18:05 – 25/03/11 – Cara Gelmini ti Scrivo…

E più forte ti scriverò...
E più forte ti scriverò...

Di Adriana Bizzarri.

Oltre alle consuete domande che le vengono sottoposte normalmente e non avendo la possibilità di rivolgergliele direttamente, le vorremmo sottoporre alcune questioni estremamente concrete ma ancora irrisolte.

Aule sovraffollate sì, aule sovraffollate no?
Lo scorso 4ottobre ha dichiarato che il fenomeno delle classi sovraffollate sarebbe di modeste dimensioni in quanto rappresenterebbe solo lo 0,4% del totale delle classi e che quelle sovradimensionate, ovvero con 30 o più alunni, riguarderebbe soprattutto le scuole secondarie di secondo grado.
Ammesso e non concesso che sia così (perché i dati sono quelli resi noti dal Ministero e non c'è modo di verificarne la loro attendibilità) il Ministro sa che lo 0,4% delle classi corrisponde a 1.500 classi per un totale di 45.000 studenti circa? Anche se il numero delle classi in soprannumero non fosse maggiore di questo, rimane grave il fatto che 45.000 ragazzi debbano frequentare aule non a norma per la prevenzione degli incendi, invivibili e inadatte a garantire le condizioni minime di apprendimento. Per questo Cittadinanzattiva proseguirà la sua indagine annuale sugli edifici scolastici e, sulla base di segnalazioni di genitori e di insegnanti e dei dati raccolti, presenterà, forse, una realtà un po' diversa, addirittura più grave di quella sopradetta.

Fondi straordinari o fondi ordinari per la sicurezza delle scuole?
I fondi FAS già stanziati prevedono, complessivamente un miliardo di euro per interventi straordinari di messa in sicurezza nelle scuole suddivisi in più anni. Il primo stanziamento ha riguardato le scuole dell'Abruzzo (250 milioni), la seconda parte è stata ripartita su 1700 scuole in tutta Italia. Stanziamento, però, non significa erogazione effettiva ed esecuzione dei lavori. Quindi è anche possibile che laddove i fondi siano stanziati, le scuole non ne abbiano ancora usufruito. Manca, però, una parte di quello stanziamento. Per questo le chiediamo: quando sarà possibile utilizzare l'ultima parte dei fondi FAS per mettere in sicurezza le scuole più degradate? Secondo quali criteri? Le regioni del Sud avranno almeno in questo terzo stralcio la priorità, dal momento che le scuole peggiori si trovano nelle regioni meridionali e nelle isole e che questi fondi erano in origine ad esse destinati?
Perché non sono stati previsti neanche in questa finanziaria fondi ordinari per l'edilizia scolastica né per quest'anno, né per i prossimi? Non sarebbe ora di uscire dalla logica emergenziale per ripristinare, invece, una sana ed efficace programmazione pluriennale, che garantisca la messa in sicurezza di un numero significativo di edifici scolastici?
Ancora: molti Comuni, pur avendo fondi da spendere per le scuole non possono farlo per i limiti imposti dal patto di stabilità. Possibile che non si riesca ad escludere da questi vincoli alla spesa pubblica, pure necessari, gli investimenti sull'edilizia scolastica?

Anagrafe dell'edilizia scolastica? Cercasi
La legge n. 23 del 1996 aveva previsto anche l'istituzione dell'Anagrafe cioè la mappatura dello stato degli edifici scolastici. Molta acqua è passata sotto i ponti o, peggio, molte tragedie sono avvenute da allora: la scuola elementare di San Giuliano di Puglia, la classe del Liceo Darwin di Rivoli, la Casa dello studente de L'Aquila.
Eppure, nonostante tutte queste vittime, anche a causa della mancata collaborazione di alcuni enti locali, si è arrivati, come affermato ufficialmente da Lei, ministro Gelmini, e dal Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture Mantovani, al raggiungimento dell'80% dei dati dell'Anagrafe.
E allora ci permettiamo di chiedere: come è stato possibile mettere insieme dati così disomogenei come quelli dell'Anagrafe e della Mappatura avviata nel 2008, rilevati in periodi e con metodologie così diverse? Chi li terrà costantemente aggiornati? Se è vero che i dati sono disponibili per l'80% delle scuole, perché non renderli consultabili a tutti? I cittadini (famiglie insegnanti, studenti) hanno il diritto di sapere in che stato sono gli edifici che frequentano!

