiungo e concludo dicendo che di questa tragedia occorre informare il paese intero: TUTTI DEVONO SAPERE!

È lo slogan partito dall'assemblea delle scuole di Bologna,

DOBBIAMO IMPEGNARCI TUTTI A FARLO DIVENTARE QUOTIDIANITÀ NON SOLO NELLE SCUOLE, MA ANCHE NELLE PIAZZE, SUI MEDIA, NEI LUOGHI DI LAVORO PERCHÉ NELLA SCUOLA C'È IL MIGLIOR FUTURO CHE POSSIAMO COSTRUIRE PER TUTTI NOI, MA SOPRATTUTTO PER I NOSTRI FIGLI.

12:21 – 20/10/09 – Personale docente: priorità assegnazione supplenze ex DM 82/09. Acquisizione delle domande

Apertura delle funzioni di acquisizione delle domande.

Il MIUR – con la nota prot. n. 15699 del 16.10.2009 – comunica che dalla medesima data sono state messe a disposizione delle istituzioni scolastiche le funzioni di acquisizione delle domande degli aspiranti docenti relative alla priorità nell’assegnazione delle supplenze ex D.M. 82/09.

Le relative stampe sono disponibili dal 19 ottobre.E’ consultabile e scaricabile, altresì, il “manuale SIDI” per la gestione delle domande. Con successiva comunicazione saranno date le specifiche istruzioni per l’acquisizione delle domande concernenti il personale ATA.

nota_15699_16ott_09.pdf

ManualeUtente_14ott_09.pdf

Fonte: CISL Scuola Informa

22:41 – 02/10/09 – Modalità di applicazione del D.M. nº 82 del 29 Settembre 2009

DECRETO LEGGE N. 134 DEL 25/9/09 – D.M. n° 82 DEL 29 SETTEMBRE 2009

Precedenza assoluta nell'assegnazione delle supplenze per assenza temporanea del personale in servizio nelle scuole

PERSONALE DESTINATARIO

DOCENTI inseriti nelle Graduatorie ad Esaurimento (1ª fascia d'istituto)
ATA inseriti nella Graduatoria “24 mesi” o 2ª fascia (1ª e 2ª fascia d'istituto)

A domanda sono inseriti negli elenchi “prioritari” per il conferimento da parte dei dirigenti scolastici delle supplenze temporanee per assenze del personale in servizio nelle rispettive scuole, con precedenza assoluta rispetto ai supplenti inseriti nelle graduatorie di circolo e di istituto.

Tale precedenza opera dopo aver utilizzato tutto il personale di ruolo a disposizione.

La priorità è riconosciuta anche per completare l'orario nella medesima provincia in cui sia stato stipulato un contratto con orario inferiore a quello di cattedra, sia che si tratti della provincia di appartenenza, che di una delle province “opzionali” aggiuntive (iscrizioni in coda in altre province). In quest?ultimo caso è condizione indispensabile l'inserimento dell'interessato anche nelle graduatorie di circolo e di istituto della provincia opzionale.

Nel caso in cui l'interessato non sia incluso anche nelle graduatorie di circolo e di istituto della provincia opzionale, ai fini del completamento d'orario la sua posizione rimane subordinata a quella degli altri beneficiari della precedenza.

VALUTAZIONE SERVIZIO

I docenti hanno diritto alla valutazione dell'intero anno di servizio ai soli fini dell'attribuzione del punteggio in sede di aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento. Il punteggio viene attribuito per la medesima classe di concorso o posto di insegnamento per il quale l'interessato ha prestato utilmente servizio nell'a.s. 2008-2009.

Il personale A.T.A ha diritto all'attribuzione dello stesso punteggio conseguito nell'anno scolastico 2008/2009, in occasione dell' aggiornamento delle graduatorie permanenti o per l'inserimento in esse.

REQUISITI DEI BENEFICIARI

DOCENTI: essere inseriti a pieno titolo per il 2009/2010 nelle graduatorie provinciali ad esaurimento.
A.T.A.: essere inseriti a pieno titolo nell'anno scolastico 2009/2010 nelle graduatorie permanenti o ad esaurimento (1ª e 2ª fascia).

Il personale di cui sopra deve, inoltre :

– aver conseguito, nell'a.s. 2008/2009, nomina a tempo determinato di durata annuale o sino al termine delle attività didattiche, per le classi di concorso o profili professionali relativi alle graduatorie succitate, a prescindere dall'inserimento nelle stesse nel medesimo anno scolastico;

– essersi trovato nella condizione di non poter ottenere, per l'anno scolastico in corso, nomina per una delle suddette tipologie di insegnamento o profili per carenza di disponibilità o di averla ottenuta per un numero di ore inferiore a quello di cattedra o posto in assenza di posti interi.

