17:56 – 31/08/10 – Torino: USP Occupato.

Oggi, al termine delle convocazioni farsa che hanno prodotto ulteriori disoccupati tra lavoratrici e lavoratori della scuola, duecento precari, con la partecipazione della CUB Scuola e dei Cobas scuola, hanno occupato l’ufficio scolastico provinciale di via Coazze.

Tale iniziativa è stata presa dopo un’affollata assemblea nella quale lavoratrici e lavoratori della scuola espulsi dai tagli del ministro Gelmini hanno nuovamente denunciato il licenziamento di massa attuato dal ministero e l’opera di distruzione della scuola pubblica intrapresa dal governo Tremonti-Berlusconi.

Venerdì scorso un corteo spontaneo di centinaia di precari aveva percorso le strade del centro cittadino al termine delle operazioni di conferimento dei contratti temporanei, mentre ieri un altro corteo si era recato in Prefettura per esporre ai rappresentanti del governo sul territorio l’emergere del dramma sociale rappresentato dal licenziamento di 800 lavoratori.

Oggi i precari cittadini hanno deciso di occupare simbolicamente l’uffico scolastico provinciale per denunciare la situazione di fronte alla città tutta. Mentre scriviamo è in corso un incontro d’urgenza con il vice direttore scolastico regionale Paolo Iennaco.

per la CUB Scuola-Università e Ricerca
Stefano Capello Cosimo Scarinzi

18:03 – 30/08/10 – Tagli alla Scuola: L'Appello dei Comitati Campani.

Dopo i cinquemila posti tagliati quest'anno nella Scuola in Campania , che si aggiungono agli undicimila dei due anni precedenti, registriamo parziali recuperi, anche se solo su sostegno e sulla riattivazione dei fondi regionali, da accreditare alla pressione delle lotte fatte dai precari in questi due anni.

Quindi le lotte pagano e stanno ripartendo in tutta la Campania.

A Benevento i precari della scuola hanno occupato un ex asilo nido affinché questo diventi luogo di aggregazione ed organizzazione sociale e culturale delle lotte in difesa della scuola pubblica e fulcro centrale per creare forme di mutuo soccorso atte a superare la crisi lavorativa in tutti i settori.

Tra le occupanti, Daniela Basile ha iniziato un non programmato e rischioso sciopero della fame da 5 giorni, intenzionata a non smettere sino a quando non sarà fissato un incontro in Prefettura cui siano presenti i funzionari regionali e della Pubblica istruzione compreso il Ministro Gelmini

I Comitati Campani (comitato insegnanti precari e ata sanniti, insegnanti precari Caserta, precari scuola Salerno, precari scuola Napoli, CPS Avellino), firmatari di questo appello riuniti nella scuola occupata di Benevento, nel sottolineare il sostegno e la solidarietà alla lotta dei precari della provincia e della collega, rilanciano per tutta la regione gli obiettivi del movimento:

  • 1. RITIRO DI TUTTI I TAGLI DEGLI ORGANICI
  • 2. ASSEGNAZIONE AI PRECARI DI TUTTI POSTI RECUPERATI SUL SOSTEGNO
  • 3. NO ALL'UTILIZZAZIONE SUL SOSTEGNO DI DOCENTI SENZA SPECIALIZZAZIONE
  • 4. BLOCCO DEGLI ORARI CATTEDRA SUPERIORI ALLE 18 ORE SETTIMANALI
  • 5. MESSA A DISPOSIZIONE PER LE SUPPLENZE DI TUTTI GLI SPEZZONI ORARI
  • 6. UTILIZZAZIONE DEI FONDI REGIONALI PER LA RIORGANIZZAZIONE DI POSTI SULLE CLASSI DI CONCORSO MAGGIORMENTE COLPITE DAI TAGLI

L'Assemblea regionale dei precari invita il personale della scuola di ruolo, che oggi verificano la precarietà del lavoro determinata dai tagli, ad unirsi nella lotta insieme a tutti i lavoratori precari della scuola.

In difesa della Scuola pubblica, del diritto all'istruzione, dei posti di lavoro unisciti a noi. Raggiungici al Presidio presso l'ex asilo nido sito in via Torre della Catena, di fronte Port'Arsa o ai Presidi organizzati dai comitati firmatari in tutte le Province Campane. Non chiudetevi in solitudine nelle vostre case; non cedete alla depressione; non permettete a chi vi distrugge la vita di avere il sopravvento. Uniti e numerosi si vince.

