18:22 – 15/07/10 – Indagine 2010 sulla Sicurezza in Italia. (EURISPES)

[Sintesi elettronica di TerritorioScuola Server] – Data l'ipotesi di equivalenza del costo medio di un infortunio sul lavoro a livello territoriale (area geografica e regione), il primato per numero di infortuni verificatisi nel corso del 2008 e per costi economici e sociali ad essi attribuibili, appartiene al Nord-Est (282.803 infortuni pari al 32,3% del totale nazionale, costi per 12,5 miliardi di euro), seguito dal Nord-Ovest (250.166 infortuni pari al 28,6% del totale nazionale, costi per 12,5 miliardi di euro), dal Centro (174.545 infortuni pari al 19,9% del totale nazionale, costi per 8,7 miliardi di euro), dal Sud (113.870 infortuni pari al 13% del totale nazionale, costi per 5,7 miliardi di euro) e dalle Isole (53.556 infortuni pari al 6,1% del totale nazionale, costi per 2,6 miliardi di euro).

…Il maggior numero di incidenti stradali si è verificato nel Nord-Ovest (64.708 casi, 29,6% del totale), seguito dal Centro (56.769 casi, 25,9% del totale), dal Nord-Est (46.312 casi, 21,2% del totale), dal Sud e dalle Isole (rispettivamente 32.419 e 18.755 casi, con un incidenza del 14,8% e dell'8,6% sul totale nazionale), mentre a livello regionale il primato spetta alla Lombardia, al Lazio e all'Emilia Romagna (rispettivamente 41.827, 27.735 e 21.744 incidenti, che cumulativamente corrispondono al 50% del totale nazionale).

…- 4,2 miliardi di euro per incidenti stradali nel Sud (14,8% del totale nazionale, con costi economici e sociali a livello regionale compresi tra 1,5 miliardi di euro in Puglia e 75,9 milioni di euro in Molise) e 2,4 miliardi di euro per incidenti stradali nelle Isole (8,1% del totale nazionale, con un costo economico e sociale in Sicilia notevolmente più elevato rispetto alla Sardegna).

L'incidenza del costo economico e sociale degli incidenti stradali sul Pil, che a livello nazionale è pari all'1,83%, è molto variabile in funzione del diverso numero di incidenti, sia a livello di area geografica (con valori compresi tra il 2,19% del Centro e l'1,7% del Sud e del Nord-Ovest) sia, soprattutto, a livello regionale (con valori compresi tra il 2,8% della Liguria e lo 0,9% della Valle d'Aosta).

…Dato il numero medio di interruzioni subite da ciascun cliente in bassa tensione nel corso del 2007 (2,16) e il numero di clienti finali allacciati alla rete di distribuzione che hanno subìto tali interruzioni (35,8 milioni circa), è possibile stimare il numero complessivo di interruzioni di corrente senza preavviso e lunghe, in oltre 77 milioni (di cui il 33,1% al Sud, il 23,2% nelle Isole, il 17,1% al Centro, il 15,3% nel Nord-Ovest e l'11,3% nel Nord-Est), con un numero massimo di interruzioni di corrente in Sicilia, Campania, Lazio e Puglia (rispettivamente 14,6, 12,1, 7,4 e 6,5 milioni di interruzioni) e un numero di interruzioni inferiore ad un milione in Umbria, Friuli Venezia Giulia, Basilicata, Molise e Valle d'Aosta.

…Il numero complessivo di imprese attive in Italia nel macro-settore infrastruttura (ottenuto aggregando i dati di alcune attività direttamente riconducibili allo sviluppo delle infrastrutture) è, basandosi sull'analisi degli ultimi dati disponibili a livello europeo (anno 2006), di 311.167 unità (in flessione del 5,7% rispetto al 2000, quando il numero di imprese attive era di 330.144 unità), in grado di assicurare l'occupazione di 2,2 milioni di addetti (80.000 circa in più rispetto al 2000) e di generare una produzione il cui valore supera i 616 miliardi di euro (+64,2% rispetto al 2000)

…. Il numero di imprese del macro-settore infrastruttura attive in Francia nell'anno 2006 è pari 193.621 unità ed è sostanzialmente invariato rispetto al valore registrano nel 2000, mentre è aumentato il numero dei dipendenti, pari a circa 2,8 milioni nel 2006 (+5% rispetto al 2000) ed il valore della produzione, 35% rispetto all'anno 2000 e circa 591 miliardi di euro nel 2006.

…Il settore dei trasporti, che comprende il trasporto terrestre, aereo, marittimo e le attività ausiliarie e di supporto, ha registrato, tra il 2000 e il 2006, un ridimensionamento del numero di imprese attive in Italia (da 161.862 a 151.409, -6,5%), mentre il valore della produzione e il numero di occupati è cresciuto, rispettivamente, da 101,3 a 139,2 miliardi di euro (+37,4%) e da 884.180 a 968.491 addetti (+9,5%), determinando un incremento sia del valore medio della produzione per impresa (da 626.000 a 919.000 euro), sia del numero medio di occupati (da 5,5 a 6,4)

…. Nonostante il minor incremento del numero di imprese, il Regno Unito ha consolidato il proprio primato rispetto agli altri Paesi relativamente al valore complessivo della produzione del settore dei trasporti (215 miliardi di euro nel 2006, +15,9% rispetto al 2000) e al valore della produzione medio per impresa (1,7 milioni di euro nel 2006), mentre in Italia il valore complessivo della produzione è superiore al dato della Spagna (73,2 miliardi di euro nel 2006) ma inferiore a quello della Germania, della Francia (rispettivamente 146,5 e 166,4 miliardi di euro nel 2006) e del Regno Unito.

