12:26 – 18/09/11 – Tagli alle Classi Serali: la Devastazione Continua…

La mail di una ragazza, ex alunna di un corso serale presso l'Istituto Notarangelo di Foggia. Ci uniamo a voi della Cgil, sperando che il vostro grido sia più forte. Il prossimo 8 ottobre a Roma manifestazione nazionale della Cgil


Colpire i più deboli. E' stato ed è il tratto distintivo della politica del Governo Berlusconi: dall'economia al sociale, dalla scuola al lavoro, dalla pubblica amministrazione al fisco, non c'è provvedimento che non sia stato contraddistinto dal carattere classista e neoautoritario.

Un caso emblematico è quello del mondo della conoscenza: abbiamo più volte scritto dei disastri che sta provocando nel mondo della scuola – ai lavoratori, agli studenti e alle loro famiglie – il combinato di manovre finanziarie e la cosiddetta riforma Gelmini, che di riforma non ha nulla a meno che non si possa definire così una politica di soli tagli.

Ma i numeri dei cattedre tagliate, dei posti persi, delle difficoltà nel garantire la didattca, le ore dis sostegno, non restituiscono appieno il dramma personale di ogni uomo e donna che ha perso il lavoro e il reddito, che non vede garantito al figlio l'assistenza dovuta ad un alunno disabile, che manda i propri ragazzi in scuole poco sicure. Contro tutto questo da tre anni è in campo ed ha fatto sentire la sua voce critica, con scioperi e mobilitazioni, la sola Flc Cgil.

Flc che aveva denunciato per tempo come sotto la mannaia della Gelmini – con i provveditori a fare da meri esecutori, con sempre meno risorse a disposizione – fossero finiti anche i corsi serali. Suona così altamente retorico il governo (o chi per lui) che parla della necessità di una formazione continua, se poi si sbattono le porte in faccia ai tanti, lavoratori e lavoratrici, che con immensi sacrifici avevano intrapreso un percorso che avrebbe portato al conseguimento del diploma di istruzione secondaria. Anche a Foggia corsi serali sono stati soppressi, salvaguardando – bontà loro – solo le quinte classi. E con tanti saluti e nemmeno uno scusa a quei tanti che magari avrebbero dovuto frequentare il terzo o quarto anno. Un diritto negato guarda caso anche in questo caso a vantaggio del circuito della formazione privata, di quei diplomifici che – per quelli che potranno permetterselo – diventano unica strada per il conseguimento della maturità.

Prevale, tra gli studenti delle serali, lo sconforto. Lo stesso testimoniato dalla una oramai ex alunna della quarta serale a scorrimento dell'Istituto Notarangelo di Foggia che ha scritto una mail alla Cgil per esprimere il proprio disappunti. La riforma si è abbattuta sulla mia classe in maniera disastrosa e ingiusta – scrive Michela -. Messi fuori dal sistema scolastico per un numero insufficienti di iscritti, senza tener conto di noi alunni che abbiamo sacrificato tre anni delle nostra vita investendo progetti in quel diploma, ormai è irraggiungibile; c'è stata negata la possibilità di continuare il nostro cammino ma soprattutto c'è stato negato il diritto all'istruzione.

Hanno provato a battersi, gli studenti, scrive Michela, ma non siamo stati ascoltati. Ora ci uniamo a voi della Cgil, sperando che il vostro grido sia più forte, in modo da porre fine a queste ingiustizie che calpestano i nostri diritti. Un impegno a continuare la lotta e la mobilitazione che la Cgil ha già fatto proprio: il prossimo 8 ottobre, infatti, a Roma, vi sarà una grande manifestazione nazionale assieme ai lavoratori del pubblico impiego. Vogliamo – afferma la FLC – che il Paese sia consapevole che se non si torna ad investire in conoscenza non si esce dalla crisi con più democrazia, più diritti sociali e più uguaglianza. Alla propaganda della Ministra Gelmini, a cui non crede più nessuno, da oggi porteremo nelle scuole e nelle piazze i fatti concreti e cioè gli effetti devastanti dovuti alle classi sovraffollate, al mancato sostegno agli alunni disabili, alla riduzione degli organici e delle risorse, alla cancellazione del diritto allo studio per tante ragazze e ragazzi.

