12:26 – 18/09/11 – Tagli alle Classi Serali: la Devastazione Continua…

La mail di una ragazza, ex alunna di un corso serale presso l'Istituto Notarangelo di Foggia. Ci uniamo a voi della Cgil, sperando che il vostro grido sia più forte. Il prossimo 8 ottobre a Roma manifestazione nazionale della Cgil


Colpire i più deboli. E' stato ed è il tratto distintivo della politica del Governo Berlusconi: dall'economia al sociale, dalla scuola al lavoro, dalla pubblica amministrazione al fisco, non c'è provvedimento che non sia stato contraddistinto dal carattere classista e neoautoritario.

Un caso emblematico è quello del mondo della conoscenza: abbiamo più volte scritto dei disastri che sta provocando nel mondo della scuola – ai lavoratori, agli studenti e alle loro famiglie – il combinato di manovre finanziarie e la cosiddetta riforma Gelmini, che di riforma non ha nulla a meno che non si possa definire così una politica di soli tagli.

Ma i numeri dei cattedre tagliate, dei posti persi, delle difficoltà nel garantire la didattca, le ore dis sostegno, non restituiscono appieno il dramma personale di ogni uomo e donna che ha perso il lavoro e il reddito, che non vede garantito al figlio l'assistenza dovuta ad un alunno disabile, che manda i propri ragazzi in scuole poco sicure. Contro tutto questo da tre anni è in campo ed ha fatto sentire la sua voce critica, con scioperi e mobilitazioni, la sola Flc Cgil.

Flc che aveva denunciato per tempo come sotto la mannaia della Gelmini – con i provveditori a fare da meri esecutori, con sempre meno risorse a disposizione – fossero finiti anche i corsi serali. Suona così altamente retorico il governo (o chi per lui) che parla della necessità di una formazione continua, se poi si sbattono le porte in faccia ai tanti, lavoratori e lavoratrici, che con immensi sacrifici avevano intrapreso un percorso che avrebbe portato al conseguimento del diploma di istruzione secondaria. Anche a Foggia corsi serali sono stati soppressi, salvaguardando – bontà loro – solo le quinte classi. E con tanti saluti e nemmeno uno scusa a quei tanti che magari avrebbero dovuto frequentare il terzo o quarto anno. Un diritto negato guarda caso anche in questo caso a vantaggio del circuito della formazione privata, di quei diplomifici che – per quelli che potranno permetterselo – diventano unica strada per il conseguimento della maturità.

Prevale, tra gli studenti delle serali, lo sconforto. Lo stesso testimoniato dalla una oramai ex alunna della quarta serale a scorrimento dell'Istituto Notarangelo di Foggia che ha scritto una mail alla Cgil per esprimere il proprio disappunti. La riforma si è abbattuta sulla mia classe in maniera disastrosa e ingiusta – scrive Michela -. Messi fuori dal sistema scolastico per un numero insufficienti di iscritti, senza tener conto di noi alunni che abbiamo sacrificato tre anni delle nostra vita investendo progetti in quel diploma, ormai è irraggiungibile; c'è stata negata la possibilità di continuare il nostro cammino ma soprattutto c'è stato negato il diritto all'istruzione.

Hanno provato a battersi, gli studenti, scrive Michela, ma non siamo stati ascoltati. Ora ci uniamo a voi della Cgil, sperando che il vostro grido sia più forte, in modo da porre fine a queste ingiustizie che calpestano i nostri diritti. Un impegno a continuare la lotta e la mobilitazione che la Cgil ha già fatto proprio: il prossimo 8 ottobre, infatti, a Roma, vi sarà una grande manifestazione nazionale assieme ai lavoratori del pubblico impiego. Vogliamo – afferma la FLC – che il Paese sia consapevole che se non si torna ad investire in conoscenza non si esce dalla crisi con più democrazia, più diritti sociali e più uguaglianza. Alla propaganda della Ministra Gelmini, a cui non crede più nessuno, da oggi porteremo nelle scuole e nelle piazze i fatti concreti e cioè gli effetti devastanti dovuti alle classi sovraffollate, al mancato sostegno agli alunni disabili, alla riduzione degli organici e delle risorse, alla cancellazione del diritto allo studio per tante ragazze e ragazzi.