13:03 – 30/08/10 – Uomini e Topi (Appello ai Colleghi Tutti).

di Marcella Raiola

Diceva Gorgia che le cose non esistono, che se esistessero non sarebbero conoscibili e che se fossero conoscibili non sarebbero comunicabili, perché la parola è un'altra “cosa”, cioè una duplicazione dell'oggetto che essa millanta di definire, afferrare e racchiudere nelle sue sillabe incantatrici e provocatorie.

Nel famoso film di Martone Morte di un matematico napoletano, ispirato alla vita di Renato Caccioppoli, il professore napoletano considerato un genio, c'è una scena in cui l'attore che lo impersona, facendo ruotare disperatamente una mano attorno al suo polso, paragona la mano alla parola e il polso cui è attaccata, invece, alla “cosa”, all'Essere. La mano tenta disperatamente di afferrare il polso, ma non può. Non riesce.

Mi sono venute in mente tutte queste strane reminiscenze, ieri, mentre, sotto un padiglione improvvisato a Viale Trastevere, a Roma, in uno spiazzo di terra invaso da immondizie e percorso estemporaneamente da topi di campagna di considerevolissima dimensione, che si trova a poca distanza dal Ministero della Pubblica Istruzione, sedevo su una sedia da giardino, assieme ad una ventina di docenti precari convenuti da varie regioni d'Italia, poco distante dai due colleghi di Palermo che hanno intrapreso (uno da 11, l'altra da 2 giorni) lo sciopero della fame.

Pensavo alla discrepanza tra parole e cose perché, anche se ragionarci sopra è praticamente il mio mestiere, càpita raramente di trovarsi in una situazione in cui si può concretamente verificare lo scollamento tra la rappresentazione di un fatto, sempre cristallizzante, parziale, rimodellata o interessatamente retorizzata, e la sua natura sfuggente e polivalente.

In una Roma deserta e afosa, riuniti in un'assemblea che somigliava molto ad un bivacco rom e molto poco ad un raduno di insegnanti, ma che aveva assai più dignità di qualunque rissosa seduta dell'attuale Parlamento, insozzato dalla rozzezza squadrista di leghisti e pidiellini e devoluto alla ratifica delle sconce proposte berlusconiane o alla svendita di sé in cambio di prebende o “massaggiatrici di qualità”, abbiamo parlato ancora e ancora di scuola, di istruzione, di lotta, e lo abbiamo fatto guardando negli occhi Giacomo, deperito ma sereno e lucido, e Caterina, vitalissima e prorompente, confrontandoci con la loro volontaria scelta, senza lesinare critiche, rimbrotti e perplessità.

La realtà è complessa, molto complessa. Uno sciopero della fame è una cosa che può apparire eroica o disperata, narcisistica o provocatoria, dolorosa o esaltante e, ancora una volta, sta alla parola, ai comunicati, alle interviste, alla nostra “amministrazione” (tutta squisitamente “politica”) della situazione, rimandare alla gente da coinvolgere quel significato e quelle sensazioni che di volta in volta siano ritenute più opportune e “produttive”. E' un processo che potrebbe essere non sempre eticamente connotato nel senso della limpidezza.

E' un processo che comporta scelte gravose, rinfacci, duro scontro. Giacomo e Caterina lo sanno; lo sapevano fin da quando hanno iniziato. Non sono degli ingenui; non sono dei sempliciotti; non sono dei semplicisti.

Voglio solo accennare ad alcuni dei problemi che sorgono quando la lotta arriva ad un certo stadio, per far comprendere quale logorio mentale, coscienziale e morale comporti la partecipazione a tutto ciò e quanto le cose spesso semplificate e banalizzate risultino, invece, intricate e, nello stesso tempo, paradigmatiche, capaci di illustrare, cioè, a livello funzionale, ogni meccanismo e dibattito democratico.