Bilanci delle scuole in rosso?
Si è chiesta come mai i Dirigenti scolastici non riescano più a fare fronte alle spese di funzionamento ordinarie e alle supplenze? Semplicemente perché con l'ennesima circolare proveniente (n.9537 del 2009) sono stati effettuati tagli del 25% sui bilanci di ciascuna scuola. Senza contare che i crediti maturati dalle scuole verso il Ministero sono risultati solo parzialmente riconosciuti e soltanto quelli per le supplenze. Parliamo di 1 miliardo di euro che le scuole hanno anticipato, che alle scuole servivano, oltre che per le supplenze, anche per le pulizie esterne, per gli esami, per i materiali di cancelleria, di pulizia, di igiene (sapone e carta igienica, tanto per capirci). Perché meravigliarsi se i Dirigenti scolastici sono costretti ad aumentare la richiesta dei contributi volontari alle famiglie per supplire a questa riduzione e ad usarli con destinazioni diverse da quelle previste per legge? Perché stupirsi delle continue richieste da parte delle scuole alle famiglie di contributi in natura cioè in carta, penne, carta igienica, saponi, ecc? Possiamo sapere se quei crediti saranno mai interamente riconosciuti e restituiti alle scuole? Dal momento che, Ministro, Lei invoca la qualità del servizio scolastico come motivazione ai tagli dovrebbe spiegarci in cosa consista la qualità di istituti scolastici dove manca di tutto e dove le famiglie sono chiamate a pagare per le necessità più urgenti?

Cittadinanza e Costituzione: materia virtuale?
Dopo tanta enfasi e tanti annunci sul ripristino dell'ora di educazione civica denominata Cittadinanza e Costituzione, riconosciuta materia curricolare con tanto di valutazione, dopo appena un anno di sperimentazione, con la Circolare n.86 dell'ottobre 2010 è stata cancellata ed è tornata ad essere materia fantasma, o meglio, trasversalema nei fatti, di nuovo la cenerentola del curricolo scolastico. Perché questo improvviso dietro – front? Forse perché sono state diminuite le ore di insegnamento delle scuole secondarie e non si sarebbe saputo a quali insegnanti affidare questa materia? Forse perché nessun docente disponeva delle competenze richieste? E lo sappiamo tutti quanto bisogno ci sia di offrire una formazione civica di base ai giovani!

Perché non decolla la valutazione degli insegnanti e degli istituti scolastici?
Se fossimo nei Suoi panni vedremmo con preoccupazione il rifiuto, per non parlare di vero e proprio boicottaggio, della sperimentazione della valutazione da parte delle scuole e degli insegnanti avviata dal Suo Ministero nelle scorse settimane. Che la valutazione nel mondo della scuola sia indispensabile non c'è alcun dubbio e che la scuola opporrà resistenze al riguardo, pure.
Ma ci chiediamo: quanto sono stati coinvolti gli insegnanti e i loro sindacati nel processo che si intende avviare, data la sua importanza? Possibile che i tanti rifiuti a collaborare siano spiegabili solo con le resistenze ad essere valutati da parte degli insegnanti? Non ci sarà il timore che i fondi destinati ai meritevoli saranno prelevati dal blocco degli scatti di anzianità dei docenti?
Come vede gli interrogativi sono tanti e non possono essere ricondotti esclusivamente al problema di quanti sono gli insegnanti e quanto costano. La situazione è oggettivamente complessa come poche ma un consiglio appassionato ci sentiamo di darle: girare di più nelle scuole italiane, ascoltare insegnanti, personale ATA, studenti, vedere con i propri occhi ciò che accade e le condizioni reali in cui si studia e si lavora. Questo sarebbe davvero un modo concreto e sincero di amare il proprio paese ed anche la scuola pubblica italiana.

Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva

10:36 – 30/09/10 – Proposta di Legge Bye Bye Gelmini.

ByeBye Gelmini
ByeBye Gelmini

Dal 30 Settembre al 2 Ottobre Roma sarà invasa da un esercito molto particolare, quello degli studenti UniOn. La nuova associazione studentesca sarà infatti presentata ufficialmente in una 2 giorni che comprenderà una variegata serie di incontri attraverso i quali sarà possibile conoscere l’associazione, apprenderne l’ identità culturale e le battaglie che essa intende portare avanti.

Nella stessa occasione verrà lanciato ufficialmente un percorso che, attraverso un’accorata discussione per una nuova riforma della scuola e dell’istruzione, si concluderà con una raccolta di firme per una proposta di legge popolare.