Fonte: CGIL – Scuola – Foggia

18:03 – 16/02/11 – Spot: Pinocchio per la Scuola Pubblica…

Uno Spot per la Scuola Pubblica
Uno Spot per la Scuola Pubblica

[audio:http://www.circoromano.it/Pinocchio.mp3](clicca su play per ascoltare) – L'idea è dei Semi di Serra, un'associazione di genitori di Roppolo, paesino del Piemonte: uno spot in difesa della Scuola pubblica statale.

All'iniziativa hanno aderito altri genitori da varie parti d'Italia. Anche la redazione di Megachip ha dato il proprio contributo, ed ecco realizzata una breve traccia audio pensata per le emittenti radiofoniche e per la diffusione attraverso internet.

Il testo, scritto da Andrea Sottile rielaborando alcune situazioni tratte dal Pinocchio di Collodi, è recitato dall'attore Paolo Poli, che ha condiviso lo spirito e le ragioni dell'appello e a cui va tutta la nostra gratitudine.

Tra qualche mese verrà realizzata una versione video dello spot, con marionette e attori della Compagnia di Gianni e Cosetta Colla.

Si ringraziano: Laura Cicognani (voce di Pinocchio), Nicola Tosi (voce finale), Stefania Colla, Clementina Bonanno e i bambini.

Hanno dato forma a questo Pinocchio: David Bonelli, Serena Clemente, Federico Frascarelli, Ettore Macchieraldo, Michele Maggino, Gisella Orsini, Marcello Pistoi, Massimiliano Silvestri.

Blog PinocchioPerLaScuolaPubblica.

23:31 – 23/11/10 – Ecco Dove Finiscono i Soldi per la Scuola Pubblica…

Segnalato da: Francesco Casale.

Dopo gli 800 mila euro per la scuola della SENATRICE MAURO, DELLA LEGA NORD, ecco in arrivo altri soldini per una scuola che dal suo statuto, tutto mi sembra tranne che sia statale. Che ci sia ancora lo zampino di Bossi e Company?

CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Economica).

ESITO DELLA SEDUTA DEL 18 NOVEMBRE 2010.

Assegnazione di 400 mila euro alla Scuola Europea di Varese a valere sul Fondo infrastrutture ex articolo 6-quinquies della legge n. 133/2008;

RETTE CATEGORIA 3 ANNO 2010.

  • 2.649,76 €/alunno per il ciclo materno.
  • 3.643,47 €/alunno per il ciclo primario.
  • 4.968,37 €/alunno per il ciclo secondario.


Agli importi sopra indicati è applicata una riduzione del 50% per il secondo figlio ed una pari al 50% della retta per il ciclo materno dal terzo figlio in poi (indipendentemente dal ciclo in cui il figlio è iscritto).

Fonte: scuolaeuropeadivarese.it.

Esito della seduta CIPE del 18 Novembre 2010: Scarica il documento ufficiale.

12:24 – 23/10/10 – Scuola Pubblica Vendesi?

Comprami, Io Sono in Vendita....
Comprami, Io Sono in Vendita....

L'ipotesi di una costituenda Scuola Spa è apparsa su alcuni quotidiani nei giorni scorsi ma non è stata seguita da dichiarazioni ufficiali da parte di nessuno dei tre Ministeri (Economia, Infrastrutture ed Istruzione) da cui sarebbe partita la proposta. Questa circostanza, già di per sé singolare, desta grande preoccupazione perché, alla luce di episodi precedenti (link all’elenco delle 12.000 scuole a rischio sicurezzalink all’elenco delle 2.400 scuole rischio amianto).

Si è visto come spesso trapelino notizie per le quali si aveva già pronto un piano di interventi e di finanziamenti non condiviso con i soggetti istituzionalmente preposti per competenze, regioni, province, comuni, men che meno con le famiglie e i ragazzi direttamente coinvolti.

Che cosa ci si propone con la scuola Spa? Di dar vita ad un soggetto misto, pubblico–privato, nazionale, che si occupi della gestione dell'edilizia scolastica ma anche della gestione di mense, corsi di formazione e aggiornamento. Per far questo i tre Ministeri starebbero lavorando ad un piano operativo e, forse, ad un testo legislativo che, entro la fine di ottobre, dovrebbe dare vita ad una Spa rilevando tutte le competenze, oggi proprie degli enti locali, riguardanti la proprietà, la costruzione, la manutenzione, la messa in sicurezza degli edifici scolastici.

I fondi inizialmente a disposizione della Spa sarebbero quelli dell'ultimo stralcio dei fondi CIPE destinati all'edilizia scolastica, di circa 400 milioni di euro.