Primo problema: due che fanno lo sciopero della fame ad oltranza davanti a Montecitorio, quali che siano le loro ragioni, quando un governo traballa, diventano ambìte “prede” di varie forze politiche, strafottenti e latitanti fino a che non gli è convenuto strumentalizzare la cosa e tutt'a un tratto indignatissime di fronte all'estremo gesto degli “onesti lavoratori”. Dov'è il problema? Nel decidere, da protagonisti della lotta, se a questa gente si debba sputare in faccia o se, considerando che le leggi nascono e muoiono in Parlamento e non per strada, sia comunque utile strumentalizzarla a nostra volta per ottenere qualche concreto risultato.

Secondo problema: due che fanno lo sciopero della fame non possono farlo fino a morirne, perché metterebbero tutti gli altri precari in condizione di sentirsi in colpa atrocemente tutta la vita, per non parlare dell'abbandono dei cari, del lutto irreparabile… Ma come si fa a “ripiegare” onorevolmente, in un'ottica politica, quando si è arrivati allo stremo, senza dare l'impressione che si alzi bandiera bianca?? Paradossalmente, un'azione del genere può essere efficace, mediaticamente e politicamente (forse!) solo se lo scioperante ci lascia le penne!! Tutto questo abbiamo detto davanti a chi si stava astenendo da giorni dal cibo. Di tutto questo loro si rendono conto. Hanno risposto che l'azzardo è proprio quello di produrre una reazione prima che le loro condizioni degenerino. Del resto, l'attenzione mediatica è stata ottenuta grazie al loro gesto, e questo è indubitabile!

Terzo problema: Bisogna stabilire se un presidio permanente in una piazza “nodale” come Piazza Montecitorio “distolga” o meno l'attenzione dalle altre iniziative non meno “forti” attuate in altre parti d'Italia (a Pisa hanno bloccato le nomine; si preparano volantinaggi nei singoli provveditorati, tre prèsidi di Bologna hanno dichiarato che si rifiutano di aprire i loro istituti perché i tagli non consentono manco l'ordinaria gestione della vita scolastica etc. etc.)… Altra discussione, altro giro di opinioni, altro confronto su ciò di cui non si deve né si può evitare di parlare, come molti precari, che badano solo a verificare lo stato dell'alternativa “posto sì/posto no”, ancora non arrivano a capire.

Siamo pervenuti ad una mediazione: il presidio va tenuto, stanti le attestazioni di solidarietà politica che stanno arrivando, ma occorre considerarlo come l'ideale fulcro cui riferire tutte le altre azioni. Nel concreto, ciò vuol dire che chi non piglia incarichi e capisce, finalmente, che gli hanno tagliato le gambe, dovrebbe partire e piazzarsi a Roma a braccia incrociate accanto a Caterina e Giacomo, per un'ora, per due ore, per un minuto, per condividere simbolicamente la loro sorte e farsi “rappresentare” dal loro stato organico di progressivo deperimento da ingiustizia sociale, da “fame” di cultura.

Alla fine dell'assemblea, abbiamo taciuto e siamo giunti alla stessa convinzione: ABBIAMO TUTTI RAGIONE. Abbiamo ragione quando facciamo lo sciopero della fame e abbiamo ragione quando ne evidenziamo i pericoli e i limiti; abbiamo ragione quando diciamo che i politici dovrebbero avere la decenza di non accostarsi e quando diciamo che invece è bene che, sia pure in questa estrema fase della lotta e tardivamente, ci siano vicini e facciano gli interessi della scuola pubblica per una volta nella loro vita; abbiamo ragione quando diciamo che non possiamo e abbiamo ragione quando diciamo che dobbiamo a tutti i costi; abbiamo ragione quando diciamo che siamo esausti e abbiamo ragione quando diciamo che resisteremo un minuto più di chi ci vuole affossare…

Nel generale sgomento per la violenza che il nostro senso comune e la nostra normalità stanno subendo, non ha senso parlare di rassegnati e non rassegnati, realisti e idealisti, barricaderi e lassisti: abbiamo tutti ragione.

Io voglio, allora, visto che le speranze di recuperare la nostra dignità e il nostro ruolo di docenti sono appese a un filo, quale che sia la nostra sorte quest'anno, invitare TUTTI I COLLEGHI E GLI STUDENTI, vittime anche loro di questa dissennata distruzione della scuola pubblica, a ESSERCI, CON LA PROPRIA RAGIONE SINGOLA E SINGOLARE, a PASSARE PER MONTECITORIO, A LANCIARE IL PROPRIO URLO CONTRO CHI FA LA FAME o a PORTARE LORO IL PROPRIO ABBRACCIO.

