11:57 – 22/03/10 – 1369 Euro di Pensione (al giorno)…

Courtesy TerritorioScuola

L'ex presidente dell'Agenzia dei Rifiuti in Sicilia (sciolta di recente), è andato in pensione. Almeno lui ci è riuscito. Il fortunato si chiama Felice Crosta e non dovrà più preoccuparsi del futuro.

Percepirà, grazie a tutti quelli che in pensione non ci andranno mai, 1.369 euro AL GIORNO. Non è certo il solo.

Le pensioni devono avere un tetto. Invece di spostare i termini delle prossime pensioni verso la morte dei futuri pensionati, riduciamo le pensioni attuali a una cifra massima. 3/4.000 euro al mese sono più che adeguati.

Scommettiamo che chi li supera sono in maggioranza i nostri dipendenti? Inoltre, per la pensione ci vuole la par condicio. Se i parlamentari ne maturano il diritto dopo due anni e mezzo, deve valere lo stesso per tutti i cittadini. Non mi risulta che nessun partito abbia rinunciato ancora a questo odioso privilegio.

Fonte: Beppe Grillo Blog

18:33 – 26/11/09 – Meno libri per tutti, tagliati 103 milioni per i più poveri…

Questa volta i tagli previsti dall’ultima Finanziaria non passeranno inosservati perché mettono in crisi una misura che è un pilastro della scuola pubblica dal 1967 e che serve a garantire il diritto allo studio a tutti i ragazzi. La notizia sembra imbarazzare anche il governo: sono stati soppressi i fondi che servivano a fornire libri di testo gratis agli alunni meno abbienti nella scuola dell’obbligo.

Si tratta di 103 milioni di euro che, fino a oggi, venivano indirizzati agli enti locali per pagare i buoni libro.“Il governo – commenta il capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, Manuela Ghizzoni – ha cancellato con la Finanziaria lo stanziamento di soldi che, come dimostra anche il servizio studi di Montecitorio, sono destinati alla fornitura gratuita dei libri di testo a chi non può permetterseli”.

Replica il ministero dell’Istruzione: “I finanziamenti per il 2010 sono già previsti. Saranno infatti assicurati dalle risorse che il governo sta predisponendo e che saranno anche in parte recuperate tramite il rientro dei capitali. É la nostra priorità”.

Se ne deduce che la possibilità, per gli studenti in difficoltà economiche, di accedere ai testi scolastici è appesa allo scudo fiscale: “Prima o poi – ragiona la Ghizzoni – si scoprirà che lo scudo non basterà per tutto. Ogni volta che tagliano, ci raccontano che possiamo stare tranquilli perché rientreranno i capitali dall’estero”. E soprattutto lo scudo è una misura una tantum che finanzierà l’accesso ai libri per un solo anno, mentre i 103 milioni ne avrebbero coperti tre.

Proprio questo lascia perplessa la Ghizzoni, cioè che l’impegno del governo si limiti, come conferma il portavoce del ministro Mariastella Gelmini, a garantire la gratuità dei testi solamente per il 2010: “E’ una beffa. A parte il fatto che non ci sono certezze, ma solo parole, se anche il ministero dell’Istruzione fosse sincero, sta promettendo solo una norma tampone. Quest’anno doveva essere rinnovato il prossimo triennio, come ha fatto tre anni fa il governo Prodi e come sempre avviene. Nel 2011 invece saremo scoperti. Anche il ministro Bondi, ieri in aula, ha ammesso che questo allarme è reale”.

E al ministero dell’Istruzione ammettono che ancora non sanno dove troveranno i fondi il prossimo anno. La preoccupazione emerge anche negli ambienti sindacali: “Questa nuova mossa del governo – dice il segretario generale della Cgil scuola, Mimmo Pantaleo – si inserisce in un’opera di demolizione della scuola pubblica”. E aggiunge: “Si va disperdendo il concetto di gratuità dell’istruzione e tutto ciò – sottolinea il sindacalista – finirà per gravare sulle famiglie, con conseguenze molto pesanti sui loro bilanci considerando la crisi economica che ancora attanaglia il paese”.