Un elemento che accomuna il settore dei trasporti italiano a quello spagnolo, è il numero di occupati inferiore al milione di unità (rispettivamente 968.491 e 888.270 nel 2006) e le dimensioni medio-piccole delle imprese attive, con un numero medio di occupati per impresa pari, rispettivamente, a 6,4 e 4 addetti (contro 12,2 in Francia, 15,4 in Germania e 16,6 nel Regno Unito)

…. Nonostante l'elevato numero di imprese attive, il valore della produzione del settore delle costruzioni in Italia è inferiore a quello degli altri Paesi europei presi in esame, non tanto in valore assoluto (250 miliardi di euro nel 2006 contro 199,2 miliardi di euro in Francia e 148,8 miliardi di euro in Germania), quanto in valore medio per impresa attiva (421.000 euro nel 2006 contro 485.000 euro in Francia, 710.000 euro in Germania, 726.000 euro in Spagna e 1,1 milioni di euro nel Regno Unito). Così come nel settore dei trasporti, anche nel settore delle costruzioni è, inoltre, evidente come le dimensioni delle imprese siano generalmente medio-piccole, con un numero medio di 3,1 occupati per ciascuna impresa attiva, inferiore rispetto alla Francia (4,1 occupati per ciascuna impresa attiva) e, soprattutto, al Regno Unito, alla Spagna e alla Germania (rispettivamente 6,1, 6,5 e 7,4 occupati per ciascuna impresa attiva).

…Anche gli altri Paesi europei, ad eccezione della Germania, hanno registrato un incremento del numero di imprese attive (con una crescita tra il 2000 e il 2006 compresa tra il 15,1% del Regno Unito e il 30,6% della Spagna), nonostante il quale l'Italia mantiene il proprio primato, in particolare rispetto al Regno Unito e alla Germania (dove nel 2006 risultano attive, rispettivamente, 294.755 e 288.275 imprese).

Una seconda differenza piuttosto significativa a livello europeo, riguarda il valore complessivo della produzione (compreso tra i 290,3 miliardi di euro della Germania e i 471,5 miliardi di euro del Regno Unito) e il valore medio della produzione per singola impresa attiva, relativamente al quale l'Italia ha fatto segnare nel 2006 un importo inferiore rispetto a Francia e Spagna (rispettivamente 522.000 e 590.000 euro) e, soprattutto, Germania e Regno Unito (rispettivamente 1 e 1,5 milioni di euro).

Oltre ad essere il Paese con il maggior numero di imprese attive nel settore delle comunicazioni e dell'informatica e con il minore valore medio della produzione per singola impresa attiva, l'Italia si conferma tra le realtà europee in cui le imprese di medie-piccole dimensioni sono più diffuse, con un numero medio di 3,8 occupati per impresa, contro un numero medio registrato negli altri Paesi compreso tra i 5,5 occupati per impresa in Francia e i 9,8 occupati per impresa in Germania.

Il settore della produzione e distribuzione di energia è, tra quelli considerati, il settore nel quale opera il minor numero di imprese in Italia (2.875 nel 2006, +30% rispetto al 2000), con un valore complessivo della produzione di poco superiore ai 112 miliardi di euro (valore medio della produzione per impresa attiva di 40,4 milioni di euro) e 114.856 occupati (valore medio di 41,3 occupati per impresa attiva).

Download versione integrale del documento: PREVENZIONE E SICUREZZA tra crescita economica e qualità della vita

11:31 – 08/06/10 – Elenco Nazionale delle Scuole con Problemi di Sicurezza.

Comunicato stampa ed elenco nazionale delle scuole con problemi di criticità in ordine alla sicurezza degli edifici

Cari firmatari della petizione contro le classi sovraffollate,

Ecco il documento segreto del Ministero dell’Istruzione (è stato pubblicato dal CODACONS), che elenca le scuole che presentano “gravi criticità”, e che quindi rappresentano un potenziale rischio per la salute di studenti, insegnanti e personale scolastico.

Sono 12.000 le scuole in Italia con gravi criticità, praticamente il 28% di tutte le scuole.

Regione per regione la situazione è la seguente:
Abruzzo 390; Basilicata 228; Campania 300 (dato incompleto); Calabria 1428; Emilia Romagna 467; Friuli 306; Lazio 1330; Liguria 271; Lombardia 1026; Marche 383; Molise 95; Piemonte 951; Puglia 974; Sardegna 541; Sicilia 1259; Toscana 772; Umbria 263; Veneto 1062.