Fonte: CGIL – Scuola – Foggia

18:05 – 25/03/11 – Cara Gelmini ti Scrivo…

E più forte ti scriverò...
E più forte ti scriverò...

Di Adriana Bizzarri.

Oltre alle consuete domande che le vengono sottoposte normalmente e non avendo la possibilità di rivolgergliele direttamente, le vorremmo sottoporre alcune questioni estremamente concrete ma ancora irrisolte.

Aule sovraffollate sì, aule sovraffollate no?
Lo scorso 4ottobre ha dichiarato che il fenomeno delle classi sovraffollate sarebbe di modeste dimensioni in quanto rappresenterebbe solo lo 0,4% del totale delle classi e che quelle sovradimensionate, ovvero con 30 o più alunni, riguarderebbe soprattutto le scuole secondarie di secondo grado.
Ammesso e non concesso che sia così (perché i dati sono quelli resi noti dal Ministero e non c'è modo di verificarne la loro attendibilità) il Ministro sa che lo 0,4% delle classi corrisponde a 1.500 classi per un totale di 45.000 studenti circa? Anche se il numero delle classi in soprannumero non fosse maggiore di questo, rimane grave il fatto che 45.000 ragazzi debbano frequentare aule non a norma per la prevenzione degli incendi, invivibili e inadatte a garantire le condizioni minime di apprendimento. Per questo Cittadinanzattiva proseguirà la sua indagine annuale sugli edifici scolastici e, sulla base di segnalazioni di genitori e di insegnanti e dei dati raccolti, presenterà, forse, una realtà un po' diversa, addirittura più grave di quella sopradetta.

Fondi straordinari o fondi ordinari per la sicurezza delle scuole?
I fondi FAS già stanziati prevedono, complessivamente un miliardo di euro per interventi straordinari di messa in sicurezza nelle scuole suddivisi in più anni. Il primo stanziamento ha riguardato le scuole dell'Abruzzo (250 milioni), la seconda parte è stata ripartita su 1700 scuole in tutta Italia. Stanziamento, però, non significa erogazione effettiva ed esecuzione dei lavori. Quindi è anche possibile che laddove i fondi siano stanziati, le scuole non ne abbiano ancora usufruito. Manca, però, una parte di quello stanziamento. Per questo le chiediamo: quando sarà possibile utilizzare l'ultima parte dei fondi FAS per mettere in sicurezza le scuole più degradate? Secondo quali criteri? Le regioni del Sud avranno almeno in questo terzo stralcio la priorità, dal momento che le scuole peggiori si trovano nelle regioni meridionali e nelle isole e che questi fondi erano in origine ad esse destinati?
Perché non sono stati previsti neanche in questa finanziaria fondi ordinari per l'edilizia scolastica né per quest'anno, né per i prossimi? Non sarebbe ora di uscire dalla logica emergenziale per ripristinare, invece, una sana ed efficace programmazione pluriennale, che garantisca la messa in sicurezza di un numero significativo di edifici scolastici?
Ancora: molti Comuni, pur avendo fondi da spendere per le scuole non possono farlo per i limiti imposti dal patto di stabilità. Possibile che non si riesca ad escludere da questi vincoli alla spesa pubblica, pure necessari, gli investimenti sull'edilizia scolastica?

Anagrafe dell'edilizia scolastica? Cercasi
La legge n. 23 del 1996 aveva previsto anche l'istituzione dell'Anagrafe cioè la mappatura dello stato degli edifici scolastici. Molta acqua è passata sotto i ponti o, peggio, molte tragedie sono avvenute da allora: la scuola elementare di San Giuliano di Puglia, la classe del Liceo Darwin di Rivoli, la Casa dello studente de L'Aquila.
Eppure, nonostante tutte queste vittime, anche a causa della mancata collaborazione di alcuni enti locali, si è arrivati, come affermato ufficialmente da Lei, ministro Gelmini, e dal Sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture Mantovani, al raggiungimento dell'80% dei dati dell'Anagrafe.
E allora ci permettiamo di chiedere: come è stato possibile mettere insieme dati così disomogenei come quelli dell'Anagrafe e della Mappatura avviata nel 2008, rilevati in periodi e con metodologie così diverse? Chi li terrà costantemente aggiornati? Se è vero che i dati sono disponibili per l'80% delle scuole, perché non renderli consultabili a tutti? I cittadini (famiglie insegnanti, studenti) hanno il diritto di sapere in che stato sono gli edifici che frequentano!