Che dire? Noi siamo pronti, adesso cari studenti tocca a voi !!!!

Programma:

Centro Congressi Cavour, Via Napoli 46, Roma.

30 SETTEMBRE.

Saluti comitato UniON.

30 settembre.

9.30 RI-FORMATI! Studenti, Riforma e altri enigmi.
Saluti – presentazione proposta di legge “Bye bye Gelmini”.
Francesco Pardi (senatore),
Luisa Capelli(docente universitario),

15.30 IN-FORMATI! Il virus democrazia negli Atenei.
Saluti delle associazioni.
Sonia Alfano, (europarlamentare).
Gioacchino Genchi (ex funzionario di Stato),
Salvatore Borsellino (fondatore movimento “Agende Rosse”).

1 ottobre.

9.30 MEDIAMONDI Rete e informazione negli Atenei.
Claudio Messora (blogger e giornalista).
Luigi De Magistris (europarlamentare).
Francesca Fornario (autrice satirica).

15.30 NON SOLO CREDITI Università e Cultura, un motore.
per i diritti.
Nicola Tranfaglia, (storico).
Amid Barole Abdu (mediatore interculturale).
Paolo Patané (presidente Arcigay).

Testo della proposta di Legge Bye Bye Gelmini. Scarica il Documento.

Fonte: http://www.studentiunion.it/

09:39 – 10/09/10 – Dieci Domande per Te Posson Bastare…

Mary, rispondi, ti prego!!!

Ecco le 10 domande che l’Assemblea delle scuole milanesi rivolge al ministro dell’Istruzione:

1. Lei sa che i tagli alle elementari hanno cancellato qualsiasi possibilità di realizzare il vero tempo pieno, fatto di tempi distesi e di compresenze, di lavoro in piccoli gruppi, di progetti, di uscite e laboratori per favorire l’apprendimento di tutti?

2. Cosa risponde ai genitori costretti a pagare un contributo “volontario” di 130/200 € in scuole che vantano, nei confronti del suo Ministero, crediti di 130/200.000 €?

3. I paesi Ocse spendono in media il 5,7% del prodotto interno lordo per il sistema scolastico e l’Italia il 4,5%, come lo spiega?

4. Sa che le 10.000 assunzioni a tempo indeterminato di questo anno coprono una percentuale insignificante dei posti che ogni anno servono alla scuola?

5. Come mai non c’è un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità come prevede la legge, tanto che spesso questi alunni sono seguiti solo 4/6 ore a settimana?

6. Lei è al corrente del fatto che nelle scuola medie la sua manovra ha avuto l’effetto di cancellare laboratori di Arte, Musica, Tecnologia, Educazione fisica…?

7. Ritiene sia giusto rispettare la legislazione sulla sicurezza? Sa che le classi con un minimo di 27 alunni e un massimo di 35 per classe, imposte dalla sua manovra, sono proibite da norme vigenti che impongono un massimo di 25 alunni?

8. Aver cancellato le sperimentazioni nei Licei, ispirandosi alla riforma del 1923, risponde ad una esigenza di rinnovamento? Aver tolto ai Licei Artistici l’11% del tempo scuola e ai Linguistici il 17% equivale ad un “potenziamento dell’offerta formativa”?

9. Come giustifica l’aver ridotto drasticamente l’orario degli Istituti Professionali e Tecnici, tagliando su quelle materie che ha affermato di voler potenziare? Sa che le attività di laboratorio diminuiscono del 20/40%? Vuole che le forniamo le tabelle di confronto?

10. Quali motivazioni didattiche l’hanno spinta a eliminare ore di lezione, negli Istituti Tecnici e Professionali, anche nelle classi successive alle prime? Ritiene giusto che chi si è iscritto ad un percorso prima della “riforma”, scopra che è stato cambiato a metà strada?

Assemblea delle scuole del milanese

19:02 – 27/06/10 – I Veri Problemi della Scuola Italiana.

Di Lucio Garofalo

Negli ultimi 16 anni i ministri che si sono avvicendati alla guida del dicastero della Pubblica Istruzione, hanno provveduto solo a varare la propria riforma per lasciare un segno, inevitabilmente infausto, nella storia. L'istruzione è ormai una cavia istituzionale, esposta agli azzardati e scellerati esperimenti riformistici che si sono rivelati semplicemente devastanti. Questi esponenti di governo hanno scambiato lo Stato per un'impresa privata e l'hanno ridotto a brandelli. Su tutti il ministro Mariastella Gelmini, un vero e proprio flagello della cultura che ha oltraggiato profondamente la scuola. Un'istituzione che era il vanto della nazione, con una scuola materna e una scuola elementare giudicate tra le migliori realtà pedagogiche del mondo. E' evidente che gli ideologi del centro-destra sanno bene che il ruolo della scuola è di natura formativa ed eversiva, in quanto ha il compito di forgiare personalità libere e critiche.

