12:32 – 20/06/11 – La Valutazione dei Docenti Italiani (Rapporto OCSE-TALIS)

Scarica il Rapporto Ufficiale OCSE – TALIS (Versione integrale in lingua italiana.)

[Sintesi del documento] Le ricerche condotte dall’OCSE – PISA sono note a tutti. I risultati di tali indagini sugli apprendimenti hanno spesso come effetto una grande diffusione e il successivo alternarsi di punti di vista, di prese di posizione, di proposte e contro-proposte.

L’OCSE ha condotto anche la ricerca TALIS i cui risultati, ai fini dell’analisi comparativa dei diversi sistemi di istruzione, rivestono uguale importanza. Eppure ai risultati di questa indagine non si è voluto attribuire uguale rilievo. Anche il Miur, che ha aderito al progetto e partecipato alle spese, non ha ritenuto di dare ampia diffusione ai risultati della ricerca che è rimasta dunque ignota ai più.

TALIS è una ricerca che parte da un preciso punto di vista quello dei docenti: “in che modo gli insegnanti percepiscono la propria professione?” I risultati sono stati raccolti in un database, la Uil Scuola ha scelto di esaminarne alcuni.

OCSE —TALIS


Teachers And Learning International Survey


Indagine internazionale sull’insegnamento e l’apprendimento


Sintesi della ricerca

L’indagine Ocse Talis, rappresenta in primo tentativo di analizzare, parametrandole, le dichiarazioni dei docenti in relazione al lavoro svolto a scuola. Non un’indagine su dati, quindi ma sullo ‘status’.

Quella che viene esaminata è la percezione che gli insegnanti hanno della loro professione.

Un approccio nuovo, per una indagine internazionale sull’insegnamento e l’apprendimento condotta in 23 paesi del mondo, Italia inclusa, che ha messo in un data base le dichiarazioni di un campione significativo di insegnanti e presidi di scuola superiore di primo grado.

La prossima edizione della ricerca sarà nel 2013 e opererà anche sui dati dell’indagine Pisa 2012 con i risultati degli studenti. L’ufficio studi e ricerche della Uil scuola ne ha messo a confronto i dati.

Misurare la ‘soddisfazione’:

Gli italiani al primo posto.

Sono gli insegnanti italiani quelli più soddisfatti del lavoro svolto in classe. Il 95% dei docenti di scuola media dichiara, infatti, di essere appagato del proprio lavoro anche in relazione al clima disciplinare in aula e al rapporto con gli studenti. Nella classifica internazionale gli italiani registrano 6 punti percentuali in più rispetto alla media (89,6%) seguiti dai colleghi sloveni, belgi, messicani, bulgari e austriaci.

Ad essere i meno soddisfatti sono gli australiani (82,4%) e poi gli ungheresi, i turchi, i brasiliani e i portoghesi.

Misurare il ‘tempo’:

In Italia troppa burocrazia e più tempo per tenere l’ordine in classe.

I docenti italiani lamentano di dover utilizzare il 14% del tempo per mantenere l’ordine in classe.

Più alto della media dei 23 paesi è anche il tempo che è sottratto all’insegnamento per espletare troppi adempimenti burocratici (8,8%). Una situazione che accomuna gli insegnanti italiani a quelli spagnoli.

Sono gli insegnanti brasiliani a faticare di più per mantenere l’ordine (17,8% del tempo passato in classe).

In Estonia, Lituania e Polonia ci vuole invece meno tempo: il 9% circa.

Il maggior peso negli adempimenti burocratici tocca agli insegnanti messicani con un carico di pratiche pari al 16,5% del tempo, quasi il doppio rispetto alla grande maggioranza degli altri paesi.

Misurare l’’efficacia’.

Sono i norvegesi a sentirsi ‘più bravi’. Italiani al secondo posto.

L’indagine TALIS ha interrogato i docenti sulla percezione che loro hanno dell’ efficacia personale in relazione all’attività educativa con i propri studenti. Sotto la lente di ingrandimento sono state messe una serie di variabili relative al lavoro d’aula, non sotto il profilo delle materie insegnate, ma su quello relazionale.

I docenti sono stati invitati ad esprimersi sulla loro personale percezione che:

l’insegnamento produce significativi cambiamenti nella vita dei propri studenti;

si riesce a far progredire anche gli studenti più difficili e non motivati;

si ha successo con gli studenti nella propria classe;

si riesce a mettersi in relazione con gli studenti;

si crea una piacevole atmosfera di apprendimento;

non si deve perdere molto tempo all’inizio della lezione, per avere degli studenti “tranquilli”;

non si perde tempo a causa di studenti che interrompono la lezione.