Proprio perché non abbiamo nulla da perdere, proprio perché siamo stati già sconfitti dalla necessità stessa di arrivare a questo punto, a questo ricatto, a questa forma di follia, possiamo potenziare al massimo, ora che è inutile, la nostra reazione, la nostra reattività. Passiamo tutti per Piazza Montecitorio, dunque: ognuno di noi sarà come uno degli orchestrali del Titanic, che ribadirono la loro suprema superiorità di esseri umani sopra un destino ottuso, suonando imperturbabilmente melodie briose, mentre il nero li inghiottiva.

21:38 – 16/08/10 – In Italia, invece, abbiamo O' Sistema…

El Sistema (“Il Sistema”) è un modello didattico musicale, ideato e promosso in Venezuela da José Antonio Abreu, che consiste in un sistema di educazione musicale pubblica, diffusa e capillare, con accesso gratuito e libero per bambini e fanciulli di tutti i ceti sociali.

Questo sistema didattico ed educativo è gestito e promosso da una fondazione, la Fundación del Estado para el Sistema Nacional de las Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela (FESNOJIV, nome anglofono internazionale Foundation for the National Network of Youth and Children Orchestras of Venezuela). Si tratta di una fondazione statale venezuelana che si occupa della gestione e promozione di oltre 125 orchestre e cori giovanili, 30 orchestre sinfoniche e dell’educazione di oltre 350.000 studenti in 180 nuclei operativi sul territorio venezuelano.

Nel giugno del 2007 la Banca per lo Sviluppo Inter-americano ha annunciato il prestito di 150 milioni di dollari alla FESNOJIV per la costruzione e l’espansione di ulteriori nuclei regionali del Sistema. Alcuni banchieri presso l’IDB inizialmente erano scettici su tale finanziamento, obiettando che la musica classica sarebbe per le élites. A seguito di ciò la banca ha condotto alcuni studi sugli oltre due milioni di bambini educati attraverso El Sistema, concludendo che la partecipazione al programma migliorava la partecipazione scolastica e riduceva la delinquenza giovanile. La banca ha calcolato che per ogni dollaro investito nel Sistema ci sarebbero circa 1,7$ di dividendi sociali. El Sistema è stato introdotto ufficialmente nei programmi di studi della scuola pubblica, con l’obiettivo di istruire in questo modo almeno 500.000 fanciulli entro il 2015.

Riflessioni: considerati gli enormi tagli che stanno perpetrando Tremonti e Gelmini ai danni dell'istruzione, dell'educazione, della cultura, della ricerca in Italia, dovremo attenderci un imminente aumento della criminalità organizzata e disorganizzata? Non ci basta già quella organizzata pseudo-istituzionale?

Qui da noi per 1 dollaro investito in criminalità organizzata e politica ne vengono fuori oltre 500.000, senza neanche fare troppo rumore e senza contare il frutto di altri sporchi affari trasversali, intascati da “O' Sistema” alla faccia dei diritti umani e civili degli italiani..

10:15 – 23/07/10 – Report Audizione Parlamentare Commissione Cultura del 15/07/10.

REPORT AUDIZIONE PARLAMENTARE COMMISSIONE CULTURA

L'incontro con il presidente della Commissione Cultura on. Valentina Aprea tenutosi il 15 luglio 2010 ha visto una delegazione mista con 3 docenti precari del Coordinamento precari scuola, 1 lavoratrice del personale ATA, 1 studente e un genitore, che è anche insegnante di ruolo.

Oggetto dell'audizione sono stati da un lato le condizioni generali della scuola all'indomani della prima trance di tagli al personale e alle risorse introdotti dalla 133 e dai provvedimenti che hanno investito i fondi d'istituto e dall'altro il tema del reclutamento del personale della scuola.