Attacca anche la Cisl: “Il mancato stanziamento dei 103 milioni di euro, destinati alla fornitura dei libri di testo per gli alunni meno abbienti, penalizza ingiustamente – dice il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima – coloro che hanno minori possibilità economiche. É inconcepibile che un paese civile e che si vanta di essere la sesta potenza economica del mondo ostacoli in questo modo l’esercizio del diritto allo studio”.

Né il ministero dell’Istruzione, né quello dell’Economia, sanno dire come verranno utilizzati i fondi sottratti alla scuola.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

16:19 – 18/11/09 – Gli studenti tornano in piazza per il No Gelmini Day

Di Daniele De Chiara

“Riprendiamoci il futuro”, era scritto su uno striscione che apriva il corteo di Milano. A tenerlo, ragazzi e ragazze in piazza in occasione della “Giornata universale per il diritto allo studio”. Sì, un diritto.

Tutto mentre il ministro Maria Stella Gelmini, minimizzava le iniziative e “bocciava” le oltre 50 manifestazioni, sparse per l’Italia, con un semplice: “Sono quasi tutti legati al mondo dei centri sociali”. Non sembrava. A Milano ci sono state forti tensioni con le forze dell’ordine, che in seguito a scontri con i manifestanti hanno operato fermi, arresti e denunce.Mentre, nell’aria, si sentiva il grido: “Noi la crisi non la paghiamo!”. In mancanza della consueta scorta della polizia, gli studenti si sono mossi liberamente per le vie del centro. Il corteo, tra fumogeni colorati e megafoni che deridevano ministro, sindaco e assessore, ha creato disagi al traffico mentre venivano rovesciati cassonetti.

Quindi un blitz negli uffici dell’assessorato: “Hanno provato a bloccarci – racconta una ragazza del quarto ginnasio -: mentre scappavo avevo paura di cadere, lo zaino mi appesantiva”. Nell’inseguimento sono state danneggiate alcune auto “siete solo teppisti!” gridava un agente, e i carabinieri hanno fatto un largo uso di manganelli e scudi. In piazza dei Mercanti si è assistito ad un ulteriore scontro che ha portato al fermo di quattro ragazzi, due dei quali arrestati, e ad alcune denunce. “È per questo che non risulto come contuso o ferito”, commenta un liceale con grossi lividi, “non voglio mica farmi identificare, sono una vittima”.

Dopo una trattativa con alcuni funzionari della Digos, è stato permesso agli studenti di muoversi in corteo verso piazza Fontana. La giornata si è chiusa con un presidio in piazza San Babila, solidale con i ragazzi portati in questura. Ma, a Milano, sono giorni “particolari”; giorni in cui la tensione si sente. La Moratti ha fatto sgomberare del liceo Gandhi: dopo una notte di occupazione, la polizia è inter-venuta con una fiamma ossidrica. Sempre nei giorni scorsi sono stati arrestati cinque militanti dei collettivi che avevano fatto un’irruzione in una sede milanese degli studenti cattolici di CL.

Quindi ieri…Nel resto di Italia, invece, le manifestazioni si sono svolte pacificamente. A Catania e Palermo il traffico è andato in tilt. “Cani sciolti”, nella maggioranza dei casi. A Torino e a Bari gli universitari hanno occupato il rettorato in seguito a manifestazioni a cui hanno partecipato in migliaia. Nel capoluogo piemontese si è assistito a un innocuo lancio di uova contro la sede regionale del ministero, mentre i manifestanti esponevano un enorme profilattico finto con la scritta “preserviamo l’università”. A Firenze gli studenti hanno occupato i binari della stazione S.M. Novella. A Napoli hanno sfilato in cinquemila, mentre a Roma sono state distribuite banane come denuncia dello stato della nostra Repubblica.

Tutti dei centri sociali come dice la Gelmini? Risponde Luca, un quindicenne di Milano: “Siamo nati quasi tutti dopo la caduta del muro, il ministro tenta di delegittimarci, ma non risponde alla domanda di soldi senza i quali la scuola pubblica è spacciata”. “E’ vero che vado al centro sociale,” continua, “ma proprio per questo le iniziative le organizziamo autonomamente, senza partiti o sindacati che ci dicano che fare o ci finanzino”. L’ex – Onda intanto si prepara per le prossime mobilitazioni, in attesa che qualcuno provi a mettersi alla testa di questa rabbia senza leadership.da

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 18 novembre 2009

18:06 – 30/10/09 – Permessi per il Diritto allo Studio: le scadenze

Permessi per il diritto allo studio (150 ore),

Il 15 novembre 2009 scade il termine per presentare la domanda per i permessi per il diritto allo studio (150 ore), salvo diversa scadenza fissata a livello regionale.