L’analisi comparata dei dati mostra che è appannaggio dei docenti norvegesi la più positiva percezione complessiva circa l’efficacia del loro lavoro, al secondo posto gli italiani mentre, all’estremo opposto, si situano i professori coreani e quelli spagnoli.

Misurare la ‘crescita’.

attività di sviluppo professionale: sono ancora in pochi a seguirle ma sono tante le giornate impegnate

Tra i temi affrontati nella ricerca c’è anche quello della partecipazione ad attività di sviluppo professionale: si va dai corsi / seminari alle conferenze o seminari di formazione, dai programmi di qualificazione (ad esempio un corso di laurea) alle visite di osservazione in altre scuole, dalla partecipazione ad una rete di docenti alla ricerca individuale, fino alle esperienze di tutoraggio, osservazione ed esercitazione con colleghi, come parte di un sistema di formazione formale, alla lettura di testi professionali, al dialogo fra colleghi.

E’ stato quindi chiesto agli insegnanti se hanno partecipato a tali attività negli ultimi 18 mesi e per quanti giorni: il risultatoˆ è che, in tutti i Paesi, la partecipazione a questo genere di attività è piuttosto ampia.

L’Italia si colloca sotto la media per numero di insegnanti coinvolti.

Per quanto attiene invece al numero medio delle giornate impegnate in tali attività, si va da un minimo di 5,6 giorni dell’Irlanda ad un massimo di 34 giorni del Messico, attestandosi la media di tutti i Paesi a 15,3 giorni medi nel periodo dei 18 mesi considerati. I docenti italiani, al quarto posto, si situano abbondantemente al di sopra della media con 26,6 giornate medie.

I risultati mostrano quindi che è ancora basso, rispetto al dato medio, il numero di insegnanti coinvolti in attività di sviluppo professionale. La durata di queste attività, per chi le svolge, è invece ben al di sopra del dato medio degli altri paesi.

Misurare i ‘bisogni’.

Forte e al passo con i tempi in Italia la domanda di formazione in servizio.

L’inchiesta TALIS non si limita a registrare le dichiarazioni dei docenti circa le attività ma domanda anche quale siano le loro necessità d aggiornamento.

Tra i settori nei quali gli insegnanti dichiarano di avere maggiore bisogno di aggiornamento ci sono l’insegnamento a studenti con bisogni speciali di apprendimento (31,3%) e lo sviluppo di competenze nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, TIC, (24,7%).

I docenti italiani esprimono una diffusa domanda di formazione, superiore di 10 punti alla media dei colleghi delle altre nazioni. Per loro rappresentano delle priorità: l’insegnamento a studenti con bisogni speciali (35,3%), l’esigenza di migliorare la pratica didattica (34,9%), l’accrescimento delle competenze nel proprio ambito disciplinare (34%).

Misurare il ‘lavoro’.

Ancora pochi gli insegnanti coinvolti nei processi di valutazione.

Una parte dell’indagine Talis è dedicata alla valutazione degli insegnanti. Ricerca condotta non in modo ‘generico’ ma basata sulla richiesta di ‘precise’ esperienze di valutazione, sia interna che esterna, che i docenti hanno avuto negli ultimi cinque anni.

Il 13,8% dei docenti dei 23 paesi esaminati dichiara di non aver ricevuto alcun tipo di valutazione.

Per gli italiani questa percentuale è del 20%. Sono gli spagnoli, i danesi, i portoghesi, gli austriaci e gli irlandesi i meno valutati. Coreani, ungheresi, slovacchi e turchi sono quasi tutti sottoposti a processi di valutazione.

Per quanto riguarda la valutazione interna quasi la metà degli insegnanti italiani è impegnata almeno una volta l’anno nelle pratiche di autovalutazione della scuola, livello simile alla media degli altri paesi.

Per quanto attiene alla valutazione esterna oltre il 60% dei nostri insegnanti non è mai stato coinvolto (negli altri paesi il livello di quanti non hanno ricevuto mai una valutazione è mediamente intorno al 30%).

L’11, 3% è stato coinvolto una volta, il 14,6% da due a quattro volte, il 12,3 % una volta all’anno, solo l’1% più di una volta all’anno.