Questo elenco è emerso con il Decreto Interministeriale MIUR del 23 settembre 2009, che individuava per l’anno scolastico 2009-2010 le scuole che dovevano essere destinatarie della riduzione del numero di alunni per classe, in quanto le aule erano sottodimensionate.

Nonostante la presenza del Decreto Interministeriale, il 23 settembre scorso le classi erano già formate in  soprannumero, con i tagli del Ministro Gelmini.

I parametri di criticità erano e lo sono ancora (minimo 45-50 mq netti per non più di 25 alunni + l’insegnante per classe).

Quindi se una scuola non è presente nell’elenco non significa che quella scuola è apposto in quanto, quelle inserite sono solo quelle con più gravi criticità.

Vi ricordo che l’art. 4 del DPR 81/09  (20 marzo) consente al dirigente scolastico di derogare in misura non superiore al 10% al numero massimo e minimo di alunni per classe previsto solo in caso di inderogabili necessità legate all’aumento degli alunni rispetto alle previsioni, previa autorizzazione del dirigente preposto dall’ufficio scolastico regionale).

Per “La Politeia”
Ioannis Lioumis

P.S: Domani martedì 8 giugno finisce la raccolta delle firme. La petizione sarà inviata alla corte costituzionale, e alla VII commissione cultura della Camera e commissione cultura del Senato mercoledì 9 giugno.

“Coordinamento insegnanti delle scuole secondarie Modenesi La Politeia” http://www.politeia.emr.it/petizione_contro_classi_affollate/

Vedi anche: 12:27 – 09/08/10 – Scuole a Rischio Amianto ma i Soldi per bonificarle spariscono

22:39 – 03/03/10 – Sicurezza nelle Scuole: la Politica dello scaricabarile

di Adele Dentice

La messa in sicurezza delle scuole è spesso assente nei dibattiti politici o televisivi se non in occasione di qualche tragico avvenimento come l'episodio di San Giuliano di Puglia; quando i riflettori e l'attenzione pubblica si spengono il problema continua ad essere sottovalutato e si continua a sostenere la politica dello scarica barile permessa dal caos normativo che caratterizza questa materia.

Per sciogliere questa ingarbugliata matassa bisogna partire dal recente testo Unico Sulla Sicurezza dlgs 81/08 che contraddice ciò che viene stabilito dalla l.626 (art.5) che, supportata dai D.M. 18 dicembre 1975, del 26 agosto del 1992 e la legge n.23/1996 e dall’art. 12 della legge n. 820 del 1971, determina il numero massimo di alunni che possono essere affidati a un solo insegnante e che non può essere superiore a 25: appare chiaro quindi che l'aumento del numero massimo porta ad una situazione di palese illegalità. La evidente condizione “contra legem” determinata dall’alto numero di studenti in spazi limitati, viene ulteriormente aggravata dalla presenza di alunni con disabilità, e dalla carenza di personale Ata, senza contare che soprattutto in mancanza di copertura nelle classi con supplenti, in caso di assenza dei titolari, la scuola non può garantire adeguatamente la sorveglianza dei minori. È più che evidente che, riducendo drasticamente le aree di transito, soprattutto nelle fasi di deflusso dalle aule in caso di emergenza, il livello di rischio aumenta notevolmente anche perché il processo di evacuazione si accompagna ad una condizione emotiva di forte agitazione e nervosismo.

In caso di malaugurato incidente la posizione del Dirigente scolastico, responsabile della sicurezza, viene alleggerita dal TU 81/08 che da la possibilità di andare in deroga al parametro di 26 persone in aula con una dichiarazione scritta( un' eventuale diffida può essere fatta solo entro luglio,per chi non è dell'ambiente è il mese in cui si decide dell' organico di fatto secondo una sentenza del TAR Veneto ad un ricorso dello SNALS).

Il Dirigente rimane però responsabile della razionalizzazione della spesa (comma 5 dell'art. 64 della legge 133) e del rispetto dei parametri relativi alla formazione delle classi conseguenti ai tagli (comma 6 dell'art.4 dello Schema di Regolamento), per cui nella logica della contrazione della spesa pubblica è legittimato a riempire come un uovo le classi, producendo un' efficace lavoro di vigilanza se poi qualcuno si fa “male”, la dichiarazione scritta lo tutela da ogni responsabilità civile e penale, oltre che di coscienza!

Merita attenzione anche come le aule stipate di persone possano avere una ricaduta negativa sulla salute dei bambini e dei giovani infatti il sovraffollamento delle classi abbassa la qualità dell’aria, scadente per carenza di ossigeno, a cui si somma la presenza di sostanze tossiche come la formaldeide presente nelle vernici e nelle suppellettili che spesso superano la soglia di sicurezza. L'inquinamento indoor, che non va confuso con l'aria viziata, è un misto di tossine che compromettono la salute dei giovani, i quali vivono molte ore in questi ambienti malsani. Le aule sovraffollate, quindi, oltre ad essere inigieniche ed insicure, causano negli alunni/utenti anche uno scarso rendimento scolastico e il quadro normativo è in merito molto generico e superficiale.