Tra le righe si parla anche del grave stato in cui versa l'edilizia scolastica al punto che sembrerebbe che 10.000 edifici scolastici sarebbero da demolire.

Alcuni elementi dell'operazione destano in noi molta preoccupazione.

Innanzitutto non è ammissibile scoprire per caso, da un articolo di giornale, che 10.000 dei 42.000 edifici scolastici pubblici dovrebbero essere demoliti, quando da anni aspettiamo di sapere quale sia la reale situazione e dimensione del problema, attraverso i dati dell'Anagrafe dell'edilizia scolastica, di cui sembra che solo pochi abbiano il privilegio di conoscere i risultati.

In secondo luogo, non capiamo la necessità di ricorrere a strumenti straordinari e non avviare piuttosto, come avviene in tutti gli altri paesi europei, programmi decennali di edilizia scolastica, compartecipata, senza interruzioni e senza tentennamenti al di là del succedersi dei governi.

In terzo luogo, ci chiediamo come si possa conciliare l'avvento del federalismo nell'istruzione (ancora in gestazione) con atti che non solo centralizzano ma privatizzano beni pubblici preziosi e vitali come le scuole, togliendo di fatto a regioni ed enti locali i poteri di cui sono competenti per legge in materia di edilizia scolastica. E sicuramente gli stessi sarebbero ulteriormente penalizzati: con questa operazione dissennata, gli enti locali si troverebbero più poveri di quanto già non siano per aver perso un patrimonio inestimabile prima (gli edifici scolastici) e per dover pagare poi gli affitti degli immobili di cui attualmente sono proprietari. Sarebbe meno paradossale e più semplice lavorare sulla revisione dei limiti imposti dal Patto di stabilità, consentendo ai Comuni virtuosi di spendere quanto a loro disposizione e a quelli inadempienti di essere colpiti con sanzioni e azioni di surroga da parte del Governo centrale.

Che dire poi dell'oggetto dell'operazione: non si possono mettere sullo stesso piano edilizia scolastica e gestione delle mense, gestione del personale ATA e corsi di formazione e aggiornamento degli insegnanti. Ma non sarà che, in fondo, si considerano i bambini che mangiano, il personale docente che si aggiorna, il personale ATA che si professionalizza, al pari delle suppellettili e delle strutture scolastiche da aggiustare e rimodernare?

Per tutto questo la Spa non ci sembra la soluzione al problema. Ci sembra piuttosto la strada più breve e rapida per distruggere il bene pubblico scuola ed accelerarne la sua totale privatizzazione, accampando motivazioni legate all'urgenza e alla gravità della situazione.

Adriana Bizzarri .
Coordinatrice nazionale della Scuola di cittadinanza attiva
.

Fonte: CittadinanzAttiva.

Vedi anche:
Speciale sulla Sicurezza nelle Scuole Italiane. (Dossier di articoli).
11:31 – 08/06/10 – Elenco Nazionale delle Scuole con Problemi di Sicurezza.
12:27 – 09/08/10 – Scuole a Rischio Amianto ma i Soldi per Bonificarle Spariscono…

19:32 – 01/10/10 – Università Chiuse e Nuovi Emigranti…

Nell'Europa comunitaria i primi emigranti sono romeni con 1,9 milioni, molti in Italia. Un dato quasi scontato. La seconda nazione di emigranti europei è l'Italia con 1,2 milioni di persone. Un dato molto meno scontato. I nostri ragazzi dopo la laurea se ne vanno, se disoccupati se ne vanno, se precari se ne vanno, se sottopagati se ne vanno.

In Spagna, in Inghilterra, in Francia, in Olanda, in Danimarca. E' la nuova emigrazione. Nel dopoguerra gli italiani partivano per le miniere belghe e le industrie tedesche, erano i viaggi della speranza con le valigie di cartone. Oggi ci sono i viaggi della disperazione.

Si parte con i voli low cost per le multinazionali, le aziende tecnologiche o per un qualunque lavoro dignitoso in un Paese civile.

Un Paese che fa studiare i propri giovani per offrire loro solo la disoccupazione e li costringe all'emigrazione è un Paese di folli.
fonte: Eurostat.

Le Università rimandano l'apertura. Quando riapriranno? A che serve studiare in un un Paese dove fanno carriera i cialtroni e i leccaculo?

“Sono iscritto all'università di Pisa, facoltà di Ingegneria.