Bilanci delle scuole in rosso?
Si è chiesta come mai i Dirigenti scolastici non riescano più a fare fronte alle spese di funzionamento ordinarie e alle supplenze? Semplicemente perché con l'ennesima circolare proveniente (n.9537 del 2009) sono stati effettuati tagli del 25% sui bilanci di ciascuna scuola. Senza contare che i crediti maturati dalle scuole verso il Ministero sono risultati solo parzialmente riconosciuti e soltanto quelli per le supplenze. Parliamo di 1 miliardo di euro che le scuole hanno anticipato, che alle scuole servivano, oltre che per le supplenze, anche per le pulizie esterne, per gli esami, per i materiali di cancelleria, di pulizia, di igiene (sapone e carta igienica, tanto per capirci). Perché meravigliarsi se i Dirigenti scolastici sono costretti ad aumentare la richiesta dei contributi volontari alle famiglie per supplire a questa riduzione e ad usarli con destinazioni diverse da quelle previste per legge? Perché stupirsi delle continue richieste da parte delle scuole alle famiglie di contributi in natura cioè in carta, penne, carta igienica, saponi, ecc? Possiamo sapere se quei crediti saranno mai interamente riconosciuti e restituiti alle scuole? Dal momento che, Ministro, Lei invoca la qualità del servizio scolastico come motivazione ai tagli dovrebbe spiegarci in cosa consista la qualità di istituti scolastici dove manca di tutto e dove le famiglie sono chiamate a pagare per le necessità più urgenti?

Cittadinanza e Costituzione: materia virtuale?
Dopo tanta enfasi e tanti annunci sul ripristino dell'ora di educazione civica denominata Cittadinanza e Costituzione, riconosciuta materia curricolare con tanto di valutazione, dopo appena un anno di sperimentazione, con la Circolare n.86 dell'ottobre 2010 è stata cancellata ed è tornata ad essere materia fantasma, o meglio, trasversalema nei fatti, di nuovo la cenerentola del curricolo scolastico. Perché questo improvviso dietro – front? Forse perché sono state diminuite le ore di insegnamento delle scuole secondarie e non si sarebbe saputo a quali insegnanti affidare questa materia? Forse perché nessun docente disponeva delle competenze richieste? E lo sappiamo tutti quanto bisogno ci sia di offrire una formazione civica di base ai giovani!

Perché non decolla la valutazione degli insegnanti e degli istituti scolastici?
Se fossimo nei Suoi panni vedremmo con preoccupazione il rifiuto, per non parlare di vero e proprio boicottaggio, della sperimentazione della valutazione da parte delle scuole e degli insegnanti avviata dal Suo Ministero nelle scorse settimane. Che la valutazione nel mondo della scuola sia indispensabile non c'è alcun dubbio e che la scuola opporrà resistenze al riguardo, pure.
Ma ci chiediamo: quanto sono stati coinvolti gli insegnanti e i loro sindacati nel processo che si intende avviare, data la sua importanza? Possibile che i tanti rifiuti a collaborare siano spiegabili solo con le resistenze ad essere valutati da parte degli insegnanti? Non ci sarà il timore che i fondi destinati ai meritevoli saranno prelevati dal blocco degli scatti di anzianità dei docenti?
Come vede gli interrogativi sono tanti e non possono essere ricondotti esclusivamente al problema di quanti sono gli insegnanti e quanto costano. La situazione è oggettivamente complessa come poche ma un consiglio appassionato ci sentiamo di darle: girare di più nelle scuole italiane, ascoltare insegnanti, personale ATA, studenti, vedere con i propri occhi ciò che accade e le condizioni reali in cui si studia e si lavora. Questo sarebbe davvero un modo concreto e sincero di amare il proprio paese ed anche la scuola pubblica italiana.