Come delegazione abbiamo affrontato le varie sfaccettature delle conseguenze dei tagli:

  • sovraffollamento delle classi con conseguenti difficoltà didattiche;
  • mancanza di sicurezza nelle aule e nelle strutture;
  • problemi nell'integrazione della diversabilità e distruzione del modello italiano di integrazione, unico in Europa
  • mancata soddisfazione delle richieste di tempo pieno avanzate dalle famiglie e fallimento del modello di scuola primaria a 24 ore promosso dal Ministero;
  • caos e disorganizzazione rispetto ai percorsi della secondaria, con specifico riferimento al taglio di ore e laboratori e alle recenti sentenze del TAR;
  • insufficienza di personale ATA e difficoltà nella gestione delle strutture.

Sul fronte specifico del precariato abbiamo per altro denunciato il totale fallimento del salva precari, sottolineando che:

  • chi ne ha usufruito l'anno scorso, quest'anno sarà disoccupato;
  • lo stato non ha messo una lira in quanto i costi sono ricaduti sull'inps o sulle regioni, anche attraverso un distorto utilizzo del Fondo Sociale Europeo;
  • ha rappresentato e rappresenta una deroga a diritti fondamentali sanciti dal CCNL: maternità, malattia, orario settimanale di lavoro, etc.;
  • totale mancanza di trasparenza delle graduatorie prioritarie che non sono mai state pubblicate;

Altro aspetto è stato quello del reclutamento:

  • abbiamo sottolineato la nostra contrarietà agli albi regionali e ei concorsi banditi per singole scuole o reti di scuole;
  • denunciato il rischio del clientelismo;
  • l'incostituzionalità dei limiti posti alla mobilità sul territorio nazionale;
  • sottolineato che se si tiene alla continuità didattica bisogna procedere alle immissioni in ruolo dalla graduatoria permanente.

La Aprea ha risposto che:

  • i tagli sono necessari nel quadro della crisi;
  • La scuola necessita di essere riformata e bisogna operare sugli sprechi accumulati negli anni;
  • Le graduatorie sono la causa della precarietà (non le mancate immissioni in ruolo, come le abbiamo fatto notare noi) e quindi, anche se il disegno Goisis non passasse è chiaro che si procederà in quella direzione per il futuro;
  • La prospettiva per lei è di reclutare il personale al 50% dalle graduatorie, al 50% dal nuovo sistema.

Nonostante un atteggiamento meno aggressivo e determinato rispetto all'anno scorso, frutto evidentemente degli effetti palesi e innegabili dei tagli sulla scuola, le posizioni sono e restano assai distanti, senza possibilità di mediazione alcuna rispetto agli scenari prossimi. Abbiamo quindi ribadito la nostra ferma determinazione a proseguire la lotta e anzi a svilupparla da settembre in avanti.

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Resoconto incontro al MIUR – 15 luglio 2010

Il giorno 15 luglio alle ore 17 circa al MIUR, una delegazione del CPS ha incontrato il capo della segreteria tecnica del ministro Gelmini, dott. Gianni Bocchieri.

Da subito Bocchieri ha informato la delegazione dell'intenzione di incontrare le OOSS per discutere con loro la situazione del precariato scolastico.

Il CPS ha espresso la necessità di essere presente a quegli incontri, in quanto diretti interessati, non sentendosi rappresentati in pieno da tutte le OOSS.

L'incontro si è svolto non senza attimi di tensione,soprattutto quando il CPS ha ribadito la sua ferma contrarietà all'applicazione dei tagli alla scuola e all'università e il suo rifiutare categoricamente la soluzione del salva precari.

il MIUR nella persona del Dott Bocchieri ha ribadito la ferma intenzione del ministero a non modificare in nessun modo la riforma della scuola mentre ha mostrato un timido spiraglio per quanto riguarda il salva precari dicendosi pronto a ricevere eventuali proposte di miglioramento.

Il CPS ha ribadito la sua assoluta contrarietà al salva precari chiedendone la cancellazione, si è cmq dimostrato disponibile a ricevere dal Ministero la bozza di miglioramento per analizzarla a fondo.

Per questo si è concordato alla fine di predisporre un ulteriore incontro dopo invio da parte del MIUR della bozza di modifica del salva precari.

10:59 – 18/07/10 – Scuola: La Finanziaria della Miseria.

Di Libero Tassella(Associazione Professione Insegnante).