Misurare il ‘merito’

E’ un ‘grazie’ il riconoscimento più diffuso in Italia. Niente soldi né bonus.

Un ulteriore aspetto di osservazione della ricerca riguarda le ricadute della valutazione sulla vita professionale dei docenti: variazioni di retribuzione, bonus economico o altra forma di premio economico, cambiamento nelle prospettive di carriera, riconoscimento pubblico del preside e / o dei loro colleghi, opportunità di aggiornamento, cambiamenti nelle responsabilità lavorative che rendono il lavoro piùattraente, acquisizione di un ruolo nelle iniziative di aggiornamento o formazione.

L’incremento della retribuzione è assolutamente marginale per la media dei Paesi: si verifica nel 9,1% dei casi, mentre in Italia è dichiarato nel 2% (probabilmente riferibile alla conferma in ruolo dopo il periodo di prova e alla conseguente ricostruzione di carriera). Gli altri Paesi dell’Europa occidentale, con l’eccezione della Norvegia, si situano su percentuali analoghe o addirittura minori.

Altri premi di natura economica o bonus sono mediamente attribuiti all’11% dei docenti, mentre la gratificazione — immateriale – per il pubblico riconoscimento del preside e dei colleghi che riguarda il 36,4% degli insegnanti dei paesi presi in considerazione sale al 46,4% nel caso dell’Italia.

Altre forme di riscontro nel nostro paese sono: il coinvolgimento attivo nelle iniziative di aggiornamento e/o di formazione dei colleghi (38,3%, la media degli altri paesi è 29,6) e il cambiamento nelle responsabilità lavorative che rendono il lavoro piùattraente (27,1%, la media degli altri paesi è 26,7%).

Che cosa pensano gli insegnanti di ciò che accade dopo la valutazione sulla propria scuola? L’indagine si occupa anche di questo: il 70% dei professori italiani pensa che la valutazione porti ad ‘azioni di aggiornamento o formazione affinché i docenti migliorino il proprio lavoro’. Il 40% sostiene che nella ‘scuola la revisione del lavoro dei docenti ha scarso impatto sul modo in cui i docenti insegnano in classe’. Il 33% pensa che la valutazione venga fatta ‘soprattutto per finalità amministrative’. Poco meno di un terzo (28%) è convinto che ‘il persistente scarso rendimento di un docente sarebbe tollerato dagli altri’.

E’ questo il quadro di insieme tracciato dall’insieme delle opinioni degli insegnanti italiani rispetto ai processi di valutazione. Una serie di dati che fotografa ciò che succede realmente: spesso la gratificazione è rappresentata solo da un riconoscimento pubblico, da un elogio. A questo sono abituati gli insegnanti italiani. A riconoscimenti ‘immateriali’ e pochi soldi. E questo vale non solo in relazione alla valutazione ma sembra — per l’Italia — restare ‘ancorato’, connaturato alla funzione docente.

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19:56 – 14/03/11 – Di Menna (UIL): meno frasi ad effetto, è ora di discutere di aumenti.

Continuando a rappresentare la scuola dal 'suo' punto di vista il ministro Gelmini rischia di diventare una 'opinionista'  –  è il commento del segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna alle affermazioni del ministro dell'istruzione ospite ieri nella trasmissione 'che tempo che fa'.

La scuola è un settore complesso, con molte professionalità, una dimensione nazionale e un compito  che la rendono essenziale per lo sviluppo del Paese. Ci vorrebbero – aggiunge Di Menna – meno frasi 'ad effetto' e più azioni concrete.

Sui professori pagati poco perché troppo numerosi, inviterei il ministro a preoccuparsi della circostanza per la quale in Italia (come evidenziato in una recente ricerca della Uil) abbiamo il maggior numero di politici  rispetto agli altri paesi europei e i meglio pagati – ribatte il segretario della Uil Scuola.

Il nodo resta quello delle risorse – ammonisce Di Menna – quali scelte si intendono perseguire per il nostro sistema di istruzione. I dati Ocse pongono l'Italia agli ultimi posti nel rapporto spesa per istruzione/Pil. L'Istat ci ha ricordato che siamo passati dal 4% al 3,7% riducendo ancora di più la quota di ricchezza nazionale destinata all'istruzione (a fronte di una media europea del 5,1%).
Anche nel rapporto spesa per istruzione e resto della spesa pubblica siamo al 9,7% a fronte della media europea dell'11%.