Adriana Bizzarri, responsabile scuola di Cittadinanzattiva

19:17 – 18/11/10 – Tagli al Sostegno: Come Diffidare il Ministero.

Per ottenere giustizia rispetto al taglio ad un sostegno scolastico dovuto, si possono intraprendere alcune azioni:

1) diffidare per iscritto l'amministrazione dal proseguire nella violazione del diritto (scarica il modello diffida)

2) qualora non funzioni la 1), adire al Tribunale amministrativo regionale (TAR) con l'accorgimento di far allegare dal vostro avvocato tutta la documentazione relativa al danno patrimoniale e personale subito. Diversamente il Tribunale non può; che stabilire somme esigue per via equitativa in base alla sola considerazione che è stato violato un diritto. Invece occorre far valutare – se c'è stato – il danno di apprendimento per lo studente disabile, l'eventuale regresso relazionale conseguente alla mancanza del sostegno o della frequenza scolastica, nonché allegare documentazione delle spese sostenute per tenere il minore a casa (assistenza, aspettativa senza assegni qualora presa da un familiare con questa motivazione, spese per una eventuale struttura privata di formazione, etc). I ricorsi in materia di assistenza sono esentati dal pagamento di tasse processuali.

3) in ogni caso (soprattutto dopo l'esito positivo di un procedimento legale), scrivere alla Corte dei Conti regionale illustrando il danno subito dallo Stato in ragione del rifiuto dei pubblici funzionari incaricati di concedere adeguato sostegno all'allievo disabile (vedi indicazioni).

* i presenti consigli ed il materiale linkato sono a cura di dott. Massimiliano Trematerra, avv. Margherita Corriere, dott.ssa Flavia Fulvio, membri del Comitato tecnico-giuridico dell'Osservatorio

Fonte: Osservatorio Sulla Legalità.

19:52 – 01/10/10 – Perché la Scuola Sciopererà l'8 Ottobre.

Di Stefano d’Errico – Segretario Nazionale dell’Unicobas.

Con la cosiddetta “riforma epocale” della scuola superiore, da questo settembre hanno tagliato altri 41.200 posti (25.600 docenti e 15.600 amministrativi), dopo i 57 mila eliminati lo scorso anno. Vogliono distruggere la scuola pubblica distruggendo le risorse umane e negando normali apporti finanziari. Licenziano decine di migliaia di precari, dequalificano l’istruzione “flessibilizzando” i docenti perdenti posto, “riciclati” senza rispetto per le loro abilitazioni e per la qualità della didattica e negano il tempo pieno alle famiglie (cresciuto, ma in modo inadeguato alle richieste e stravolto nell’organizzazione didattica interna). In più, anche con la complicità di Cisl, Uil, Snals e Gilda, Berlusconi & C. hanno bloccato il contratto ed eliminato gli scatti d’anzianità, rateizzato il Tfr e avviato un nuovo stop ai pensionamenti. In tutta Europa, nonostante le note difficoltà finanziarie, nessun governo tocca la scuola, che anzi ottiene finanziamenti ulteriori.

In Italia, il paese che (come dimostrano i recentissimi dati Ocse) spendeva già la percentuale più bassa del prodotto interno lordo per istruzione, università e ricerca, vengono sottratti alla scuola 8,5 miliardi di euro. Il saldo è peraltro negativo anche sotto il profilo della qualità. Per la prima volta abbiamo un liceo scientifico privo del latino, una drastica riduzione dei programmi di storia nella Primaria, l’impoverimento generalizzato delle ore di italiano, il taglio delle ore di laboratorio persino negli istituti tecnici e nei professionali. Il “governo delle tre i” ha addirittura ridotto l’informatica e fatto sparire il bilinguismo nella media di primo grado. Questa è una scuola minimalista: una vera condanna per un paese ove il 47 per cento della popolazione in età lavorativa ha al massimo la terza media (dati Istat).