È prioritario in materia di sicurezza l'aspetto relativo alle strutture fatiscenti e pericolose che accolgono i nostri ragazzi, i dati ufficiali parlano di oltre 45.000 istituti scolastici a rischio di chiusura se si volessero applicare alla lettera tutte le normative sulla sicurezza. Il governo aveva garantito uno stanziamento di 300 milioni di euro per il 2008 con 100 milioni in più per il 2009 oltre un 5% del Fondo per le infrastrutture strategiche e 20 milioni di euro annui accantonati dai risparmi delle spese della politica. Una bella cifra se fosse vero, in realtà per il 2009 sono stati stanziati 77mln di euro per la messa in sicurezza degli edifici con un taglio di 23mln di euro rispetto alle previsioni, una misura ingiustificata se non fosse che la salute e la sicurezza sono considerati come un mero costo aggiuntivo che la legge impone.

All'ormai consueta riduzione dei finanziamenti, in particolare se si tratta di scuola, si accompagna una farraginosa burocrazia che parte dallo Stato e passando attraverso le Regioni fino alle province e ai Comuni (che hanno subito tagli considerevoli con le ultime leggi Finanziarie) arriva alle singole istituzioni scolastiche.

Gli obblighi maggiori sono dei comuni e delle province che in quanto proprietari degli istituti hanno il compito del monitoraggio, di accedere ai finanziamenti e di procedere con le gare di appalto per eseguire gli interventi di messa in sicurezza, lasciando alle scuole il compito di vigilanza. In caso di finanziamenti insufficienti sono le Amministrazioni che dovrebbero procedere alla denuncia per cui risulta evidente quindi che l'inadempienza e il rimbalzo delle responsabilità rende legittimo il sospetto di una volontà tesa a sostenere gli istituti dati in convenzione a strutture private e cooperative si attua così la politica dello scarica barile per privilegiare le strutture private.

00:11 – 19/10/09 – Scuola, l’allarme di Guariniello…

Galletto Attento
Galletto Attento

La classe è come un pollaio? Verificalo con la scheda sulla sicurezza scolastica!

Torino – Il fascicolo, una indagine conoscitiva, porta il numero 4.291. Una cartellina verde, che si sta riempiendo di carte, relazioni, statistiche. Arrivano i primi dati e non sono per niente tranquillizzanti. «Solo 99 scuole su 1.758 hanno già il certificato di prevenzione incendio».

Altre 479 lo hanno chiesto. In tutte si fanno i conti con i tagli di bilancio e i problemi portati dal sovraffollamento delle aule e dalla necessità di adeguare sistemi e dispositivi di sicurezza al numero di studenti, insegnanti e operatori. L´ultima inchiesta in ordine di tempo aperta dal sostituto procuratore Raffaele Guariniello, appena chiusa formalmente quella sul crollo al Darwin e sulla morte dello studente Vito Scafidi, riguarda ancora le scuole di Torino e provincia. Sotto la lente, dopo i controlli statitici seguiti alla tragedia di undici mesi fa, sono ora i dispositivi e le misure antincendio di materne, elementari, medie e superiori.

L´impressione dichiarata è che lo «stato di salute, anche dalla nuova prospettiva, «non sia buono». Ma per misurare quanto è alta la temperatura, per capire se e quali mali ci siano da affrontare e curare, serviranno mesi. Un lavoro improbo, che è già partito. All´avvio dell´anno scolastico Guariniello ha affidato ai vigili del fuoco del comando provinciale l´incarico di pianificare e avviare sopralluoghi e accertamenti a tappeto.

Il sostituto procuratore ha delineato, in attesa dei rapporti dai singoli plessi, un quadro che non sembra per niente rassicurante. I dirigenti scolastici, è l´impressione che ha raccolto, faticano a navigare nei problemi gestionali posti dall´applicazione della legislazione contro il rischio incendi. E la scure del taglio dei fondi calata sul sistema scuola certo non aiuta.

E se è vero che i termini per ottenere la certificazione antincendio sono stati prorogati a fine anno, dalla Finanziaria, la dichiarata certezza è che in molti istituti mancheranno i tempi e i fondi per dare concretezza a tutti gli adempimenti richiesti. Si potrebbe prospettare il rischio di interventi drastici, come l´assessore provinciale all´Istruzione Umberto D´Ottavio ha prospettato giusto un mese fa: «La magistratura – ha ipotizzato, proprio in relazione alle problematiche connesse all´aumento della popolazione scolastica in rapporto agli spazi disponibili e alle condizioni effettive di sicurezza – potrebbe chiudere molte scuole».

L´inchiesta che adesso fa paura è stata messa in moto, come spiega lo stesso Guariniello, dalla denuncia di inizio settembre presentata dal Codacons contro il ministro dell´Istruzione Mariastella Gelmini e contro i direttori degli Uffici scolastici regionali.

I paladini dei consumatori hanno posto il problema del sovraffollamento delle classi in relazione alla quella che considera una delle norme più disattese degli ultimi anni.«Il decreto ministeriale del 1992 – spiegazione data dai vertici dell´associazione in sede di presentazione della denuncia, notificata a 104 procure – «prevede un affollamento massimo per classe di 26 persone per aula, insegnanti compresi, e un´aula di 36 metri quadri può ospitare al massimo 18 ragazzi».