Ti scrivo per una situazione davvero insostenibile. La facoltà di Pisa come tante altre facoltà in tutta Italia, la stessa “Sapienza” di Roma ha pubblicato un comunicato sul proprio sito in cui denuncia che, nonostante i tagli effettuati in base alle disposizioni ministeriali, non ci sono i fondi necessari per dare inizio all'anno accademico sta rinviando di settimana in settimana l'inizio delle lezioni con un disagio enorme per noi studenti.

Il governo dello psiconano sta distruggendo una risorsa troppo importante per uno Stato sia a livello europeo che mondiale. Il vero problema è che nessuno ne parla, nè i giornali ,nè le televisioni, NESSUNO!! Stiamo regredendo sempre di più… dall'”alto” vogliono un popolo italiano ignorante e suddito… NOI GIOVANI DOVREMMO ESSERE IL FUTURO PER L'ITALIA E QUESTO FUTURO CE LO VOGLIONO TOGLIERE!”. Gianni S.

09:13 – 19/09/10 – Perché non Destinare i Soldi Sequestrati alla Mafia alla Scuola Pubblica?

Sul sito del Ministero dell’Interno (LINK) si legge che in tema di sequestro di beni alla mafia, il Ministro Maroni vuole ripianare i tagli alle Forze dell’ordine con le somme del Fondo unico di giustizia sostenendo che «Spero che entro la fine dell’anno le risorse possano arrivare a 2 miliardi e mezzo»

In sostanza l’obiettivo è di arrivare a 2 miliardi e mezzo entro la fine del 2010 per ripianare, con i soldi in contanti sequestrati alla mafia e alle altre organizzazioni criminali e custoditi nel Fondo Unico di giustizia, i tagli subiti dal ministero dell’Interno.

Questo è l’obiettivo dichiarato dal ministro dell’Interno Roberto Maroni che ha risposto ad una interpellanza urgente alla Camera dei deputati presentata dai deputati Lo Presti e Bocchino.

«Nel Fondo – ha dichiarato Maroni – confluiscono le somme e i titoli che vengono sequestrati nel corso delle operazioni contro la criminalità organizzata. Al primo settembre di quest’anno risultano intestate al Fondo risorse per un valore di 2 miliardi e 200 milioni di euro. Soldi che sono stati recuperati e che possono essere immediatamente riutilizzati. Quanto ai titoli sequestrati, la legge di recente approvata in Parlamento, ci permette di venderli» e di monetizzare il ricavato.

«La legge – ha spiegato Maroni – prevede anche le procedure di assegnazione di questo tesoro. Confido che, grazie a questo provvedimento, sia possibile ripianare le riduzioni di bilancio che sono state fatte anche al ministero dell’Interno. Sono risorse straordinarie che noi abbiamo tolto alla mafia. Spero che entro la fine dell’anno – ha concluso il ministro – queste risorse possano arrivare a 2 miliardi e mezzo in modo da compensare le riduzioni e aumentare la disponibilità dei finanziamenti da mettere a disposizione delle Forze dell’ordine».

Maroni ha ricordato che :
«in due anni e quattro mesi di vita del governo – ha riferito il titolare del Viminale – il valore complessivo dei sequestri supera i 13 miliardi di euro, due volte e mezzo in più rispetto al periodo precedente. Le confische dei beni sono aumentate, raggiungendo un valore di 3 miliardi circa».

Come è noto il mondo della Scuola è stato oggetto di rilevanti tagli che hanno comportato lo stato di disoccupazione per tantissimi docenti c.d.precari, che hanno comportato condizioni di disagio strutturale nelle scuole, che hanno comportato in sostanza una grande agonia per l’intero settore dell’Istruzione Pubblica Italiana.

I Governi siano essi di destra o sinistra, quando si tratta di combattere contro lo Stato nello Stato ovvero la mafia, tendono sempre a parlare di numeri, cifre, di sequestri di beni, di latitanti arrestati ecc. Si parla sempre delle carenze organiche e strutturali che caratterizzano le forze dell’ordine nonchè la magistratura impegnata a contrastare a livello repressivo la mafia.

Ma si parla sempre di repressione legalitaria.

Come sarà noto ai più, la mafia, sia essa quella calabrese, siciliana, pugliese, campana ecc, che è ben radicata nel nord italia da anni, è prima di ogni cosa un fenomeno culturale.

La mafia avanza.

La mafia governa le paure.

Quale miglior modo per contrastare la mafia se non investendo nella Scuola Pubblica Italiana?

I soldi ci sono, dice con orgoglio il Ministro Maroni..