Per quanto riguarda la crisi, la paghi chi l’ha creata! Né può accettarsi il massacro del futuro del paese dopo i regali fatti agli evasori con il condono dello scudo fiscale o l’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35, 100 elicotteri NH90 e altri 121 caccia Eurofighter, che costano da soli 29 miliardi di euro (4 in più dell’intera manovra di Tremonti).

Domenica 26 settembre, a Roma, nei locali del teatro Volturno si sono incontrati i comitati dei precari in lotta e le realtà dei genitori sorte in difesa della scuola pubblica, nonché i rappresentanti di pressoché tutte le realtà studentesche, provenienti dalle principali città italiane. L’invito all’assemblea era esteso anche ai rappresentanti dei sindacati di base della scuola pubblica e alla Flc-Cgil. La maggior parte degli interventi ha indicato nell’8 ottobre la data sulla quale far convergere sia le manifestazioni studentesche (già previste) sia la giornata di sciopero del settore.

Noi manifesteremo con loro. Per le vie della capitale l’Unicobas, i Coordinamenti precari, l’Unione sindacale italiana (Usi) e l’Unione degli studenti promuovono la manifestazione più importante che, con concentramento alle ore 9.00 dal Piazzale dei Partigiani (Piramide) svilupperà un corteo che arriverà ad assediare il Ministero occupato da Mariastella Gelmini in viale Trastevere. Qui terremo dalle 12.00 una grande assemblea pubblica. Nella stessa data la Cgil ha indetto uno sciopero orario. Invitiamo la Confederazione a trasformarlo in uno sciopero unitario proclamandolo come noi per l’intera giornata e a scendere in piazza insieme. Sarà una grande giornata di lotta.

15:56 – 14/09/10 – La Nostra Opposizione…

Intervento del Coordinamento Buona Scuola di Carpi alla tavola rotonda dell'11 settembre a Bologna, nell'ambito della FESTA NAZIONALE DEL PD SULLA SCUOLA

Di Libero Tassella

Sono un docente ma parlo a nome dei genitori, studenti e docenti che sono il movimento resistente di Carpi, non una città grande, ma un contesto in cui grande è sempre stata l'attenzione alla difesa dei diritti costituzionali e, nello specifico, della Scuola della Repubblica.

Sono anche presidente di un'associazione – ScuolaFutura – che da ormai 8 anni, pazientemente e con abnegazione, conduce la sua battaglia di opposizione al disegno disgregatore della Scuola Statale, sempre rinnovandosi e coinvolgendo risorse ed energie nuove.

Per la nostra opposizione siamo sempre comunque partiti da campagne d'informazione nei confronti delle famiglie, degli studenti, dei docenti, della cittadinanza in generale, che con grande impiego di energie e intelligenze, siamo riusciti e riusciamo a coinvolgere anche in modo significativo. Sentiamo però, con la nostra azione dal basso, di colmare la carenza di azione politica che dovrebbe essere propria di partiti e sindacati, che hanno macchine organizzative che noi neanche ci sogniamo e invece ci vediamo sempre costretti a questuare un locale per riunirci, un ciclostile e della carta per stampare volantini, una sala per tenere le nostre, quasi sempre affollate, assemblee pubbliche. Non sempre è possibile ottenere gratuitamente tutto questo e spesso allora dobbiamo autotassarci per perseguire gli obiettivi di difesa del bene comune che ci prefiggiamo. Una presenza di partiti e sindacati non al traino ma propulsiva è quanto auspichiamo nei territori, nelle grandi città, ma soprattutto alla periferia.

Ma a cosa ci opponiamo?

Ci opponiamo ad una riforma caduta dall'alto, senza dibattito e senza confronto, fatta da persone che non provengono dal mondo della scuola e che hanno mirato all'impoverimento dell'offerta formativa, togliendo risorse fondamentali per un normale funzionamento, disperdendo esperienze e preparazione maturate in decenni di serio lavoro.

Ci opponiamo, quindi, alla concreta impossibilità di contribuire democraticamente alla costruzione di una scuola migliore, che parta dalle migliori sperimentazioni realizzate in questi anni e miri agli esempi che ci offrono altre nazioni, con formazione permanente e obbligatoria, ma soprattutto con investimenti.