E poi ci sono tutti gli adempimenti legati alla presenza di vie di fuga, alle porte di dimensioni idonee, alla resistenza al fuoco di ascensori e montacarichi, ai materiali utilizzati in laboratori e spazi comuni. Fantascienza, si teme, rispetto alla realtà. «Nelle classi in cui si inseriranno più di 25 alunni per sopperire alla mancanza di docenti “tagliati” dalla Gelmini – sempre affermazioni del Codacons, oggetto delle verifiche affidate ai vigili del fuoco – si commette un grave reato: si mette a repentaglio la sicurezza dei ragazzi».

Fonte: Scuola, l´allarme di Guariniello | La Repubblica – Torino

08:00 – 17/10/09 – Cambiano gli Indirizzi Scolastici: si torna al passato…

La scure della “riforma Gelmini” intende tagliare 131.900 teste nel prossimo triennio, tra bidelli, docenti e personale di segreteria, secondo il programma fissato dal Ministero dell’Economia a giugno dello scorso anno (DL 112/08). Già allora, quando non c’era alcun segnale di crisi economica, si era deciso di destinare “la torta” di 8 miliardi di euro sottratti alla scuola ad altri scopi: offrire un’Alitalia senza debiti ai soci CAI, comprare nuovi cacciabombardieri, o per finanziare un ambizioso ponte che non vedrà mai la luce. Scuole elementari, “medie” e superiori sono state chiamate ad offrire il proprio terzo di “torta”,suddivisa in parti pressoché uguali. È chiaro che il governo intende raggiungere l’obiettivo di fare cassa a spese dell’istruzione pubblica lontano dai riflettori, o fingendo di perseguire altro. A questo scopo, in particolare la “Riforma delle superiori”, prevede una realizzazione in tre tempi: un oggi, un domani (in vigore dal settembre 2009) e un dopodomani (dal 2010).

Proviamo ad analizzare i tre tempi.

1. OGGI. Si approva e si rende operativo con effetti immediati la parte di manovra che si vuole pubblicamente visibile: una operazione di facciata che si può definire “per una scuola seria”, ottima dal punto propagandistico perché, posta in questi termini, non può che essere unanimemente condivisibile, malgrado sia a costo zero. Si afferma con grande enfasi che si vuole premiare il merito, anche se dietro la facciata non c’è assolutamente nulla, perché non si vede quali leggi e quali articoli ne parlano, ossia come, dove e il merito di chi. Un obiettivo tanto più paradossale se si pensa che tanto più alte sono le invocazioni al merito quanto minori sono i meriti di chi invoca…

Si afferma ancora che si intende promuovere una scuola più severa e in questo caso si dà sostanza all’affermazione approvando, ad esempio, le nuove norme sull’ammissione all’Esame di Stato del prossimo 25 giugno. Ad inizio anno vigevano le norme stabilite dal precedente ministro (DM 42 del 22/5/2007), poi, il 13 marzo, il Consiglio dei ministri stabilisce che, per l’ammissione, è necessario almeno il 6 in condotta ed in tutte le materie, in ultimo, l’8 aprile, il ministro ci ripensa ed emette la circolare n.40: è ammesso all’esame di Stato chi ottiene la media del 6!

L’ansia di apparire efficienti e inflessibili, cambiando continuamente le norme ad anno scolastico in corso, aumenta forse la popolarità dei “giustizieri”, ma genera grande confusione non solo tra studenti e docenti, ma anche tra gli stessi dirigenti, costretti a recepire circolari ogni giorno diverse.

La tanto propagandata campagna per la bocciatura con il 5 in condotta è, da questo punto di vista, ancora più “esemplare”. Viene sbandierata con grande clamore, viene approvata con la legge 169 del 30/10/2008 e se ne specificano i contenuti con il DM 5 del 16/1/2009. Qui si spiega che il 5 in condotta “deve scaturire […] esclusivamente in presenza di comportamenti di particolare gravità […] che comportino l’allontanamento temporaneo dello studente dalla scuola per periodi superiori a 15 giorni”. Lo schema di regolamento approvato il 13/03/2009, però, stabilisce che il 5 in condotta si applica anche nei casi di mancanze ai seguenti doveri: “…frequentare regolarmente i corsi e assolvere assiduamente agli impegni di studio …avere nei confronti del personale tutto della scuola e dei compagni lo stesso rispetto, anche formale, che si chiede per se stessi …utilizzare correttamente le strutture, i macchinari e i sussidi didattici e non arrecare danni al patrimonio della scuola…” insomma la casistica diventa vastissima e, di pari passo, diventa enorme il potere discrezionale dei docenti. Non a caso la norma ha trovato buoni difensori all’interno delle scuole, tra quei docenti che hanno visto negli ultimi anni venir meno la propria autorevolezza. Molti sembrano trascurare che l’inasprimento degli strumenti repressivi non è di per sé garanzia nell’ottenimento di una maggiore “disciplina”. Una norma cambiata ad anno in corso, inoltre, offrirà il fianco ai ricorsi dei genitori che riterranno i propri figli ingiustamente danneggiati, con ottime possibilità di successo, se potranno permettersi le spese legali.