Allora cari governanti, perchè non intervenire e destinare una buona parte di quelle enormi cifre sequestrate alla mafia al mondo dell’Istruzione? Quanti posti di lavoro salveremmo? Quanti edifici scolastici potrebbero essere, finalmente, strutturati a norma di legge? Quante carenze organiche, strutturali e qualitative potrebbero essere colmate con una sola minima parte di quei miliardi di euro sequestrati alla mafia? Investire nella scuola pubblica è l’unico modo per contrastare veramente la mafia. Investire nel personale docente, investire nelle strutture, investire per una scuola che riesca ad intervenire in situazioni di disagio sociale senza alcun timore, investire nella scuola per l’educazione ad altro senso di Stato e civiltà e forma mentis, è necessario, si deve.

Spero che questa riflessione non cada nel vuoto.

Fonte: GuastallaLiberata.

15:56 – 14/09/10 – La Nostra Opposizione…

Intervento del Coordinamento Buona Scuola di Carpi alla tavola rotonda dell'11 settembre a Bologna, nell'ambito della FESTA NAZIONALE DEL PD SULLA SCUOLA

Di Libero Tassella

Sono un docente ma parlo a nome dei genitori, studenti e docenti che sono il movimento resistente di Carpi, non una città grande, ma un contesto in cui grande è sempre stata l'attenzione alla difesa dei diritti costituzionali e, nello specifico, della Scuola della Repubblica.

Sono anche presidente di un'associazione – ScuolaFutura – che da ormai 8 anni, pazientemente e con abnegazione, conduce la sua battaglia di opposizione al disegno disgregatore della Scuola Statale, sempre rinnovandosi e coinvolgendo risorse ed energie nuove.

Per la nostra opposizione siamo sempre comunque partiti da campagne d'informazione nei confronti delle famiglie, degli studenti, dei docenti, della cittadinanza in generale, che con grande impiego di energie e intelligenze, siamo riusciti e riusciamo a coinvolgere anche in modo significativo. Sentiamo però, con la nostra azione dal basso, di colmare la carenza di azione politica che dovrebbe essere propria di partiti e sindacati, che hanno macchine organizzative che noi neanche ci sogniamo e invece ci vediamo sempre costretti a questuare un locale per riunirci, un ciclostile e della carta per stampare volantini, una sala per tenere le nostre, quasi sempre affollate, assemblee pubbliche. Non sempre è possibile ottenere gratuitamente tutto questo e spesso allora dobbiamo autotassarci per perseguire gli obiettivi di difesa del bene comune che ci prefiggiamo. Una presenza di partiti e sindacati non al traino ma propulsiva è quanto auspichiamo nei territori, nelle grandi città, ma soprattutto alla periferia.

Ma a cosa ci opponiamo?

Ci opponiamo ad una riforma caduta dall'alto, senza dibattito e senza confronto, fatta da persone che non provengono dal mondo della scuola e che hanno mirato all'impoverimento dell'offerta formativa, togliendo risorse fondamentali per un normale funzionamento, disperdendo esperienze e preparazione maturate in decenni di serio lavoro.

Ci opponiamo, quindi, alla concreta impossibilità di contribuire democraticamente alla costruzione di una scuola migliore, che parta dalle migliori sperimentazioni realizzate in questi anni e miri agli esempi che ci offrono altre nazioni, con formazione permanente e obbligatoria, ma soprattutto con investimenti.

Ci opponiamo ad una scuola classista in cui le risorse vengono sottratte, in nome di una selezione meritocratica, alle fasce in situazione di svantaggio e si arricchiscono invece le scuole private, spesso di vocazione confessionale.

Ci opponiamo alle discriminazioni, che portano a contingentare i bambini stranieri per classe, quando invece abbiamo in mano un tesoro che può solo arricchirci. Noi pensiamo invece che sia un'occasione da non sprecare perché l'interazione culturale nasce nella scuola, che è il luogo naturale di convivenza tra bambine e bambini di diverse culture. Non possiamo permettere che si torni indietro di 80 anni. La storia, la memoria, deve servirci a non ripetere errori, e la scuola serve proprio a questo.

Ci opponiamo ad una scuola essenziale, come la vuole il governo di centrodestra, la scuola dei meno. Vogliamo invece una scuola ricca, di risorse certo, ma anche di esperienze costruite insieme, con tempi rispettosi dei ritmi di apprendimento di ciascuno; una scuola in cui si sperimenta e si fa ricerca, una scuola sempre aperta, che sia centro culturale, non solo per i bambini, ma anche per gli adulti, con offerte, proposte, iniziative.