Il personale di cui sopra ha titolo a beneficiare delle disposizioni di cui trattasi ancorché nell'anno scolastico in corso abbia rinunciato:

– ad un contratto per un numero di ore inferiore a quello di cattedra o posto, in assenza di disponibilità di posti interi (personale docente ed A.T.A);

– ad un contratto, anche ad orario intero, che abbia maturato nelle province opzionali (docenti).

ESCLUSI

– Il personale destinatario di contratto a tempo indeterminato in qualunque provincia o collocato a riposo con decorrenza dal 1° settembre 2009.

– Il personale che, nell'anno scolastico in corso, abbia rinunciato o rinunci ad una supplenza conferita per l'intero orario nell'ambito della graduatoria ad esaurimento nella provincia di appartenenza o delle correlate graduatorie di circolo o di istituto.

PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA

La domanda va presentata entro il termine perentorio del 9 ottobre 2009 alla scuola di servizio dell'anno scolastico 2008/2009.
La scuola provvede all'immediato inoltro delle domande all'USP che ha gestito la graduatoria ad esaurimento per i docenti; oppure la graduatoria permanente o ad esaurimento per il personale ATA, ovvero l'USP nella cui graduatoria di istituto l'interessato è inserito per l'a.s. 2009/2010.

Qualora il personale abbia stipulato, nell'anno scolastico 2009/2010, contratto a tempo determinato sino al termine delle attività didattiche per un numero di ore inferiore a quello di cattedra o posto, deve necessariamente scegliere la provincia in cui ha stipulato il relativo contratto, ai fini del completamento d'orario.

La domanda, preferibilmente consegnata a mano, può essere inviata con raccomandata a/r; in tal caso fa fede la data di ricezione dell'ufficio postale. Si consiglia, per chi utilizza l'invio a mezzo posta, anticipare l'acquisizione della domanda trasmettendola anche all'indirizzo e-mail della scuola.

Nella domanda gli interessati devono indicare i distretti della provincia in cui intendono essere utilizzati, secondo i seguenti criteri:

– almeno 2 distretti, qualora il territorio sia suddiviso in numero di distretti compreso da 2 a 5;
– almeno 3 distretti, qualora il territorio sia suddiviso in numero di distretti compreso da 6 a 10;
– almeno 4 distretti, qualora il territorio sia suddiviso in numero di distretti compreso da 11 a 16;
– almeno 5 distretti, qualora il territorio sia suddiviso in numero di distretti superiore a 16 (Milano).

Per le supplenze brevi, sino a 10 giorni, nelle scuole dell'infanzia e primaria, può essere indicato un solo distretto nell'ambito di quelli prescelti. Tale indicazione non è obbligatoria.

I Dirigenti Scolastici, qualora abbiano esaurito l'elenco dei docenti che hanno sottoscritto tale opzione, devono utilizzare le graduatorie di circolo per conferire supplenze su tale tipologia di posto.

ADEMPIMENTI DELLA SCUOLA E DEGLI USP

La scuola che riceve la domanda, ai fini dell'inoltro all'USP, dopo aver convalidato la dichiarazione in calce alla medesima, circa il rapporto di lavoro instaurato nell'a.s. 2008/2009, inserisce a sistema i dati relativi al personale interessato mediante apposita funzione con la quale sono effettuati i controlli in merito al possesso dei requisiti da parte dei richiedenti. La procedura segnala l'eventuale mancanza degli stessi sulla base dei dati presenti a sistema.

Le discordanze rispetto alle dichiarazioni rese nel modello di domanda sono valutate dall'USP cui è indirizzata la domanda. Effettuate le verifiche rispetto alle posizioni non convalidate dal sistema, l'USP pubblica l'eventuale elenco dei non ammessi a fruire del beneficio.

Gli elenchi “prioritari” producono effetto a partire dalla data della loro diffusione.

Fino a tale data hanno piena efficacia le graduatorie di circolo e di istituto e, pertanto, conservano validità tutti i contratti di supplenza già stipulati in base ad esse.

23:42 – 30/09/09 – Contratti di Disponibilità, Pubblicato il Decreto.

Contratti di disponibilità
Contratti di disponibilità

Scadenza domande il 9 ottobre 2009

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Decreto Ministeriale 82 del 29 settembre 2009 con il quale il Ministro Gelmini istituisce le cosiddette “graduatorie prioritarie” per i lavoratori precari licenziati a seguito dei tagli.

Come avevamo denunciato il provvedimento risulta parziale, iniquo e non aggiunge alcuna risorsa né posti: definisce semplicemente una priorità nel conferimento delle supplenze temporanee ai precari licenziati.