Non si tratta semplicemente di un problema di rientro dal debito pubblico che non consente di avere risorse adeguate, ma di qualificare la spesa pubblica. Occorre ridurre le spese improduttive, gli sprechi, la burocrazia ridondante, le eccessive spese per la politica e indirizzare risorse agli investimenti per l'istruzione.

Su questo e su un piano di graduale aumento delle retribuzioni sollecitiamo il ministero a rappresentare questa esigenza nel dibattito politico e nell'azione di governo.

Occorre rassicurare tutti che la stragrande maggioranza dei ragazzi studia in scuole pulite. Migliore utilizzo del personale e l'efficacia della spesa sono aspetti che competono alla responsabilità del ministro al quale abbiamo fatto più volte proposte per riorganizzarle al meglio sulla base delle concrete esigenze delle scuole.

17:54 – 28/01/11 – Rapporto Italia 2011 (EURISPES).

Rapporto Italia 2011
Rapporto Italia 2011

[Sintesi elettronica di TerritorioScuola Server] – La nostra classe dirigente attuale, a differenza di quanto accade in altri paesi, non è né coesa né solidale.

Possiede una grande consapevolezza di sé e nessuna consapevolezza dei problemi generali. Non è mai riuscita a costituirsi in élite responsabile. è più semplicemente il frutto della tradizione feudale che connota ancora il nostro Paese.

La sua fragilità e la sua pochezza derivano dai meccanismi ereditari o di cooptazione benevola che ne hanno segnato i percorsi nel corso degli anni. Rari sono i casi che hanno visto premiato il merito, l'applicazione, le capacità.

La stessa mancanza di riflessione che caratterizza i problemi legati alla crisi del nostro sistema industriale e dell'istruzione emerge con tutta evidenza quando si parla del turismo e tutti convengono immediatamente che si tratta di un settore strategico, adatto ad esaltare le vocazioni e le caratteristiche del nostro Paese. Anche in questo campo si tace la verità o la si sottostima: e la verità è che negli ultimi quindici anni, in mancanza di serie politiche per il territorio, il degrado ambientale e urbanistico ha eroso quello che poteva essere considerato un autentico giacimento di ricchezza per l'Italia.

Non si vuole riconoscere che le regioni del Sud, ma anche quelle del Nord, non hanno tutelato a sufficienza il loro patrimonio storico, culturale e ambientale ed oggi, per riparare i guasti, occorrerebbero investimenti enormi.