La domanda può essere presentata da tutto il personale della scuola sia di ruolo che supplente. I permessi, se accordati, saranno fruibili nell’anno solare 2010 per un massimo di 150 ore (anche frazionabili tra più aspiranti). Per i supplenti i permessi sono proporzionali alla durata dell’incarico.

Il numero di permessi accordabili non può superare il 3% dell’organico (ex DPR n. 395/1988).

Possono presentare domanda, con riserva, anche coloro che sono in attesa dell’attivazione di eventuali corsi universitari o per il sostegno. I permessi, se accordati, saranno fruibili una volta attivati i corsi.

Le modalità di fruizione [ripartizione delle quote orarie destinate alla frequenza, esami, incontri con i docenti ecc. (con certificazione) ed eventualmente libere (per studio) e le priorità nell’accoglimento delle domande sono regolate da contratti integrativi regionali che potrebbero anche prevedere una scadenza diversa da quella solita del 15 novembre.

Fonte: CGIL Scuola Informa

19:45 – 05/10/09 – Rete Studenti: Domani consegna virtuale di 20 mln alle scuole

Non sulla Nostra Pelle
Non sulla Nostra Pelle

Rete Studenti da domani consegnerà, in maniera virtuale, 20 milioni di euro alle scuole italiane, durante una manifestazione di protesta che servirà a chiedere al governo maggiori finanziamenti per il diritto allo studio. I soldi saranno vincolati all’utilizzo per misure in favore del diritto allo studio e alla qualità dell’istruzione.

“Mancano i soldi per l’edilizia scolastica, e le nostre scuole continua a cadere a pezzi, ad essere poco funzionali e insicure”, scrivono. Mancano i soldi “per pagare i docenti e soprattutto per pagare la loro formazione, per questo i nostri insegnanti insegnano con i metodi in voga nel tardo Ottocento e spesso sono in difficoltà a relazionarsi con un computer”. “Ci paghiamo noi i corsi di recupero, che dovrebbero essere garantiti dalle scuole – prosegue la Retestudenti -, aumentano le tasse scolastiche e i libri di testo sono sempre più cari. Per questo abbiamo chiesto alla Gelmini che porti al governo di cui fa parte la richiesta di un aumento del 2% del Pil in finanziaria, anche per l’avvio di misure straordinarie sul diritto allo studio”. “La Gelmini – si legge in una nota – per ora non ha dato risposte positive, per questo la Rete ha deciso di consegnare qualche fondo alle scuole in modo che riescono a garantirci quantomeno i corsi di recupero di cui abbiamo diritto”.

Le prime consegne sono previste domani a Trento, nei locali della Provincia, in piazza Dante, alle 14.30; a Verona, liceo Maffei, alle 13; a Venezia, ufficio scolastico provinciale, via Muratori, alle 11; e a Bolzano, ufficio scolastico provinciale, via del Ronco. Mercoledì sarà la volta di Padova, Torino, Roma e Palermo.

Fonte: Scuola/ Retestudenti
Scarica il Manifesto contro i Tagli alla Scuola Pubblica

14:06 – 23/09/09 – Sono una prof e faccio politica in classe, vi spiego il perché

Roberta Roberti - Docente di Parma
Roberta Roberti - Docente di Parma

Scritto da Roberta Roberti, insegnante e genitore di Parma

Gentile Ministro Gelmini, insegno da 17 anni nella scuola superiore della Repubblica italiana. Credo di dare molto al mio lavoro. Non solo da un punto di vista organizzativo o rappresentativo, ma anche da un punto di vista qualitativo.

La difesa della scuola pubblica che da anni pratico con orgoglio, visto lo scempio progressivo del sistema educativo nazionale, non è funzionale ad alcuna posizione partitica.