I ministri maggiormente affiatati all'interno del governo sono Mariastella Gelmini e Renato Brunetta. Entrambi sono accomunati da due carriere politiche parallele e persino due vite parallele. Entrambi stanno portando avanti due controriforme invise al mondo della cultura e a settori della società civile. Ambedue affrontano il loro incarico come una dura battaglia contro le resistenze opposte da un sistema che non accetta di essere trasformato. Inoltre, entrambi hanno vissuto esperienze personali e professionali spiacevoli e mortificanti, prima di intraprendere l'attività politica e diventare ministri.

Prendiamo in considerazione Brunetta, che si erge a paladino di una “crociata antifannulloni”. Costui appartiene all'aristocrazia dei professori, all'elite dei docenti che guadagnano troppo e, almeno in molti casi, lavorano poco, se non nulla. Lo stesso Brunetta venne a suo tempo censurato per assenteismo dal Rettore dell'Università dove (non) lavorava. Inoltre, Brunetta era un primatista dell'assenteismo anche nel Parlamento Europeo. Insomma, il classico ministro che predica male e razzola peggio.

Per quanto concerne il “Decreto Gelmini”, questo ha imposto una controriforma con decisione unilaterale, senza confronto con i sindacati e le varie componenti del mondo della scuola, senza consultare nemmeno il Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione, senza alcuna riflessione di natura giuridica e tantomeno pedagogica. Sul piano occupazionale le conseguenze sono state subito devastanti e si prospetta nei prossimi anni una vera macelleria sociale. Nel complesso si calcola che il taglio di insegnanti solo nella scuola elementare, per effetto della restaurazione a pieno regime del maestro unico, ammonterebbe ad oltre 80mila posti e saranno i precari ad essere massacrati.

Pertanto, il governo Berlusconi persegue un ritorno al passato che gli permetta di fare cassa, riscuotendo nuovi introiti a scapito della malconcia scuola pubblica, mentre le risorse finanziarie sono dirottate altrove. Scimmiottando con 30 anni di ritardo il modello anglo-americano, cioè la politica neoliberista che ha ispirato le amministrazioni ultraconservatrici della Thatcher in Gran Bretagna e Reagan negli USA, il piano del governo è di subordinare la scuola al servizio del capitale e del mercato del lavoro. La conseguenza finale sarà lo smantellamento della scuola pubblica, per concedere una formazione d'eccellenza ad una platea elitaria e procurare una manodopera crescente a basso costo proveniente dalle scuole pubbliche, riservate alle masse operaie e popolari.

E' questo il modello, miserabile e classista, che ispira la politica, non solo scolastica, del governo Berlusconi, che offende l'istruzione nel nostro paese. Una scuola-parcheggio per bulli e piccoli gangster, dove i docenti sono, nella migliore delle ipotesi, addestratori degli studenti per aiutarli a superare i quiz a risposta multipla (si pensi, ad esempio, alle cosiddette prove Invalsi), soggetti alle valutazioni internazionali. Una scuola sempre più omologante e passivizzante, simile ad una sorta di supermercato dell'offerta educativa, sempre meno comunità educante e democratica. Una scuola che è la negazione della cultura e che, in pratica, produce solo saperi-merci usa e getta.

Si ciancia tanto dei problemi della scuola italiana, ma chi è deputato a risolverli non si adopera affatto in tal senso. In politica ogni soluzione non può essere efficace se non è anche giusta e tempestiva. Il decisionismo e l'efficientismo devono essere calibrati mediante criteri di equità sociale, altrimenti rischiano di essere deleteri. Dunque, vediamo quali sono alcuni dei problemi concreti, ancora irrisolti, della scuola italiana.