Sommario del Rapporto Italia 2011..
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ITALIA UNA TERAPIA DELLA SCELTA..
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FIDUCIA/SFIDUCIA – FIDARSI È BENE? NON FIDARSI È MEGLIO!.
1. La fiducia dei cittadini nelle Istituzioni (sondaggio).
2. Banche e assicurazioni: italiani in crisi di fiducia (sondaggio).
3. Gli italiani e i servizi pubblici (sondaggio).
4. Dall'economia di carta all'economia delle materie prime.
5. Il commercio agroalimentare italiano.
6. I cibi, le etichette e le origini dei prodotti.
7. Bilateralità: nuova frontiera della tutela dei consumatori.
8. Beni e identità culturali.
9. Le fonti rinnovabili in Italia.
10. Il piacere di vivere in Italia (sondaggio).
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PROGETTAZIONE/IMPROVVISAZIONE -PREVEDERE E PREVENIRE..
11. L'Italia perde competitività? Una critica degli indici internazionali di competitività.
12. La crisi del transhipment italiano nel contesto del Mediterraneo: Taranto, Gioia Tauro, Cagliari.
13. Gli strumenti di pianificazione locale.
14. Leggi speciali per le città: casi di studio e iniziative per Firenze.
15. Il riciclo e le best practices. Il ruolo della comunicazione nella raccolta differenziata e gestione del ciclo dei rifiuti.
16. La qualità dell'aria nelle città italiane: dai provvedimenti emergenziali ad un approccio razionale.
17. Studio dei carichi dei nutrienti: un'applicazione al bacino del Po.
18. L'oceanografia operativa: uno strumento avanzato per la gestione delle emergenze in mare e della fascia costiera.
19. Dal consumismo al consumo critico: il 2010 l'anno contro lo spreco alimentare.
20. L'industria cinematografica italiana.
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BENESSERE/MALESSERE – BENESSERE E MALESSERE: DALL'AUTOVELOX A WALL STREET.
21. La condizione economica delle famiglie (sondaggio).
22. L'inflazione: poveri e maltrattati.
23. Il turismo italiano dai mille volti.
24. L'attività della Guardia di Finanza a tutela della sicurezza agroambientale ed agroalimentare.
25. Le infrastrutture informatizzate.
26. Criminalità minorile: giovani teppisti, giovani rapinatori, giovani bulli.
27. Moda etica, tecnologia e consumi di moda nella società di oggi.
28. Chi ha paura dello psicologo?.
29. Pet live: animali domestici e dintorni (sondaggio).
30. Cultura della salute e testamento biologico (sondaggio).
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CITTADINANZA/SUDDITANZA -CITTADINI DEL MONDO.
31. I cittadini e la politica (sondaggio).
32. European day ovvero il lavoro a fattor comune.
33. Quando flessibilità è sinonimo di precarietà.
34. Gli immigrati nel mercato del lavoro. Occupazione, imprenditoria, caporalato.
35. Famiglie e banche: un rapporto quasi alla pari.
36. Ultime notizie dal crimine: ovvero delitti e territorio.
37. Guardo il mondo da un oblò: la vita nelle carceri italiane.
38. L'integrazione sociale dei cittadini diversamente abili.
39. Volontariato italiano: tra identità e futuro.
40. Il Sistema sanitario tra diagnosi e terapia.
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NORD/SUD LA DIS-UNITÀ D'ITALIA.
41. Unità d'Italia (sondaggio).
42. Nord e Sud a confronto: economia, mercato del lavoro, infrastrutture, welfare.
43. Federalismo fiscale: aspetti quantitativi e simulazione dei fabbisogni standard.
44. I distretti industriali in Italia. Una sfida continua.
45. Il rapporto tra banche e Pmi.
46. A difesa dell'economia e del mercato.
47. L'Indice di rischio usura: una mappa dell'Italia.
48. Indice di penetrazione mafiosa.
49. Dentro la Lega.
50. L'emigrazione italiana: vado, torno, resto?.
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UOMO/DONNA – UN UNIVERSO INCONCILIABILE O UN'UNIONE POSSIBILE?.
51. Casalinghi disperati, tra vecchi stereotipi e nuove responsabilità (sondaggio).
52. Uomini davanti allo specchio: la crescente attenzione maschile all'estetica.
53. Senza figli, quando la scelta è di rimanere in due.
54. Padri separati e famiglie monogenitoriali: i nuovi poveri.
55. Donne italiane, scalata al potere.
56. Donne e lavoro. L'impresa al femminile.
57. Persecutio temporum: l'arte (contemporanea) di fare la posta.
58. Depressione post-partum: dal baby blues all'infanticidio.
59. 1981-2011 Referendum sull'aborto, trent'anni dopo.
60. Odi et amo: il tormento degli assassini domestici.
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18:08 – 04/11/10 – Prof. Sperimentatore Ammazza i Conigli a Martellate…

(ASCA) – Roma, 4 nov – Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha risposto all’interrogazione parlamentare attivata dalla LAV, e sostenuta dall’Onorevole Paola Frassinetti (PdL), in relazione all’uccisione di due conigli ad opera di un insegnante di un Istituto di Scuola Superiore di Milano, allo scopo di usarli durante una lezione di anatomia.

Gli animali, 4 conigli, erano stati fatti appositamente uccidere per l’esercitazione didattica, ma due di questi, ancora vivi, sarebbero usciti fuori dal contenitore. A quel punto il docente avrebbe prima cercato di strangolarli, quindi li avrebbe presi ripetutamente a pugni, ma uno degli animali sarebbe sopravvissuto alla prolungata violenza e l’insegnante lo avrebbe ucciso colpendolo a martellate sulla testa. La LAV ha presentato una denuncia presso la Procura della Repubblica di Milano, per violazione dell’articolo 544 bis del Codice penale (uccisione di animali senza necessità).

L’interrogazione e’ stata discussa il 26 ottobre e da essa si evince come l’Ufficio scolastico regionale avesse già richiamato ripetutamente la nota ministeriale che vieta l’uso di animali per esercitazioni scolastiche e segnalato la possibilità di accedere a supporti didattici alternativi all’impiego di animali o parti di animali per l’insegnamento delle discipline scientifiche. E’ attualmente ancora in corso un’ispezione promossa dall’Ufficio stesso che ha, anche, acquisito copia delle controdeduzioni fornite dal docente ed ha rilevato che, in effetti, le stesse non chiariscono i fatti.