E’ semmai vero il contrario: io sono costretta a vivere la mia professione in una dimensione politica, perché il diritto all’istruzione e gli obiettivi della scuola in cui credo e che vorrei per mio figlio sono seriamente compromessi dai tagli, dall’incompetenza di chi dall’alto decide, dalla volontà di privatizzare o quantomeno semiprivatizzare il sistema educativo, dai nidi all’università. Difendere la scuola pubblica per me significa pratica quotidiana in classe, nella ricerca di metodologie didattiche che mi aiutino ad entrare in comunicazione con i ragazzi, a “farli respirare con il cervello”, come diceva alla radio una giovane studentessa.

Lei mi dice che io sono un funzionario pubblico e che pertanto posso non essere d’accordo con la sua riforma, ma devo tacere e limitarmi ad eseguire, obbedendo al mio datore di lavoro. Altrimenti dovrei lasciare la scuola e candidarmi nelle liste di qualche partito. Le ricordo, ma credo Lei debba averlo ben presente in quanto donna di legge, che i “funzionari pubblici” non devono giurare fedeltà a nessuno, se non alla Costituzione. Come funzionario pubblico, io sono garante, per quanto di mia competenza, dei diritti che la nostra Costituzione sancisce per i cittadini. E quindi, nell’adempiere le mie funzioni, devo dare loro una buona scuola e devo renderli consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri di studenti e di cittadini. Se la qualità della scuola che frequentano non è all’altezza della sfida cui ci mette di fronte la società della conoscenza, allora io ho il dovere di informarli del perché ciò accade, di ciò cui avrebbero diritto e viene loro negato, responsabilizzandoli perché sappiano difenderlo.

No, caro ministro Gelmini. Noi genitori non ci stiamo, perché la scuola dei nostri figli si impoverisce sempre di più, in tutti i sensi, pedagogico, didattico, materiale. Il tempo pieno non esiste più, è inutile che ci raccontiate che è cresciuto. Che schizofrenia è sostenere nella stessa intervista che le compresenze sono abolite, che c’è il maestro unico e che si sono aperte 35.000 sezioni a tempo pieno in più? Per i nostri figli e le nostre figlie noi non vogliamo un parcheggio. Hanno diritto ad una scuola di qualità, laica, democratica, pluralista e gratuita. Ci spaventano i tagli ai fondi e al personale, ci spaventano i programmi veramente immiseriti dalle varie indicazioni nazionali dei suoi predecessori, che Lei ora si appresta ad armonizzare.

No, caro Ministro Gelmini, noi docenti non ci stiamo. Fra i principi costituzionali ai quali io, funzionario pubblico, devo essere fedele, c’è anche quello che mi tutela nell’esercizio delle mie funzioni. Esiste la mia libertà di insegnamento, e Lei, ministro, non può toccarmela. Lei potrà boicottarmi togliendomi le compresenze, le ore di programmazione in team, le ore di sostegno a ragazzi e ragazze, bambini e bambine disabili, Lei potrà soffocarmi con indicazioni nazionali misere e impoverite, Lei potrà anche impormi tutti i test del mondo, ma in classe ci vado io e la mia libertà di insegnamento mi consente di esprimere le mie opinioni. O vuole preparare dei bei video ministeriali sui vari argomenti di studio, che saremo costretti a propinare ai nostri studenti? Lo diceva anni fa l’onorevole Aprea: in palestra, davanti ad un bel maxischermo, se ne possono tenere anche 70, di bambini.

Ci sentiamo presi in giro dalle conferenze stampa e dai proclami su giornali e televisioni, che presentano della situazione una lettura talmente falsata, ignobilmente distorta, da lasciarci senza parole. Perché quest’anno in tanti entreremo in classe e ci troveremo di fronte 30-33 alunni, alcuni di recente immigrazione, alcuni che hanno perduto le ore di sostegno, con meno ore di laboratorio, senza un euro per le supplenze, con locali fuorilegge quanto all’affollamento, eccetera, eccetera. Ci troveremo a correre da una classe all’altra, senza avere il tempo di stabilire relazioni con gli alunni, con i colleghi, con i genitori. O forse Lei vuole dirmi che nella scuola che verrà io non dovrò fare altro che eseguire asetticamente le Sue unità didattiche finalizzate a far superare ai miei alunni i Suoi test. Che non devo perdere tempo nella crescita emotiva e nell’educazione, nello sviluppare insieme a loro il pensiero critico e riflessivo sui fenomeni e gli eventi?