A questo si aggiunga pure che modelli scolastici come quello anglosassone, che da anni si distingue per una maggiore severità, non sembra ottenere migliori successi in fatto di rispetto delle regole e delle persone da parte degli studenti. I “nostri ragazzi” saranno forse meno bravi dei loro coetanei d’oltralpe nel mettere crocette su un questionario prestampato, ma mai ad oggi sono entrati in una scuola con un fucile, sono significativamente meno inclini al suicidio e raramente aggrediscono i loro docenti con pugni o armi. Se realmente si vuole un maggior rispetto, inoltre, meglio farebbero i docenti a pretenderlo dai mezzi di informazione e dagli stessi ministri, perché le dicerie sui professori ignoranti e scansafatiche sono state negli ultimi anni artatamente calato dall’alto, erodendone “il prestigio”.

Sull’oggi vale la pena di aggiungere che molte scuole sono in forte “sofferenza economica” perché costrette ad anticipare le somme per il pagamento dell’ordinaria amministrazione, delle visite fiscali rese obbligatorie anche per un solo giorno d’assenza e delle supplenze. Questi Istituti vedono crescere a dismisura il credito vantato nei confronti di uno Stato che da mesi non eroga quanto dovuto e hanno dovuto rinunciare a corsi di recupero per studenti in difficoltà, risparmiare sulla carta igienica e lasciare “scoperte” le classi con docenti in malattia.

2. DOMANI. Se ne parla poco o niente, ma le bozze di regolamento divenute legge il 27 febbraio contengono un taglio del personale scolastico delle “superiori” nell’ordine delle diverse migliaia già a partire dal settembre 2009. Si tratta di quel terzo di “non docenti” (personale ATA) che “salterà” già dal prossimo anno (circa un terzo di 15.167) al quale si aggiungono più di 11.000 docenti. Questi saranno tagliati principalmente per effetto di due misure: la riconduzione delle cattedre a 18 ore e l’innalzamento del rapporto alunni/classe. La prima delle due misure equivale a far sì che nessun docente abbia “ore a disposizione”, secondo alcuni utilizzate sino ad oggi per fare shopping o per far pascolare il chihuahua. In realtà queste ore, molto rare e presenti solo in alcune discipline, vengono utilizzate, ad esempio, per coprire le “assenze brevi”, per l’alternativa all’insegnamento della religione o per progetti di recupero e potenziamento. Eliminare queste ore cancellerà uno spazio di flessibilità rivelatosi prezioso per rimodellare l’offerta formativa sulla base di mutevoli esigenze.

L’aumento del rapporto alunni/classe, poi, promette di avere effetti ancora più gravi per il futuro delle scuole superiori. Le “norme per la riorganizzazione della rete scolastica”, in vigore dal 27/2/2009, prevedono infatti un numero minimo per la costituzione delle classi prime pari a 27 alunni e un massimo di 30, con una possibile oscillazione del 10%. Ciò equivale a dire che dal prossimo anno dovranno esserci dai 25 ai 33 alunni per classe, con conseguenze immaginabili sulla didattica, perché chiunque abbia provato ad insegnare sa che non è possibile svolgere una lezione decente in una classe affollata. Mai come in questo caso si rilevano i danni enormi che, per i ragazzi e la loro formazione, può produrre una “riforma” pensata e scritta da persone che mai si sono avvicinate ad una cattedra.

A questo si aggiunga che un’aula gremita è un’aula potenzialmente pericolosa. Il Ministero lo sa, per cui ha promesso di emanare un elenco delle scuole che, per carenze strutturali, potranno conservare i parametri preesistenti. Questo elenco, però, tarda ad arrivare, perché nessuna o quasi delle nostre scuole può garantire la sicurezza con classi di 27 o 33 alunni. Non a caso negli anni una serie di norme hanno cercato di fissare criteri che non dovrebbero essere ignorati, per affrontare possibili incendi e calamità naturali. In particolare il punto 5 del decreto 26/8/1992 del Ministero dell’Interno: “Norme di prevenzione incendi per l’edilizia scolastica”, pone un limite massimo di 26 persone (25 alunni) per classe. Il D.M. 18/12/1975 indica inoltre “gli spazi minimi vitali per garantire la funzionalità dei locali scolastici”, pari a 1,96mq per alunno. Non è un caso se molti moderni edifici scolastici hanno aule di 52mq, perché contengano non oltre le 26 persone. Le leggi richiamate sono ancora vigenti e ad esse si aggiunge oggi il DLGS 81 del 2008″ DLgs 81/08 (TU della sicurezza sul lavoro) che definisce la scuola “luogo privilegiato per promuovere la cultura della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”. In questo luogo “privilegiato” si vogliono inscatolare un numero tale di alunni che già il minimo (27) è superiore al massimo consentito dalle norme anti-incendio. È prevedibile che, qualora domani si verificasse una disgrazia in un’aula sovraffollata, i nostri ministri, dimentichi del calcolo criminale fatto oggi, incolperanno l’onnipresente fatalità o quei presidi ai quali si chiede oggi di mettere da parte ogni residuo di dignità e di essere fedeli esecutori di ordini: affollando aule, sperimentando riforme a scatola chiusa o denunciando clandestini!