Il principale problema della scuola odierna è costituito dalla svalutazione della professionalità degli insegnanti, dallo stato di avvilimento e frustrazione che li attanaglia. Occorre rilanciare in modo concreto la professionalità didattica, rivalutando anzitutto la posizione economica degli insegnanti italiani, che risultano i più sottopagati d'Europa. Per innescare un meccanismo virtuoso occorre rendere appetibile la professione educativa e docente, così da creare le condizioni per indurre le persone più valide e preparate ad aspirare ad un lavoro ben remunerato e molto più apprezzato rispetto al presente. Il recupero del potere d'acquisto condurrà ad un incremento proporzionale del prestigio sociale e favorirà un crescente rendimento qualitativo dei docenti. A beneficiarne saranno anzitutto gli studenti. Questo, in sintesi, è il circolo virtuoso che occorre innescare prima di ogni altra cosa per resuscitare la scuola italiana.

Un altro problema serio è quello delle attività aggiuntive non obbligatorie, vale a dire i progetti extra-curricolari. Nel campo della didattica i criteri di quantità e qualità sono sovente incompatibili tra loro in quanto si escludono a vicenda. In genere la quantità “industriale” rischia di inficiare la qualità di un progetto, a maggior ragione laddove i progetti sono prodotti in serie. In tal modo le singole istituzioni scolastiche rischiano di diventare vere e proprie fabbriche di progetti, cioè progettifici scolastici.

Personalmente non sono contro i progettifici per rivendicazioni astratte e ideologiche, ma per ragioni legate alla mia esperienza concreta. Nulla mi impedirebbe di essere a favore dei progetti di qualità, purché siano attuati seriamente, ma nel contempo sono cosciente che i casi virtuosi sono eccezioni assai rare. Di norma i “progettifici scolastici” si caratterizzano in modo gretto e negativo per una scarsa creatività e trasparenza, per l'inadeguatezza degli interventi, per una debole rispondenza ai reali bisogni formativi, culturali e sociali degli allievi, mentre obbediscono solo ad una logica affaristica e aziendalistica. Per non parlare dei continui strappi alle regole, delle reiterate violazioni di norme e diritti sanciti dalla legge, delle frequenti scorrettezze e furbizie commesse all'interno delle singole scuole, derivanti da invidie, ambizioni e rivalità individualistiche, contenute in un contesto di direzione autoritaria e verticistica o, in alcuni casi, di leadership pateticamente e falsamente illuminata e paternalistica.

Veniamo, inoltre, alla questione della trasparenza e al tema della democrazia collegiale che ormai versa in uno stato decadente. Dal varo dei Decreti Delegati che nel 1974 istituirono forme e strumenti di democrazia diretta nella scuola, la partecipazione agli organi collegiali si è progressivamente deteriorata. Oggi il potere all'interno degli organi collegiali esclude la massa delle famiglie, degli studenti, del personale docente e non. In pratica l'esercizio del potere decisionale nelle singole scuole è riservato ad una cerchia oligarchica formata dal Dirigente scolastico e dai suoi più stretti collaboratori.

Esaminiamo il caso emblematico di un organo come il Collegio dei docenti. Un tempo questo era la sede deputata a discutere gli argomenti più nobili ed elevati, tematiche psico-pedagogiche e culturali, per cui gli insegnanti, specie i più aperti, coscienti e motivati, avevano modo di confrontarsi e maturare sotto il profilo intellettuale e professionale. Oggi i Collegi dei docenti sono ridotti a centri di mera ratifica formale delle decisioni assunte dai dirigenti. Tale avallo avviene generalmente tramite procedure esautoranti, che umiliano la dignità e la sovranità dei Collegi stessi. Questi sono diventati il luogo più alienante e passivizzante in cui si dibatte di questioni esclusivamente finanziarie, senza la dovuta trasparenza, senza fornire le informazioni concernenti il budget effettivo di spesa. Insomma, i Collegi dei docenti approvano senza neanche conoscere fino in fondo l'oggetto reale previsto all'ordine del giorno, cioè i finanziamenti, talvolta cospicui, che vanno a beneficio di una minoranza di colleghi, coincidente con la cerchia ristretta formata dal cosiddetto “staff dirigenziale”.

Questo processo di logoramento della democrazia partecipativa, della trasparenza e dell'agibilità democratica e sindacale, degli spazi di libertà e legalità nella scuola, è in atto da oltre 15 anni. Tale involuzione in senso autoritario è dovuta ai colpi letali inferti dai governi di centro-sinistra e di centro-destra. Nella fattispecie particolare, le principali responsabilità politiche di tale declino sono da rinvenire in un momento storico-legislativo assai importante: l'istituzione della legge sull'autonomia scolastica.

