Maurizio Cecconi, portavoce della Rete Laica Bologna, Bruno Moretto, segretario del Comitato bolognese di Scuola e Costituzione e Roberto Grendene, coordinatore del circolo UAAR di Bologna, in merito ai finanziamenti pubblici ricevuti dalla scuola di cui era direttore didattico don Andrea Agostini, il prete condannato a 6 anni e 10 mesi in primo grado per molestie sessuali su bambine.
“In base alle nostre informazioni, possiamo rivelare che la scuola materna di cui era direttore didattico don Andrea Agostini – il prete condannato in primo grado a 6 e 10 mesi per molestie sessuali su bambine – era finanziata dalla Regione Emilia-Romagna“, così Maurizio Cecconi, portavoce della Rete Laica Bologna, che continua: “Secondo i documenti in nostro possesso, è stata finanziata dalla Regione almeno fino al 2005“.
“Come abbiamo potuto leggere sui quotidiani locali, verificatesi le molestie sessuali, nella scuola non sono mai arrivati degli ispettori né si sono attuati controlli da parte della Curia di Bologna, sotto la cui responsabilità rientra la materna in oggetto. Controlli e verifiche tanto più necessari quanto volti a garantire l’incolumità dei bambini e delle bambine“.
“Chiediamo pertanto alla Regione se la scuola è ancora finanziata col danaro dei contribuenti e quali sono i parametri di assegnazione di questi finanziamenti. Chiediamo alla Regione se effettua dei controlli e se ritiene che, in presenza di gravissimi pericoli per i bambini a cui i privati non hanno saputo fornire le risposte adeguate, sia corretto proseguire nel finanziamento delle scuole che hanno dimostrato di non essere all’altezza dell’offerta formativa dichiarata“.
“Ci chiediamo infine“, conclude Cecconi, “Se anche gli enti locali della Provincia di Ferrara e il Comune di pertinenza hanno finanziato e finanziano questa scuola“.
Per Bruno Moretto, segretario del Comitato bolognese di Scuola e Costituzione, “La grave notizia che la scuola riceve finanziamenti regionali in quanto scuola materna privata paritaria conferma quanto abbiamo sempre sostenuto: né da parte del Ministero dell’Istruzione, né da parte della Regione si effettua alcun controllo non solo della qualità dell’offerta formativa, ma delle basilari garanzie di sicurezza per i bambini“.
“Se è gravissimo l’omesso controllo da parte dello stato, che ha concesso a questa scuola la parità, non meno grave è il comportamento della Regione che finanzia progetti presentati dall’associazione monopolista FISM, la quale garantisce a priori per tutti i suoi iscritti. I contributi regionali corrispondono a 2.727.342 euro all’anno, e si aggiungono a quelli dello Stato e dei Comuni, per un totale di oltre 40 milioni di euro all’anno nella sola Emilia-Romagna“.
“Tali contributi vanno a pioggia a tutte le materne private, a quella di don Agostini, come alla Kinder House di Bologna che chiede rette di 800 euro al mese, come alla Cerreta di Bologna che forma solo classi femminili. La gravità di questo comportamento della Regione Emilia-Romagna è resa ancor più evidente dai tagli crescenti dei finanziamenti alle scuole pubbliche. Basti pensare che a settembre del corrente anno scolastico il Ministero non ha autorizzato la formazione di ben 19 classi di scuola dell’infanzia statale nella provincia di Bologna. E la risposta di molti Comuni a cui competono gli edifici è stata di aumentare le convenzioni con i privati“.
“Ciò che riteniamo assolutamente inaccettabile è che i genitori siano costretti ad iscrivere i loro figli in scuole confessionali di cui non condividono l’impostazione culturale e didattica, violando oltre che l’art. 33, l’art. 30 della Costituzione e il principio della responsabilità educativa“.
“Il Comitato bolognese Scuola e Costituzione, la Comunità ebraica, la Chiesa evangelica metodista e quella cristiana avventista impugnarono già nel 1995 i primi finanziamenti della Regione alle scuole private. Per tre volte il TAR sollevò la questione di legittimità costituzionale per violazione dell’art. 33 e del principio del senza oneri per lo Stato, per 3 volte la Corte ha rinviato gli atti al TAR per vizi di forma. Riprenderemo la battaglia legale contro questa grave lesione dei diritti di tutti i cittadini e per il diritto di tutti alla scuola pubblica statale, dall’infanzia alle superiori“.
Per Roberto Grendene, coordinatore del circolo bolognese della UAAR – Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, “Se una organizzazione discrimina al suo interno le donne, ha pregiudizi su omosessuali e non credenti, considera i suoi fedeli “ubbidienti“ e “sottomessi“ ai vescovi (come impone il Catechismo), la Regione dovrebbe rifiutare i “progetti educativi“ che questa organizzazione propone“.
“Se questa organizzazione, ricca, potente e dotata di immunità e privilegi, dà prova, nella nostra Regione come in tutto il mondo, non solo di non saper affrontare il problema della pedofilia che la investe, ma di usare come rimedio l’occultamento sistematico accompagnato da una giustizia interna che mira solo a proteggere la propria immagine, ebbene la nostra Regione dovrebbe tenersene a grande distanza e potenziare progetti educativi per tutti e di tutti, progetti educativi degni di un paese civile“.
“La nostra Regione, i nostri Comuni, il nostro Stato non dovrebbero finanziare scuole private confessionali: lo dice la Costituzione, lo dicono i fatti, lo dicono credenti e non credenti. Farlo è la risposta peggiore all’ “emergenza educativa“ causata dall’attentato alla scuola pubblica portato dal clericalismo di destra e di sinistra“.
Fonte: Rete Laica Bologna