3. DOPODOMANI. Le classi prime che si costituiranno nel settembre 2010 dovranno fare i conti con la “revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei Licei” e “degli Istituti tecnici”. Essi hanno in comune il notevole taglio al monte ore settimanale e costituiscono la parte “strutturale della riforma”, quella si propone di modificare scopi e contenuti didattici dei nostri Istituti superiori. Si disegnano due canali ben distinti e separati, con 6 indirizzi liceali sempre meno professionalizzanti (pensati per chi dovrà iscriversi all’università) e 11 istituti tecnici più poveri di contenuti culturali e sempre più legati al mondo delle aziende (che farà il suo ingresso “paritetico” negli organismi decisionali). Si cancellano tutte le sperimentazioni e tutti quegli indirizzi, come il liceo scientifico-tecnologico, che potevano costituire “un ponte” tra i due canali.

Di pari passo si intende far viaggiare la regionalizzazione dell’Istruzione e Formazione professionale e in tal senso appare indicativo il protocollo d’intesa firmato da Gelmini e Formigoni il 16 marzo 2009.

Si discute in Parlamento poi la “Proposta di legge Aprea” n. 953, che intende trasformare le nostre scuole in fondazioni (Art.2) con partner pubblici e privati. Queste saranno strutturate secondo un rigido modello piramidale (Art.3) con il dirigente al vertice e, più in basso, il suo vice, il “Consiglio di amministrazione” che sostituisce quello di Istituto (Art.5 e 6) e il Collegio dei docenti. Tra questi verrà stabilita una gerarchia (art.17) con docenti “esperti” (quei baroni che, lungi dall’essere cancellati dalle università, vengono proposti anche alle superiori), docenti “ordinari” e, buoni ultimi, quelli “iniziali”, sottopagati e continuamente ricattabili, perché soggetti a controlli periodici, come la caldaia.

Tutti gli importanti e articolati programmi per il “dopodomani” meriterebbero però uno specifico approfondimento, perché non si limitano a perseguire l’obiettivo del risparmio di cassa, ma intendono evidentemente modificare volto e sostanza delle nostre scuole superiori. È quantomeno anomalo che tali svolte “epocali” vangano concepite in segreto e maturino in assenza di un dialogo con le parti direttamente coinvolte, quelli che in classe entrano ogni giorno: gli studenti e i loro docenti.

Studenti, genitori e lavoratori della scuola, il governo e le finte opposizioni ci costringono oggi ad una scelta: difendere il futuro della scuola statale o stare alla finestra in attesa che la smantellino!

Fonte: tagicon

18:26 – 06/10/09 – Come Difendersi dai Soprusi dell'Amministrazione Scolastica?

Difendersi dallamministrazione scolastica
Difendersi dall'amministrazione scolastica

Piccolo Manuale di autodifesa dai soprusi dell'amministrazione scolastica.

Galletto Attento
Galletto Attento
La classe è come un pollaio? Verificalo con la scheda sulla sicurezza scolastica!

12:44 – 18/09/09 – Imparare Sicuri: Rapporto sulla Sicurezza nelle Scuole

Imparare Sicuri - Rapporto 2009
Imparare Sicuri - Rapporto 2009
Scuola: alle aule la palma della insicurezza. E da oggi il rischio è il sovraffollamento. Presentato il VII° Rapporto di Cittadinanzattiva su sicurezza, qualità e comfort degli edifici scolastici.

Aule invivibili, bagni sporchi, palestre inagibili, cortili immondezzai. E poi crolli di intonaco, sedie e banchi rotti, barriere architettoniche, cavi volanti, pavimenti sconnessi. Un campionario di insicurezza diffuso nelle nostre scuole da Nord a Sud, con alcune situazioni paradossali: ad esempio l’aula con luci talmente soffuse da sembrare un night club, la scuola con 12 alunni disabili ma senza bagni adeguati, e quella senza riscaldamento anche se inaugurata solo tre anni fa.

Dal VII° Rapporto Impararesicuri di Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma, emerge l’immagine di una scuola un pò cadente su sicurezza, qualità e comfort. Da ormai sette anni Cittadinanzattiva indaga sulla sicurezza delle nostre scuole e quest’anno giunge a quota 1447 edifici monitorati da un totale di 1527 cittadini adeguatamente formati.

Il Rapporto 2009 fa riferimento a 106 scuole di 11 regioni, per un totale di 33.606 studenti, di cui 610 disabili, e 3.726 insegnanti.

Già il contesto è a rischio

Gli edifici monitorati si trovano in un contesto ambientale caratterizzato da rischio sismico (54% delle scuole), rischio idrogeologico (26%), rischio industriale (7%), ed in zone ad elevato inquinamento acustico (8%) o elettromagnetico (4%). Le stesse scuole hanno registrato episodi di criminalità nei pressi o all’interno dell’edificio (14%), oltre che episodi di bullismo (11%) e vandalismo (34%). Per gli incidenti, ricordiamo i dati Inail appena pubblicati: nel 2008 ci sono stati 92.060 infortuni accorsi a studenti (+1.6% rispetto al 2007) e 13.879 ad insegnanti (+1,8%).