Ci opponiamo ad una scuola classista in cui le risorse vengono sottratte, in nome di una selezione meritocratica, alle fasce in situazione di svantaggio e si arricchiscono invece le scuole private, spesso di vocazione confessionale.

Ci opponiamo alle discriminazioni, che portano a contingentare i bambini stranieri per classe, quando invece abbiamo in mano un tesoro che può solo arricchirci. Noi pensiamo invece che sia un'occasione da non sprecare perché l'interazione culturale nasce nella scuola, che è il luogo naturale di convivenza tra bambine e bambini di diverse culture. Non possiamo permettere che si torni indietro di 80 anni. La storia, la memoria, deve servirci a non ripetere errori, e la scuola serve proprio a questo.

Ci opponiamo ad una scuola essenziale, come la vuole il governo di centrodestra, la scuola dei meno. Vogliamo invece una scuola ricca, di risorse certo, ma anche di esperienze costruite insieme, con tempi rispettosi dei ritmi di apprendimento di ciascuno; una scuola in cui si sperimenta e si fa ricerca, una scuola sempre aperta, che sia centro culturale, non solo per i bambini, ma anche per gli adulti, con offerte, proposte, iniziative.

Abbiamo tante proposte da fare, e la LIP (Legge di Iniziativa Popolare) è lì a dimostrare non solo e non tanto la nostra capacità di elaborazione, ma soprattutto la correttezza del metodo che abbiamo utilizzato per costruire quella proposta, con oltre 100 comitati sparsi per tutto il Paese, isole comprese, che hanno discusso e si sono confrontati in modo democratico e plurale. Eppure non ci hanno ascoltato mai, nessuno lo ha fatto realmente, intendo con la reale volontà di applicare il metodo della partecipazione attiva. Ripeto, Nessuno.

Questa riforma non la vogliamo, non solo per il problema dei posti di lavoro, che creerà una situazione di gravissima emergenza sociale, e da solo sarebbe motivo più che sufficiente per non accettarla, ma perché una scuola così è solo una scuola impoverita in tutti gli aspetti, nella sua offerta formativa, nelle sue strutture edilizie, nella mancanza di laboratori, nella mancanza o diminuzione del materiale didattico. Insomma, una scuola povera per i poveri. Noi vogliamo una scuola pubblica che sia un modello, e per farlo non basta la buona volontà.

Qualcuno dirà che tutto questa è utopia in tempi di crisi economica, noi rispondiamo che senza l'utopia continueremmo a star fermi e ad arretrare sotto il peso di un realismo che spesso ha colpito anche il centro sinistra, che non ha saputo portare a profitto le occasioni che ha avuto a disposizione, arrivando anche ad imboccare strade ambigue e talvolta decisamente pericolose.

Tre esempi per tutti:

  • la famigerata clausola di salvaguardia ancora operante (se non si riducono le spese per la scuola i finanziamenti successivi verranno comunque ridotti per un pari importo) è un'invenzione di Padoa Schioppa;
  • la significativa riduzione dei finanziamenti per le supplenze temporanee a carico delle scuole era nei famosi capitoloni introdotti da Fioroni, la Gelmini ha lasciato invariati i parametri e ha solo inasprito il taglio;
  • i residui attivi di cui tanto si è parlato nell'ultimo anno scolastico, e ancora si parla, hanno continuato ad accumularsi anche durante il governo di centrosinistra.
  • Concludo rubandovi un altro minuto per leggere un appello che l'associazione Professione Insegnante mi ha chiesto di rappresentarvi. Si tratta di una proposta che l'associazione rivolge a PD e IdV. Lo faccio con piacere perché si tratta di posizioni del tutto condivisibili:

C'è necessità che il problema scuola ritorni in Parlamento.

Bisogna che le forze politiche di opposizione procedano ad un'analisi parlamentare impietosa sull'azione fallimentare del Ministro Gelmini e ne chiedano le dimissioni.