I requisiti richiesti per poter presentare la domanda per tali graduatorie sono di due tipi:

1) Occorre essere inclusi a pieno titolo

per il personale docente: nelle graduatorie ad esaurimento

per il personale ATA: nelle graduatorie permanenti (24 mesi) o nelle graduatorie/elenchi ad esaurimento (DM 75/01 o DM 35/04).

2) Aver ottenuto nel 2008/09 un incarico annuale o fino al termine delle attività didattiche (31/08 o 30/06) (per un insegnamento tipo di posto/profilo) per il quale si è inclusi a pieno titolo nelle graduatorie di cui al punto 1) e non averlo ottenuto quest’anno.

* Rientrano tra i destinatari anche coloro che hanno accettato un posto ad orario ridotto, ai fini del completamento (naturalmente la domanda andrà presentata nella stessa provincia).

* Sono esclusi dalla procedura coloro che abbiano rinunciato ad un posto intero (annuale o fino al termine delle attività didattiche), nella provincia di effettiva inclusione o dalle graduatorie d’istituto.

* Non è motivo di esclusione aver rinunciato ad uno spezzone orario in assenza di posti interi o aver rinunciato, anche ad un posto intero, in una delle province aggiuntive.

Scadenza delle domande

Le domande vanno indirizzate all’ufficio scolastico provinciale prescelto, per il tramite della scuola di servizio del 2008/2009 (che certificherà la sussistenza della nomina lo scorso anno). La domanda deve essere presentata entro il 9 ottobre 2009, a mano o con raccomandata A/R: fa fede il timbro postale.

La provincia alla quale indirizzare la domanda può essere:

* Per il personale ATA quella di attuale inclusione nelle graduatorie permanenti (24 mesi) o nelle graduatorie/elenchi ad esaurimento (DM 75/01 o DM 35/04).

* Per il personale docente si può scegliere tra la provincia di inclusione effettiva nelle graduatorie ad esaurimento e quella in cui si è inclusi nelle graduatorie d’istituto. Nel caso che si sia accettato uno spezzone in una delle province aggiuntive si deve presentare la domanda nella stessa ai fini del completamento (che può avvenire solo nella provincia di servizio).

Nella nota di accompagnamento al Decreto viene definitivamente chiarito che fino alla pubblicazione di queste graduatorie prioritarie, per le supplenze brevi si utilizzano regolarmente le graduatorie d’istituto (con contratti fino a scadenza) e che le stesse vanno utilizzate anche per tutte le nomine su posti vacanti e/o disponibili per i quali non vi siano più aspiranti nelle graduatorie provinciali (il decreto prevede la priorità solo sulle supplenze per sostituzione di colleghi assenti).

Roma, 30 settembre 2009

Allegati:

10:54 – 13/09/09 – La Carriera del Gambero…

Storie di ordinaria precarietà
Storie di ordinaria precarietà
Mi chiamo V. La R. , a soli 19 anni sono diventata Maestra tramite Concorso superato a Brescia negli anni settanta.
Ho successivamente conseguito a Catania due idoneità all’insegnamento e, in più, ho seguito tantissimi corsi di perfezionamento e aggiornamento riguardanti la didattica.

Ad un certo punto di questo percorso, anche per motivi familiari, non ho potuto svolgere un servizio continuativo nelle scuola e ho lavorato a Catania solo con supplenze brevi.

Negli anni ottanta si è costituito il cosiddetto “doppio canale” nelle graduatorie, per cui chi avesse svolto solo 300 ore di servizio a scuola acquisiva automaticamente il diritto di entrare di ruolo…

Nel mio caso, avendo svolto solo servizio saltuario, pur essendo “plurititolata” (cioè in possesso di due idoneità come ho detto prima) non ho ottenuto il diritto al ruolo, in quegli anni aperto a tanti…

Dal 2000 in poi e dunque per ben otto anni… ho lavorato ogni anno (da ottobre/novembre fino al termine delle attività didattiche) riuscendo a maturare i 12 punti di servizio.

Per un anno intero ho perfino fatto l’esperienza didattica del sostegno (seppure sprovvista di titolo) con un bambino autistico.

In questi anni ho sempre lavorato con impegno e passione riuscendo ad ottenere dei risultati eccellenti anche nelle situazioni più problematiche e disagiate, pensando ad una “naturale” progressione di carriera… invece ho fatto solo la “carriera del gambero”… Lo scorso anno ho lavorato solo tre mesi… e, quindi, quest’anno non posso fruire nemmeno del sussidio della disoccupazione.