Quando avrà trovato una teoria pedagogica sufficientemente accreditata in grado di dimostrare che per un processo di apprendimento efficace non è indispensabile la relazione, allora potremo cominciare a discutere. Quanto ai contenuti, mi permetta di dubitare seriamente che ci sia mai stato, finora, qualcuno veramente in grado di occuparsene. E anche in questo caso, di persone che vivono in aula, a scuola, ne sono state interpellate veramente poche.

Ministro, nell’Atto di Indirizzo da Lei firmato, si parla di sostegno alla progettazione, ai gruppi di lavoro e di ricerca per una buona scuola. In modo politico, ma assolutamente gratuito e trasparente, centinaia di migliaia di insegnanti, genitori e studenti Le stanno dicendo che non vi lasceranno distruggere la scuola e l’università pubbliche. Non sanno solo dire dei no. Hanno idee chiare e precise da sottoporvi, frutto di un lungo entusiasmante lavoro di condivisione e confronto. Hanno studiato, fatto ricerche, costruito la buona scuola giorno per giorno. Nessuno di Voi vuole ascoltarli. Non mi illudo che possa esserci un’inversione di tendenza da parte del Suo governo. Il controllo sociale che ne può derivare, oltre al business che si può aprire, sono troppo allettanti, e l’opposizione del mondo della scuola si presenta ancora fiacca, divisa e rassegnata. Ma, sinceramente, non capisco come una donna possa prestarsi ad un gioco come questo, senza nessuna vergogna. Il ministro Moratti, quando le dissero che avrebbero tagliato i fondi alla scuola e all’università in maniera assai meno ingente di quanto non sia stato detto ora a Lei, si disse pronta a dare le dimissioni. E i tagli furono decisamente ridimensionati. Ma la Moratti era Disneyland a confronto. Alla scuola della quale Lei è la responsabile governativa, stanno tagliando miliardi di euro e 150.000 posti di lavoro. Lei sarà per sempre ricordata come il ministro che ha affossato la scuola e l’università pubbliche.

Ci pensi, Ministro. Io, intanto, nel mio piccolo, farò un po’ di politica in classe e cercherò di avvicinare i miei allievi al significato della bellezza. Il che può essere molto utile per sentirsi cittadini consapevoli.

Fonte: Comitati Buona Scuola

18:37 – 13/07/09 – Tagli alle superiori: 3.643 docenti in esubero e oltre 6.000 precari licenziati

Dal riepilogo dell’organico della scuola secondaria di secondo grado dopo i dopo i trasferimenti pubblicati il 26 giugno, è possibile ricavare immediatamente l’effetto dei tagli voluti da Gelmini e Tremonti: oltre 3600 professori di ruolo non trovano posto nelle scuole della loro provincia e quindi sono dichiarati soprannumerari.

Inoltre in molti casi per rientrare nei tagli imposti, sono state costituite cattedre in organico di diritto illegittimamente a più di 18 ore in aperta violazione del Ccnl.

Il dato conferma quanto avevamo sostenuto, malgrado i tentativi di rassicurazione del Ministro: ci sarà meno scuola, ma anche meno docenti, sia di ruolo che precari.

Questa situazione di esubero, infatti, si aggiungerà alla riduzione dei posti determinando il licenziamento, solo per i docenti della scuola secondaria di secondo grado, di oltre 6.000 lavoratori precari per i quali il Ministero, dopo alcuni annunci propagandistici, non ha ancora fornito risposte concrete.

Dopo i dati della primaria, questo è un altro effetto tangibile dei tagli al quale si aggiungeranno a breve quelli per secondaria di primo grado e per il personale ATA oltre agli ulteriori tagli previsti in organico fatto.

Di fronte a questa intollerabile situazione la FLC Cgil prosegue nelle sue iniziative di contrasto alla politica di tagli e di smantellamento della scuola pubblica e sarà in piazza Montecitorio il 15 luglio per sostenere le rivendicazioni e i diritti dei lavoratori precari della scuola.

Roma, 13 luglio 2009

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