L’onorevole Paola Frassinetti (PdL) si e’ dichiarata parzialmente soddisfatta della risposta ricevuta, sebbene avesse preferito che il Governo fornisse maggiori dettagli circa i provvedimenti disciplinari che verranno adottati a carico dell’insegnante responsabile del fatto denunciato nel suo atto di sindacato ispettivo, ritenendo che si tratti di episodi che devono essere puniti con rigore e in maniera esemplare, per evitare che possano ripetersi in futuro.

L’onorevole Frassinetti ricorda che in materia sono stati fatti passi avanti, con la firma di protocolli di intesa con la LAV e l’introduzione nel Codice penale di uno specifico reato per questo tipo di fattispecie.

”L’USR e il Ministero prenderanno, al termine degli accertamenti, i relativi provvedimenti – commenta Michela Kuan, biologa responsabile Vivisezione della LAV – nel frattempo sono in corso le indagini conseguenti alla nostra denuncia e vigileremo i successivi passi affinche’ tale tetro ed inconcepibile avvenimento non si ripeta piu’, sperando che tale episodio fornisca lo stimolo a tutte le scuole che ancora si avvalgono di animali, affinche’ li sostituiscano con supporti didattici alternativi”.

La LAV ha, inoltre, scritto al Dirigente Scolastico dell’Istituto per invitarlo a prendere immediati provvedimenti verso il docente e segnalato l’episodio alla FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) a prendere immediati provvedimenti verso il docente, medico chirurgo, per la violazione delle norme del Codice di Deontologia Medica con particolare riferimento agli articoli 5 e 50.

Fonte: ASCA.

12:02 – 29/09/10 – L'Ignoranza degli Italiani…

Di Piero Ricca.

E se fosse l’ignoranza il primo problema della democrazia in Italia?

Sono allarmanti, ma non hanno generato un gran dibattito, i risultati di due indagini internazionali sull’istruzione primaria e la cultura diffusa degli italiani pubblicati a cura della ricercatrice Vittoria Gallina nei saggi: “La competenza alfabetica in Italia. Una ricerca sulla cultura della popolazione” (Franco Angeli 2000); “Letteratismo e abilità per la vita. Indagine nazionale sulla popolazione italiana” (Armando editore 2006).

Cosa dicono queste indagini? “Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra: sono analfabeti totali. Trentotto su cento lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta semplice e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione, ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona indecifrabile. Tra questi, il 12 per cento dei laureati. Soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea“.

Sono parole del linguista Tullio De Mauro.
Sono numeri che spiegano molte cose.

Sia chiaro: la tendenza al declino delle competenze e all’analfabetismo di ritorno riguarda tutte le società occidentali. Ma in Italia il fenomeno ha un impatto maggiore. Tant’è vero che siamo in coda all’Europa per lettura di libri e giornali. Secondo l’Istat più della metà degli italiani non legge nemmeno un libro all’anno, mentre la tv generalista, pur in declino, rimane il mezzo di comunicazione dominante.

Inutile dire che l’homo videns, come l’ha definito Giovanni Sartori in un suo saggio, è assai più suggestionabile dalla propaganda e dalla demagogia rispetto alla minoranza ancora affezionata alla parola scritta. Tra i pochi intellettuali che denunciano il rischio per la tenuta della democrazia della de-alfabetizzazione di massa c’è proprio De Mauro, “La democrazia vive se c’è un buon livello di cultura diffusa”, mi ha detto nell’intervista che allego, “se questo non c’è, le istituzioni democratiche – pur sempre migliori dei totalitarismi e dei fascismi  –  sono forme vuote”. Prima ancora del deficit di informazione, dunque, alla radice del caso Italia c’è un problema di formazione, anzi meglio: di istruzione primaria. “Quanti di noi hanno la possibilità di ragionare sui dati di fatto – prosegue  De Mauro – partecipando alle scelte collettive con la possibilità di documentarsi sul senso di quelle scelte?

Vedi anche:

14:25 – 23/09/10 – Sistemi Educativi a Confronto: Italia vs Cuba…
AnalfabetismoEnhanced Wikipedia Global Search.
Analfabetismo – Documenti in formato pdf da scaricare.
Analfabetismo – Alcune Presentazioni in PowerPoint da scaricare.