La mera formulazione giuridica dell'autonomia non ha stimolato le scuole ad esercitare un ruolo di traino e promozione culturale rispetto al contesto di appartenenza. In molti casi, le istituzioni scolastiche hanno assunto una posizione subalterna ai centri di potere vigenti nelle realtà locali. A ciò si aggiunga un crescente imbarbarimento dei rapporti tra i lavoratori della scuola, in quanto questa è divenuta il teatrino di laceranti conflittualità, sorte in molti casi in un clima di debole e sciocco paternalismo. Questi fenomeni alienanti e disgreganti sono un corollario dell'autonomia, nella misura in cui tale normativa non ha favorito un assetto equo ed efficiente, generando soprattutto confusione, contrasti, assenza di certezze, violazione di regole e diritti, incentivando comportamenti furbeschi, spregiudicati ed arroganti, esasperando uno spirito di cinismo, arrivismo e un'accesa competizione per scopi prettamente venali e carrieristici.

12:42 – 15/06/10 – Gelmini Dixit…

Punti di Vista...
Punti di Vista...

Scrive Gelmini su una lettera alla Stampa (28/5): Per la prima volta da molti decenni è stata messa a punto una riforma delle superiori ampiamente condivisa e in linea con le esigenze della cultura e della società dei nostri tempi (…). La scuola e l'università devono tornare ad una visione rigorosa e orgogliosa del loro compito (…) anche se questo significa in molti casi abbandonare consuetudini alle quali in molti si erano attaccati. (…) O si cambia o non si è più in grado di reggere la sfida della modernità.

Esiste in queste poche righe la prova concreta del pericolo e della genialità del processo di comunicazione usato dai nostri governanti. Per analizzare a fondo questa abilissima collazione occorrerebbe un trattato. Qui mi limito a sottolineare alcuni punti.

1) La riforma non è affatto condivisa: delega (senza avere il requisito obbligatorio dell'urgenza) per la primaria, regolamenti che hanno collezionato pareri negativi dagli organi preposti ad emetterli per la superiore; la scuola italiana è stata riformata sottraendola programmaticamente al dibattito (parlamentare e del Paese) ed evitando di ascoltare le infinite critiche.

2) La visione rigorosa ed orgogliosa è un assunto suggestivo e nobile, che però rimane sospeso nel vuoto e nell'irrealtà: dal 2008 ad oggi la scuola è stata sottoposte ad un bersagliamento inedito per potenza e ostinazione di delegittimazione e indebolimento, dai tagli (8 miliardi per la scuola, 140mila posti di lavoro in meno) alle epiche diffuse con irresponsabile leggerezza (il fannullonismo, gli sprechi), strumentali a falcidiare il settore.

3) Le consuetudini: in quella vita da nababbi – ricca di soddisfazioni economiche, professionali e di riconoscimento sociale – che gli insegnanti hanno sinora potuto fare, hanno maturato abitudini insane: quelle garantite dalla nostra Costituzio-ne. Per esempio la libertà di insegnamento; il diritto al lavoro e allo studio per i nostri studenti; l'inclusione della diversabilità, messa nuovamente in forse dalla nuova manovra, nonostante il pronunciamento in febbraio della Corte Costituzionale. Solo alcuni tra i principi messi esplicitamente in discussione da questo governo e, direttamente, da questo ministro.

4) La sfida della modernità: battendo strade esattamente opposte a quelle dei più sviluppati Paesi europei, la modernità da noi significa disinvestimento. è un punto di vista curioso e inedito, che dimostra impreparazione culturale, sociale, economica e uno sguardo rattrappito e orbo sul nostro futuro. Come scuola e come Paese.

Sotto la sua teorica vena riformatrice (nella quale non è peregrino intuire una sottile ironia) si nasconde ancora la gestione di una comunicazione demagogica e ipocrita, che tende ad inverare realtà attraverso l'uso impudico delle parole. A mortificare ulteriormente le nostre intelligenze con proclami e parole in libertà che con la realtà non hanno nulla a che vedere; e che affondano nella convinzione che lo stato di torpore in cui il Paese versa garantirà ancora una volta l'impunità.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

16:28 – 02/03/10 – Il Coro Bipartisan della Svendita dell'Istruzione…

di Adele Dentice

Lo snaturamento del carattere pubblico della scuola e dell’Università non passa solo attraverso l’assunzione di modelli organizzativi e dal coinvolgimento dei privati nelle scelte strategiche; la logica della privatizzazione attraversa tutto ciò che riguarda il “diritto allo studio” (sostegno dei meritevoli privi di mezzi art.34 della Costituzione).