Mia figlia, che sognava di fare l’insegnante e si era iscritta ad una facoltà umanistica, ha ultimamente abbandonato il suo bel sogno avendo visto quanto difficile e controverso sia stato finora il mio percorso professionale, mai riconosciuto né premiato se non dagli apprezzamenti positivi che ho sempre avuto dai Genitori degli alunni, dai Dirigenti scolastici, dagli alunni stessi…

Mi sento davvero colpita nella mia dignità quando si afferma che nella Scuola si vuol fare il reclutamento in base al “merito”… Ma quale merito, dico io? Quale sarà la Scuola “della qualità”? Quella in cui, tra l’altro, non si tiene conto nemmeno della continuità didattica, con questa eccessiva precarietà, fluidità, andirivieni di insegnanti… tutti gli anni!

Ultimamente io e mio marito non lavoriamo, quest’anno io non ho ricevuto un incarico e mio marito ha da poco dovuto chiudere una piccola attività commerciale; non potremo forse nemmeno pagare gli studi a nostra figlia che rischia di demotivarsi ancora di più, spero non cada in depressione…

Adesso mi trovo qui al Provveditorato occupato di Catania cercando di trarre forza anche tramite il confronto con altri Colleghi nella mia stessa situazione. Certo, non ci arrenderemo, d’altronde siamo abituati a “lottare” e ci stiamo unendo tutti insieme per far capire che ci siamo, per difendere il nostro ruolo nella società, la nostra identità e dignità professionale giornalmente vilipese da una politica governativa che non ci riconosce… siamo qui per difendere la “nostra” Scuola pubblica e di qualità, ma nei fatti non nelle parole…!

Fonte: Storie di ordinaria precarietà

www.provveditoratoccupato.tk

21:00 – 10/07/09 – A colpi d'ascia sulla scuola pubblica.

Tutti in fila per il sussidio
Tutti in fila per il sussidio
La Gelmini con una mano brandisce l’ascia per sfoltire gli organici di fatto (circa cinquemila posti in meno) e con l’altra sguaina la Legge 133 per mandare a casa 1.294 persone tra bidelli, segretari e tecnici. Intanto Tremonti ripesca la norma sui 40 anni di contributi utili al pensionamento forzato. E sono altri settemila posti in meno.

Le riforme scolastiche si fanno, da qualche anno a questa parte, con l’accetta. Un occhio al contenimento della spesa pubblica, l’altro ben serrato per non vedere gli effetti devastanti di tagli, riduzioni di orari, soppressioni di cattedre, razionalizzazioni territoriali. E’ che sulla carta i conti tornano e l’obiettivo è raggiunto, ma le implicazioni reali, oggettive di questa drastica riduzione di risorse economiche e umane sono inquietanti e delineano uno scenario desolante.

BUONE VACANZE – A settembre si preannuncia una ecatombe di posti. Sarà un autunno nero soprattutto per migliaia di precari. Il divario tra l’organico di diritto e quello di fatto si è ulteriormente allargato tanto da aver portato ad una compressione di altri 5mila posti a fronte delle 36.850 unità già soppresse, per un totale complessivo di 42mila posti. Tradotto nella pratica lavorativa, questo significa che diminuiranno le supplenze annuali ed ogni altra opportunità di occupazione a tempo determinato. Vuol dire anche che molti docenti dovranno cambiare sede, con le dovute ripercussioni sul fenomeno del pendolarismo e che molti altri resteranno a casa perché avviati forzatamente al pensionamento.

I MIEI PRIMI 40 ANNI – Al riguardo, interviene un prossimo maxiemendamento governativo in cui verrà riproposto il pensionamento con 40 anni di contributi. Intorno a questa questione si è molto dibattuto ultimamente perché molti docenti, in virtù di questo provvedimento, hanno ricevuto una lettera dal Ministero che notificava loro l’uscita dal mondo lavorativo. E senza tanti giri di parole. Una successiva circolare di rettifica ha indotto moli insegnanti a fare ricorso, confidando nell’opportunità offerta dalla riforma Brunetta che, invece, prevede il pensionamento dopo 40 anni di servizio effettivo. Uno spiraglio per tutti quei docenti che non hanno gradito l’aut aut del governo.

CONTROTENDENZE – Ma non basta. I tagli riguardano anche bidelli, personale di segreteria, tecnici di laboratorio. Una drastica riduzione di personale preannunciata dalla Legge 133. Anche in questo caso, i tagli saranno assorbiti, in parte, dai pensionamenti anticipati e graveranno principalmente sui precari con contratti in scadenza. Il provvedimento incide anche sulle singole realtà scolastiche visto che la riduzione del personale non garantisce, a fronte di una popolazione scolastica in aumento, un servizio efficace e funzionale ai bisogni dell’utenza. Vedremo cosa succederà nel proseguo. L’estate è ancora lunga e hai voglia a modificare, rivedere, correggere, architettare. Aspettiamo, mentre matura l’ennesima stangata ai danni della scuola pubblica.

Fonte: A colpi d’ascia sulla scuola pubblica : Giornalettismo.