Abbiamo tante proposte da fare, e la LIP (Legge di Iniziativa Popolare) è lì a dimostrare non solo e non tanto la nostra capacità di elaborazione, ma soprattutto la correttezza del metodo che abbiamo utilizzato per costruire quella proposta, con oltre 100 comitati sparsi per tutto il Paese, isole comprese, che hanno discusso e si sono confrontati in modo democratico e plurale. Eppure non ci hanno ascoltato mai, nessuno lo ha fatto realmente, intendo con la reale volontà di applicare il metodo della partecipazione attiva. Ripeto, Nessuno.

Questa riforma non la vogliamo, non solo per il problema dei posti di lavoro, che creerà una situazione di gravissima emergenza sociale, e da solo sarebbe motivo più che sufficiente per non accettarla, ma perché una scuola così è solo una scuola impoverita in tutti gli aspetti, nella sua offerta formativa, nelle sue strutture edilizie, nella mancanza di laboratori, nella mancanza o diminuzione del materiale didattico. Insomma, una scuola povera per i poveri. Noi vogliamo una scuola pubblica che sia un modello, e per farlo non basta la buona volontà.

Qualcuno dirà che tutto questa è utopia in tempi di crisi economica, noi rispondiamo che senza l'utopia continueremmo a star fermi e ad arretrare sotto il peso di un realismo che spesso ha colpito anche il centro sinistra, che non ha saputo portare a profitto le occasioni che ha avuto a disposizione, arrivando anche ad imboccare strade ambigue e talvolta decisamente pericolose.

Tre esempi per tutti:

  • la famigerata clausola di salvaguardia ancora operante (se non si riducono le spese per la scuola i finanziamenti successivi verranno comunque ridotti per un pari importo) è un'invenzione di Padoa Schioppa;
  • la significativa riduzione dei finanziamenti per le supplenze temporanee a carico delle scuole era nei famosi capitoloni introdotti da Fioroni, la Gelmini ha lasciato invariati i parametri e ha solo inasprito il taglio;
  • i residui attivi di cui tanto si è parlato nell'ultimo anno scolastico, e ancora si parla, hanno continuato ad accumularsi anche durante il governo di centrosinistra.
  • Concludo rubandovi un altro minuto per leggere un appello che l'associazione Professione Insegnante mi ha chiesto di rappresentarvi. Si tratta di una proposta che l'associazione rivolge a PD e IdV. Lo faccio con piacere perché si tratta di posizioni del tutto condivisibili:

C'è necessità che il problema scuola ritorni in Parlamento.

Bisogna che le forze politiche di opposizione procedano ad un'analisi parlamentare impietosa sull'azione fallimentare del Ministro Gelmini e ne chiedano le dimissioni.

Inoltre occorre avanzare la richiesta di una commissione parlamentare che riferisca al Parlamento sullo stato della scuola pubblica statale italiana e ascolti “il grido di dolore” che da tanta parte di Italia si leva, perché si verifichi quanto sia ampio il danno e in quali aree il sistema sia in uno stato comatoso.

In proposito si legga il significativo documento, non nostro, ma del dirigente dell'USP di Firenze affinché vengano rimossi i provvedimenti berlusconiani di razionalizzazione. Mentre l'Italia si taglia il futuro, togliendo risorse ai giovani, in Germania si investe sull'istruzione come negli Stati Uniti di Obama.

Le barzellette sul numero di bidelli e dei carabinieri o sui posti e le ore di insegnamento che vanno soppressi per premiare gli insegnanti meritevoli e trasformare la scuola in una istituzione di qualità, “all'apparir del vero”, inizio anno scolastico 2010/11, si sono trasformate da battute in tragedia.

Di questa tragedia il parlamento deve essere consapevole.

Aggiungo e concludo dicendo che di questa tragedia occorre informare il paese intero: TUTTI DEVONO SAPERE!

È lo slogan partito dall'assemblea delle scuole di Bologna,

DOBBIAMO IMPEGNARCI TUTTI A FARLO DIVENTARE QUOTIDIANITÀ NON SOLO NELLE SCUOLE, MA ANCHE NELLE PIAZZE, SUI MEDIA, NEI LUOGHI DI LAVORO PERCHÉ NELLA SCUOLA C'È IL MIGLIOR FUTURO CHE POSSIAMO COSTRUIRE PER TUTTI NOI, MA SOPRATTUTTO PER I NOSTRI FIGLI.