La negazione del diritto è inequivocabile nel nuovo assetto dell’Università quando si annuncia che il merito è determinato solo dal sacrificio individuale (DDL 10/ 2009); non si parla più quindi di diritto ma di “promozione dell’eccellenza” che si può realizzare attraverso il “mero” prestito (art 4c.7) amministrato dalla CONSAP (art 4 c.4) ,una SpA controllata dal Ministero dell’economia che si occupa di servizi assicurativi e del fondo Vittime della Strada.

La trasformazione delle Scuole e delle Università in fondazioni di Diritto Privato, favorita dal PD che ha proposto di incentivare i privati nel Governo delle Università e già pensata dagli anni 90 da Berlinguer e successivamente da Bersani, è stata definita dall’associazione dei Rettori CRUI come una occasione unica e irripetibile, così come importate è la presenza nei CdA della presenza di soggetti esterni legati all’Industria (il 40% 19-febbraio 2009); l’unico limite è determinato dalla scarsità dei fondi , ma saranno i privati a compensare il deficit economico e le Università saranno pronte alla loro Svendita, così come le Scuole Secondarie Superiori, ormai già trasformate in comunità aperte in concorrenza tra loro e piegate al mercato

Il processo riformistico, che si è abbattuto sulla scuola e sull’Università, ha travalicato lo stretto contingente politico accomunando governi e partiti di diverso orientamento politico, pensiamo alla madre di tutte le riforme, la legge Bassanini, a quella sull’autonomia, alla legge sulla parità scolastica, alla riforma del Titolo V° della Costituzione. In questo senso la Gelmini oggi non può vantarsi di una riforma epocale della scuola, perché la Storia è cambiata diversi anni fa, nel periodo in cui la rossa Emilia Romagna introdusse per la prima volta i finanziamenti pubblici alle scuole private (con la Legge regionale Rivola, poi riconfermata e peggiorata dalla Legge regionale Bastico ). Esempio subito seguito dalle amministrazioni periferiche comunali e provinciali, che iniziarono ad erogare finanziamenti alle scuole private.

Tutti atti preparatori alla famigerata legge sulla parità scolastica del governo D’Alema che ha liberato finanziamenti dello Stato alle scuole paritarie, dando il via alla destrutturazione della scuola pubblica e trasferendo la responsabilità politica della formazione e dell’istruzione dallo Stato al privato con il colpevole silenzio assenso delle rappresentanze sindacali.

Questo è stato il vero cambiamento epocale!

E oggi quale futuro si prospetta per la scuola e i suoi lavoratori:

i tagli hanno indebolito scuole prestigiose , mentre le scuole di periferia o meno in portanti sono state messe in seria difficoltà, senza soldi non si possono fare più corsi di recupero , né provvedere adeguatamente alla manutenzione e alla pulizia dei locali (tagli del 25% si possono pulire a giorni alterni!),

per gli operatori poi si aprono scenari di precarietà , licenziamenti , nel migliore dei casi mobilità,

e per gli studenti? Per loro rimane la scuola di eccellenza ovviamente privata, inaccessibile alla maggior parte delle famiglie, la fascia intermedia si dirigerà verso i licei mentre le scuole professionali destinate ai proletari e stranieri , impoverite tra l’altro di ore e discipline perchè «Il numero delle ore di lezione si riduce in tutti gli indirizzi per rendere più sostenibile il carico orario delle lezioni per gli studenti” intanto , già dai 16 anni , gli studenti potranno usufruire di contratti di apprendistato nelle aziende, così queste ultime saranno libere di licenziare e attingere manovalanza a costo zero.

Una scuola scadente, sporca e razzista, già perché c’è il capitolo del tetto massimo del 30% di studenti stranieri per lo più con un basso tasso di alfabetizzazione a causa dell’assenza di servizi rivolti a questi ragazzi , quindi con un aumento dell’emarginazione e dell’esclusione sociale; altro che integrazione!

Di fronte a questo disastro e vicini ad uno sciopero a ridosso delle elezioni, che non scongiurerà le migliaia di licenziamenti, ci si chiede dov’è andato a finire il popolo della scuola, gli studenti, i genitori e quella volontà di lotta emersa dallo sciopero del 30 ottobre 2008; dove sono andate a finire quelle risposte forti che dovevano far indietreggiare il Governo; tutto si è andato disperdendo nella burocrazia dei sindacati sia di quelli filo-governativi, sia della CGIL che ha alimentato, colpevolmente, le illusioni dei lavoratori dando per certo interventi della magistratura che avrebbero “bloccato le riforme”.