Inoltre occorre avanzare la richiesta di una commissione parlamentare che riferisca al Parlamento sullo stato della scuola pubblica statale italiana e ascolti “il grido di dolore” che da tanta parte di Italia si leva, perché si verifichi quanto sia ampio il danno e in quali aree il sistema sia in uno stato comatoso.

In proposito si legga il significativo documento, non nostro, ma del dirigente dell'USP di Firenze affinché vengano rimossi i provvedimenti berlusconiani di razionalizzazione. Mentre l'Italia si taglia il futuro, togliendo risorse ai giovani, in Germania si investe sull'istruzione come negli Stati Uniti di Obama.

Le barzellette sul numero di bidelli e dei carabinieri o sui posti e le ore di insegnamento che vanno soppressi per premiare gli insegnanti meritevoli e trasformare la scuola in una istituzione di qualità, “all'apparir del vero”, inizio anno scolastico 2010/11, si sono trasformate da battute in tragedia.

Di questa tragedia il parlamento deve essere consapevole.

Aggiungo e concludo dicendo che di questa tragedia occorre informare il paese intero: TUTTI DEVONO SAPERE!

È lo slogan partito dall'assemblea delle scuole di Bologna,

DOBBIAMO IMPEGNARCI TUTTI A FARLO DIVENTARE QUOTIDIANITÀ NON SOLO NELLE SCUOLE, MA ANCHE NELLE PIAZZE, SUI MEDIA, NEI LUOGHI DI LAVORO PERCHÉ NELLA SCUOLA C'È IL MIGLIOR FUTURO CHE POSSIAMO COSTRUIRE PER TUTTI NOI, MA SOPRATTUTTO PER I NOSTRI FIGLI.

09:39 – 10/09/10 – Dieci Domande per Te Posson Bastare…

Mary, rispondi, ti prego!!!

Ecco le 10 domande che l’Assemblea delle scuole milanesi rivolge al ministro dell’Istruzione:

1. Lei sa che i tagli alle elementari hanno cancellato qualsiasi possibilità di realizzare il vero tempo pieno, fatto di tempi distesi e di compresenze, di lavoro in piccoli gruppi, di progetti, di uscite e laboratori per favorire l’apprendimento di tutti?

2. Cosa risponde ai genitori costretti a pagare un contributo “volontario” di 130/200 € in scuole che vantano, nei confronti del suo Ministero, crediti di 130/200.000 €?

3. I paesi Ocse spendono in media il 5,7% del prodotto interno lordo per il sistema scolastico e l’Italia il 4,5%, come lo spiega?

4. Sa che le 10.000 assunzioni a tempo indeterminato di questo anno coprono una percentuale insignificante dei posti che ogni anno servono alla scuola?

5. Come mai non c’è un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità come prevede la legge, tanto che spesso questi alunni sono seguiti solo 4/6 ore a settimana?

6. Lei è al corrente del fatto che nelle scuola medie la sua manovra ha avuto l’effetto di cancellare laboratori di Arte, Musica, Tecnologia, Educazione fisica…?

7. Ritiene sia giusto rispettare la legislazione sulla sicurezza? Sa che le classi con un minimo di 27 alunni e un massimo di 35 per classe, imposte dalla sua manovra, sono proibite da norme vigenti che impongono un massimo di 25 alunni?

8. Aver cancellato le sperimentazioni nei Licei, ispirandosi alla riforma del 1923, risponde ad una esigenza di rinnovamento? Aver tolto ai Licei Artistici l’11% del tempo scuola e ai Linguistici il 17% equivale ad un “potenziamento dell’offerta formativa”?

9. Come giustifica l’aver ridotto drasticamente l’orario degli Istituti Professionali e Tecnici, tagliando su quelle materie che ha affermato di voler potenziare? Sa che le attività di laboratorio diminuiscono del 20/40%? Vuole che le forniamo le tabelle di confronto?

10. Quali motivazioni didattiche l’hanno spinta a eliminare ore di lezione, negli Istituti Tecnici e Professionali, anche nelle classi successive alle prime? Ritiene giusto che chi si è iscritto ad un percorso prima della “riforma”, scopra che è stato cambiato a metà strada?

Assemblea delle scuole del milanese