Certificazioni: sempre assenti

Resta grave l’assenza delle certificazioni. Risulta provvista del certificato di agibilità statica solo una scuola su tre (32%), ed una su quattro ha i certificati di agibilità igienico-sanitaria (26%) e di prevenzione incendi (27%).

Dato molto positivo è quello relativo alle prove di evacuazione, realizzate da tutte le scuole monitorate, almeno una volta l’anno. C’è però ancora la metà degli studenti che riceve solo sporadicamente, o non riceve affatto, attività formative sui comportamenti per la sicurezza. A questo proposito Cittadinanzattiva annuncia che anche quest’anno, il 25 novembre, si celebrerà la VII Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole: saranno coinvolte le scuole di tutta Italia, con un evento centrale in Abruzzo in collaborazione con il Dipartimento nazionale della Protezione civile.

Distacchi e crolli di intonaco: si salvi chi può

Basterebbe riepilogare gli episodi di cronaca che, solo nel corso del 2008-2009, hanno raccontato di cadute di finestre, solai, tetti e controsoffitti per rendersi conto che è un problema da non sottovalutare. Da Naro (AG) a Biella, da Poggioreale a Messina, da Bolzano a Agrigento, da Novoli (LE) a Belluno ed ancora a Carbonia, solo per citarne alcuni come esempio. I distacchi di intonaco interessano, in misura diversa, tutti i locali scolastici: sono segnalati nel 17% delle aule, nel 16% dei laboratori scientifici, 14% delle palestra, 13% delle mense, 11% dei bagni e aule computer.

Aule, che disastro!

Le aule in cui studenti ed insegnanti trascorrono dalle cinque alle otto ore al giorno, sono un vero disastro dal punto di vista del comfort e della sicurezza. Come se non bastasse, da questo nuovo anno scolastico, saranno anche a rischio sovraffollamento, a causa del nuovo decreto attuativo del Ministro Gelmini (legge 133/2008, art.64) che innalza il numero minimo e massimo di alunni per classe. Per questo Cittadinanzattiva lancia da oggi una “Misuriamoci con classe”, campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini per invitarli a segnalare aule sovraffollate. Basterà compilare l'apposita scheda.

Aule con...
Aule con...
Ecco alcuni dati:

Fonte: Cittadinanzattiva, VII Rapporto Impararesicuri 2009

Le palestre: così poche, così malmesse

Il 34% delle scuole monitorate non dispone di una palestra al suo interno. Per il resto conquistano la palma dell’ambiente più sporco della scuola e ben poco adeguato ai disabili (ben il 22% presenta barriere architettoniche).

Ecco la classifica degli ambienti più sporchi: palestre (17% delle scuole), bagni e corridoi (12%), aule studenti (11%), mensa (9%), sala docenti (6%), aula computer (5%), segreteria e laboratori scientifici (4%), biblioteca (3%).

Altro che mascherina, qui serve il sapone

Mentre si parla di influenza suina e di strategie per la prevenzione nelle scuole, Cittadinanzattiva registra ormai da anni bagni senza sapone. Quest’anno sono il 61% del totale.

Cosa manca...
Cosa manca...

Fonte: Cittadinanzattiva, VII Rapporto Impararesicuri 2009

Cosa chiediamo

Dati certi da quali partire. “Il ministro Gelmini, spiega Bizzarri, ha annunciato che a dicembre si sarà l’Anagrafe dell’edilizia scolastica. Noi aspettiamo che i risultati siano resi pubblici e soprattutto che servano da base per disporre gli interventi necessari e non più prorogabili”.

Nessuna proroga. Sempre a dicembre 2009 è il termine ultimo perchè enti locali e regioni adeguino le scuole alla legge sulla sicurezza (decreto 81/08). Non accetteremo proroghe.

Non interrompere i finanziamenti per almeno un quinquennio. E’ indispensabile proseguire nel reperimento dei fondi, pubblici e privati, dando la priorità, per la messa in sicurezza degli edifici, a quelli in peggiori condizioni e a quelli situati nelle zone ad alta e altissima sismicità.

Idoneità sismica. Nelle zone ad elevato rischio sismico, la certificazione non è tutto. Per le scuole situate in queste zone va prevista anche l’idoneità sismica perchè è l’unica che attesta che la scuola è in grado di “reggere” ai terremoti.

Aule sicure e accoglienti. In aula i ragazzi trascorrono il 90% del loro tempo a scuola. Bisogna investire per la loro messa in sicurezza e per renderle accoglienti. “Al Ministero chiediamo di valutare l’impatto del decreto (legge 133/2008, art.64) che innalza il numero minimo e massimo di alunni per classe e, se necessario, che lo ritiri: il rischio del sovraffollamento è reale, e non si può scaricare tutta la responsabilità sui dirigenti. Dal canto nostro vigileremo sulla situazione ed interverremo a sostegno dei cittadini”, conclude Bizzarri.

Download Rapporto 2009 ImparareSicuri

Fonte: CittadinanzAttiva