Così il movimento si è lasciato ingoiare da settarismi e dalla resistenza individuale, mentre tutto veniva celermente approvato e messo a regime, approfittando dell’immobilismo della categoria che si è lasciata ingannevolente guidare dall’opposizione di facciata, su cui si è collocato quel mondo politico e sindacale responsabile di gettato acqua sulla protesta raccogliendo poche briciole buone solo a dividere.

13:27 – 02/03/10 – Mozione Collegio Docenti ITIS 'G.B. Pininfarina' di Moncalieri (TO)

Altro esempio di boicottaggio: Mozione del Collegio Docenti dell’ITIS G.B. Pininfarina di Moncalieri (TO).

Al Ministero dell’Istruzione

All’Ufficio Scolastico Regionale

I docenti dell’ITIS, riuniti in collegio il giorno 3 febbraio 2010, a distanza di un anno tornano in questa sede ad esprimere il profondo allarme e la grave preoccupazione sulla situazione della scuola pubblica e in particolare dell’istruzione tecnica.

Le annunciate riduzioni di risorse economiche e di personale dello scorso anno scolastico si sono trasformate in realtà che stanno portando alla riduzione dell’offerta formativa e alla dequalificazione della scuola pubblica, senza nulla cogliere dalle osservazioni e dalla protesta di chi nella scuola vive e lavora.

Non può sfuggire la contraddizione nelle dichiarazioni propagandistiche ministeriali, che divulgano come miglioramento ed innovazione quelle misure di razionalizzazione contenute nei provvedimenti: la pesante riduzione del personale legata alle leggi 133/08 e 169/08; la riduzione con surrettizie alchimie contabili dei Fondi di Istituto necessari per la qualità dell’offerta formativa; l’azzeramento o quasi dei fondi per le supplenze e la diminuzione ai minimi termini delle risorse per il funzionamento delle scuole delineano in concreto una esclusiva volontà di risparmio.

Anche sulla riforma dell’istituto tecnico il Ministero dimostra di ritenere fondamentale il rispetto delle scadenze e del modello che si è prefissato, piuttosto che di cogliere l’importanza di un processo di confronto con il personale della scuola sui percorsi, sull’importanza delle attività laboratoriali, sui programmi e sugli orari.

Ancora una volta si risponde alla difficoltà di capire la fisionomia di un nuovo percorso di studi, peraltro non ancora ufficiale, con un vuoto slittamento delle iscrizioni oltre ragionevoli termini.

In questo clima di estrema incertezza, in cui si collocano anche i destini nebulosi dei corsi serali, si propone per giunta un disegno di legge nel quale l’attività di apprendistato varrebbe a tutti gli effetti come assolvimento dell’obbligo di istruzione.

L’elevamento dell’obbligo a 16 anni, oggi legge del Paese, è stato il raggiungimento di un obiettivo di grande civiltà, di uguaglianza sociale, ed anche l’innalzamento dei livelli di istruzione in conformità a quanto previsto dai trattati europei.

L’assolvimento dell’obbligo di istruzione al di fuori della scuola vanificherebbe ancora una volta il ruolo fondamentale di questa nella formazione di un cittadino responsabile e consapevole.

Il Collegio Docenti dell’ITIS “G.B. Pininfarina” ritiene che le azioni citate, alcune delle quali già operanti, non rispondano a criteri di miglioramento del sistema scolastico, ma hanno già avuto ed avranno ricadute sempre più negative per gli studenti, le famiglie e la scuola italiana nel suo complesso.

Per questi motivi invita il Ministro della Pubblica istruzione ad un riesame dei provvedimenti che preveda un confronto con i docenti e le organizzazioni rappresentative, sia culturali che sindacali, del mondo della scuola.

Il Collegio chiede, inoltre, che la proposta di riforma sia rielaborata nell’ottica di un reale potenziamento e rilancio dell’istruzione tecnica, che veda i docenti coinvolti da protagonisti e riaffermi il principio che soltanto l’investimento su cultura e formazione possa garantire al Paese un futuro democratico e pacifico. Approvata con voti: favorevoli 137, astenuti 10, contrari 3

Fonte: TerritorioScuola Collegio Docenti.

Vedi anche: Download fac-simile del documento del CdD (Pronto per la compilazione)

Mozione CdC ISI Caduti della Direttissima – Castiglion de’ Pepoli (BO)