17:33 – 13/09/10 – Il Lavoro del Futuro si Trova Studiando all'Estero…

Di Andrea Mencaraglia by ItaliansInFuga

Andrea Nervegna ha appena completato un MBA in Biotecnologie a Dundee, Scozia. Uno dei settori destinati ad esplodere nel futuro prossimo e ad offrire opportunità a chi studia presso i centri di eccellenza ed è pronto ad andare dove il lavoro esiste.

Ci descrivi il tuo background accademico in Italia?

Mi sono laureato presso l'università dell'Aquila nel luglio 2008 in Biotecnologie Farmaceutiche dopo 40 esami (2/3 inutili e ripetitivi) e la maggior parte di questi orali (il che implica risultati non equi, giudizi personali a seconda dell' esaminatore).

Cosa ti ha spinto a pensare all'estero?

La mancanza assoluta di etica da parte dei docenti, scarsissima serietà di molti ricercatori, 40 esami inutili di cui non ricorderai nulla perché il mondo del lavoro è un'altra cosa, zero pratica (oppure 30 persone in un laboratorio a lezione). La voglia di essere giudicato per quel che veramente valgo.

Quale era la tua conoscenza dell'Inglese prima di partire?

Decente, la musica mi ha aiutato molto in questo senso sin da quando ero molto piccolo. Ma appena arrivato nello studentato, gli unici a parlare peggio erano i francesi/forse gli spagnoli. Tedeschi eccellenti ma c'è un motivo: l'esame di inglese è fondamentale per la carriera universitaria in Germania. Fallisci 3 volte, puoi dire addio all'università. Noi invece siamo come le pecore. Lo lasciamo all'ultimo ed è di una facilità imbarazzante.

Ci racconti del progetto che ti ha portato a studiare in Scozia?

Il progetto faceva parte della tesi sperimentale del quarto anno (BSc H). Appena arrivato non nascondo di essermi vergognato. I ragazzi in UK a 20 anni sanno già lavorare in totale autonomia nei laboratori in quanto vi entrano già dalla high school. è stata dura imparare tutto in una volta. Ringrazio l'università italiana per questo. Non di certo era colpa mia. Ma alla fine è andata benino, nonostante molti intoppi.

Ci descrivi l'MBA che hai conseguito?

MBA in Biotecnologie presso la Dundee School of Managers è l'unico MBA di questo tipo in UK finora in quanto Dundee è un punto di riferimento per le Life Sciences. Basti pensare che la University of Dundee nel 2010 si è classificata prima nel mondo per numero di pubblicazioni rilevanti su top scientific journals, ad esempio Nature, Science ecc lasciando dietro di molto le più blasonate Harvard & Co. L'MBA che ho appena concluso è assolutamente di primo ordine nonostante i costi di accesso più contenuti. Il programma di studi è identico a qualsiasi altro MBA col grande vantaggio di poter scegliere nel secondo trimestre una sorta di ulteriore percorso ad hoc (e.g. MBA finance, MBA marketing, MBA biotecnology ecc). Ottimo davvero, ambiente internazionale, ottimi Lecturers.

Ci dai un'idea dei costi legati a studiare per un MBA a Dundee?

Un MBA a Edimburgo costa 22.300 sterline. Un MBA a Dundee circa 9000. Una bella differenza per uno come me che non è figlio di papà. Mai avrei potuto frequentare la Bocconi ecc. Qualcuno può dire ci sono MBAs ed MBAs, chi la conosce Dundee!??. Niente di più sbagliato. Per una persona che vuole costruirsi un futuro da manager nel settore farmaceutico/energie rinnovabili ecc a mio avviso è perfetto. Ovviamente il discorso vale per un MBA Biotechnology in quanto, come accennato precedentemente, Dundee rappresenta IL polo per le biotech in Scozia e non solo.

Quali ti sembrano le prospettive di lavoro una volta ottenuto un MBA?

Vedremo ora se il mio investimento darà i suoi frutti (specie nel lungo termine). Se c'è una cosa che ho imparato quest'anno è proprio quella di pensare e agire investendo nel domani. Sono già stato invitato per 2 colloqui e non mi sono ancora ufficialmente laureato (se ne parla a Novembre). Torno proprio da un colloquio presso la SDI (Scottish Development International, Glasgow). Mi do 6 mesi di tempo e poi vedremo il da farsi. Non ho problemi a trasferirmi in US o a lavorare anche nei mercati asiatici.