Ci hanno tolto gli scatti, la progressione di carriera; conservarla per la CISL, ciò appare dalla lettura del suo comunicato del 15 luglio, sarebbe stato utopistico, il grande risultato, colleghi, è stato la sola promessa di un risarcimento economico esclusivamente per chi matura lo scatto nel prossimo triennio, sempre che i Ministeri Istruzione e Finanze si mettano d’accordo, sentite le OOSS; utilizzando a questo fine soldi già nostri, presi dai tagli delle classi , cioè dalla dismissione della scuola pubblica statale. Gli scatti in pratica non ci sono più. Non credo che l’altro ramo del Parlamento ora possa e/o sia capace di correggere quanto è stato approvato in Senato, non c’è tempo e poi, come sappiamo, ancora una volta sarà posta la fiducia da parte del governo Berlusconi. Se la finanziaria dei tagli è stata quella della dismissione della scuola pubblica statale con la perdita di migliaia di posti di lavoro, questa seconda è la finanziaria della miseria per gli insegnanti italiani.

Credo che non ci resti, una volta che la legge sarà pubblicata in G.U., che organizzare un ricorso per il ripristino della nostra carriera economica al tribunale delle leggi.. Intanto ci bloccano il contratto di lavoro e incamerano i beni dell’Enam che generazioni e generazioni di maestri avevano cumulato con trattenute prelevate obbligatoriamente dalla loro retribuzione, una finanziaria per noi, dicevamo della miseria, estremamente punitiva. Siamo puniti per la nostra debolezza politica, sociale e sindacale, ad altre categorie è andata meglio, mentre la casta è stata solo marginalmente toccata. Oltre alla divisione dei sindacati, da una parte la FLC CGIL, dall’altra CISL UIL SNALS E FGU, abbiamo assistito a un’operazione mai vista prima, la concertazione resa spettacolo in un teatro romano prima, il Quirino (prima fase quella della lamentela) e poi presso un auditorium romano con la presenza del ministro Tremonti, “passato lì per caso” (seconda fase della proposta-baratto) conclusa con la visione di gruppo del secondo tempo di una partita di calcio dei recenti mondiali, con il pubblico costituito dalla dirigenza centrale e periferica in esonero dei sindacati scuola del cartello CISL UIL SNALS e FGU e dei loro rispettivi segretari confederali.

Quello che abbiamo subito definito “Il baratto del teatro Quirino” con l’approvazione del testo della finanziaria della crisi al Senato si è trasformato in una colossale beffa ai danni di tutto il personale della scuola. Ci auguriamo che i colleghi ora sappiano finalmente tirare le somme e punire pesantemente in termini di revoche e di voti RSU (novembre 2010) gli attori consapevoli o meno, che sotto la regia di Raffaele Bonanni, si sono fatti complici di un governo che, dopo aver tagliato posti di lavoro, in pratica ora ci consegna tout court alla miseria.

Mi riferisco alle OOSS del teatro Quirino, a niente valgono, per sentirsi assolti agli occhi della categoria e dei propri iscritti, i comunicati che contestano ex post quanto fino a un momento prima si era concertato con il ministro Tremonti, quegli stessi sindacati, che ,per paura di perdere consenso e rappresentatività, starebbero, da indiscrezioni che circolano nel mondo sindacale della capitale, tentando, con il governo amico, al quale hanno consegnato 3 miliardi e 350 milioni in cambio di una promessa, di rinviare ancora una volta le elezioni RSU del novembre 2010, contropartita questa alla scomparsa definitiva della nostra progressione di carriera, facendo apparire questa addirittura utopistica in periodo di recessione. Il meccanismo è semplice, Brunetta ritarda la definizione dei comparti e le RSU sono rinviate sine die mummificando la rappresentatività sindacale nella scuola al 2006.

20:23 – 21/06/10 – I Soldi Pubblici alla Scuola Pubblica…

La scuola pubblica in Italia è allo sbando e a settembre il problema scoppierà in modo devastante.

A Bologna gli insegnanti sono in rivolta contro il ministro Gelmini e il governo per i tagli che producono 42.000 insegnanti in meno, 15.000 bidelli e assistenti in meno, fino a 33 studenti per classe.

In compenso alle scuole private è stato assegnato un miliardo e mezzo di euro.

Lo Stato deve finanziare la scuola pubblica, non quella privata.

Fonte: Beppe Grillo Blog