Voglio lavorare in un contesto internazionale. Vedremo. Per ora le prospettive sono medio/buone. Ma molto dipende dalle scelte personali. Il mio MBA project, per esempio, riguarda l'idea di introdurre biocarburanti in UK sfruttando l'infrastruttura esistente della alcohol Industry (distillerie, birrerie) per produrre bioetanolo mediante batteri/lieviti geneticamente modificati. In questo modo, ho allargato il mio raggio di interesse oltre la solita industria farmaceutica, prospettando un futuro lavoro nel settore delle energie rinnovabili che, a mio avviso, rappresentano il futuro del business mondiale. E fidatevi, le Biotecnologie giocheranno un ruolo di primo ordine in tutto ciò. (e.g. 600m$ partnership tra Exxon-Mobile e Synthetic Genomics del Dr. Venter per produrre biocarburanti di terza generazione tramite alghe sintetiche)

Tornerai in Italia?

Mai dire mai. Non credo sia molto intelligente fare discorsi a priori. Ieri ho compilato una application per la Menarini come Junior Project Manager con sede lavorativa a Firenze. Speriamo solo che la mia email verrà visionata. In UK, ricevi una mail sia per il no, sia per il si. In Italia sappiamo tutti come funziona. Si va avanti a raccomandazioni e il sistema è di tipo gerarchico. La tua email entra in un buco nero se non è EVIDENZIATA. Ci siamo capiti.

Io credo che un ragazzo pieno di idee ed energie con esperienza internazionale di 2 anni vada preso in considerazione. Potrebbe veramente fare la differenza sul posto di lavoro. Poi non possiamo pretendere troppa serietà da un paese che ha insegnato anche la criminalità al mondo intero con un tasso di corruzione oltre ogni logica. Ecco perché per ora rimango dove sono. Dove so di poter partire alla pari con gli altri e trovare un lavoro grazie alle mie sole capacità. è appagante e stimolante.

Consigli a chi sta pensando di seguire le tue orme?

Fatelo. Non ve ne pentirete. Allo stesso tempo voglio sottolineare che essere un Italiano in fuga ha grossi costi in termini di vita privata e affetti. Nono sono rose e fiori, perché siamo abituati al bel tempo, alla bella gente, alla buona cucina, alla bella casa. La parola d'ordine è adattamento. Se saprete adattarvi, farete la differenza. Altrimenti, meglio tornare a casina da mammina.

Volete essere giudicati per quello che realmente valete? Fate i bagagli al più presto.

Volete rimanere a piangervi addosso perché c'è la crisi? Fate pure, ma vi assicuro che fuori il mondo va avanti, e anche molto velocemente.

Se rimanete indietro, nessuno vi porgerà una mano per aiutarvi. DOVETE CREDERE IN VOI STESSI. Solo così vedrete più lontano e più chiaramente.

Grazie Andrea del contributo e buona ricerca lavoro!

Fonte: ItalianSinFuga.

20:18 – 03/04/10 – Dall'Età della Pietra all'Età della LIM…

di Davide Suraci

Le LIM (come del resto tutti i mezzi e le infrastrutture informatiche) hanno un senso solo se vengono utilizzate in contesti di confronto e di apprendimento allargati e ampiamente condivisi, praticamente inesistenti nella maggioranza delle scuole e università italiane.

Niente di diverso, perciò, dagli altri strumenti di interazione (internet, posta, chat, video-conferenza, social-network, ecc.) e di scambio reciproco delle informazioni.

Sono solo interfacce “uomo-macchina-uomo” in cui se immetteremo bit di ignoranza, imbecillità e di disinformazione, otterremo analoga spazzatura…

In altri termini, si sta dando un peso eccessivo alla “magnificenza” del mezzo affossando contemporaneamente la qualità delle interazioni educativo-formativo-istruttive..

Quanto hanno contribuito queste interfacce di comunicazione alla crescita culturale, civile, sociale, economica, politica di questo Paese negli ultimi dieci anni?

In moltissimi stanno ancora continuando a confondere il dominio del “mezzo” con quello della conoscenza (come dire: lo studente sa usare molto bene gli strumenti multimediali ma non sa comprendere il significato delle parole e dei numeri)..

Le “normali” necessità della scuola sono ormai diventate un’opzione…

È il superfluo che colpisce l’immaginario collettivo, altro che carta da fotocopie o igienica!

Forse, un domani, per andare in bagno torneremo all’età della “pietra”? Speriamo solo che non sia spigolosa (la pietra)

In risposta a Ireneo